NewsPrimo piano

Iran, alla Russia i missili Fateh 110

La guerra in Ucraina verso un ulteriore aggravamento

L’Iran avrebbe deciso di fornire a breve alla Russia una serie di missili balistici Fateh 110. Si tratta di armamenti noti per la loro precisione e capacità distruttiva. La notizia ha suscitato preoccupazioni non solo tra gli osservatori militari, ma anche all’interno della NATO, che monitora con attenzione le ripercussioni geopolitiche di questa nuova alleanza militare.

Il missile Fateh 110

Il Fateh 110 è un missile balistico a corto raggio che l’Iran ha sviluppato e che è in grado di colpire obiettivi a una distanza massima di 300 chilometri. Questo sistema d’arma esiste dai primi anni 2000: una delle caratteristiche distintive di quest’arma estremamente letale è la sua terrificante precisione. Grazie alla guida GPS e a un sistema di controllo avanzato, il missile può colpire obiettivi a decine di chilometri di distanza con un errore di pochi metri appena. Oltre alla precisione, il Fateh 110 è noto per la sua capacità di trasportare una testata esplosiva significativa, capace di infliggere gravi danni a infrastrutture militari e civili. Questo lo rende un’arma ideale per operazioni tattiche che richiedono colpi “chirurgici contro obiettivi specifici.

Missili Fateh 110 Iran Russia
Foto Ansa/Epa/Vahid Reza Alaie

L’Iran e la fornitura alla Russia

La decisione dell’Iran di fornire questi missili alla Russia ha immediatamente sollevato preoccupazioni a livello internazionale. Il conflitto in Ucraina, che ha già visto un’escalation significativa con l’uso di droni e altre tecnologie avanzate, potrebbe subire un ulteriore deterioramento con l’introduzione dei Fateh 110. Questi missili, infatti, potrebbero essere utilizzati dalla Russia per colpire obiettivi strategici in Ucraina aumentando così la distruttività delle operazioni militari russe, volte molto spesso a colpire ospedali e scuole, anche militari, come avvenuto il 3 settembre nella città di Poltava.

La NATO ha espresso preoccupazioni su come questa nuova fornitura dell’Iran potrebbe alterare l’equilibrio delle forze in gioco. La guerra va sempre peggiorando, il rischio che il conflitto si allarga al resto dell’Europa è concreto. Alcuni analisti suggeriscono che l’introduzione dei Fateh 110 potrebbe spingere l’alleanza occidentale a riconsiderare le restrizioni sull’uso di armi avanzate da parte dell’Ucraina, aprendo la strada a una maggiore assistenza militare a Kiev. E quindi a un’ulteriore escalation di morte e distruzione.

Khamenei Iran missili alla Russia
L’ayatollah Ali Khamenei, leader dell’Iran. Foto Ansa/Epa

L’alleanza fra Iran e Russia

L’Iran e la Russia hanno rafforzato i loro legami militari negli ultimi anni, condividendo interessi comuni in diverse aree di conflitto, tra cui la Siria e ora l’Ucraina. La fornitura dei Fateh 110 rappresenta un ulteriore passo in questa cooperazione. Questo sviluppo potrebbe avere conseguenze a lungo termine per la stabilità regionale e globale. Da un lato, potrebbe consolidare l’asse Iran-Russia, mettendo ulteriormente alla prova le relazioni di quest’ultima con l’Occidente. Dall’altro, potrebbe innescare una risposta più aggressiva da parte della NATO.

La consegna dei Fateh 110 alla Russia non solo segna una nuova fase nel conflitto ucraino, ma rappresenta anche un segnale delle intenzioni dell’Iran di affermarsi come attore chiave nel panorama geopolitico globale. Per l’Ucraina e i suoi alleati occidentali, questa mossa richiede una risposta strategica calibrata, che potrebbe includere un aumento del supporto militare o nuove sanzioni contro Teheran. La comunità internazionale osserva con attenzione, pronta a reagire a una dinamica che potrebbe alterare l’equilibrio del potere in uno dei conflitti più critici del nostro tempo.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

Pulsante per tornare all'inizio