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Valentina Petrillo, prima atleta transgender alle Paralimpiadi: “Non abbiate paura di me”

Napoletana, nata uomo, è ipovedente. Ammessa regolarmente alle competizioni femminili, ha scatenato l'ira di J.K. Rowling

Negli ultimi giorni, l’atleta italiana Valentina Petrillo è stata al centro di numerose polemiche, soprattutto a seguito della sua partecipazione alle Paralimpiadi di Parigi 2024 come prima atleta transgender. Petrillo, ipovedente e in gara nei 400 metri, ha fatto parlare di sé non solo per le sue prestazioni sportive ma anche per il dibattito attorno alla sua identità di genere. E dunque al suo diritto di competere nelle gare femminili, alle quali è stata ammessa dal Comitato Paralimpico Internazionale.

Rowling contro Petrillo

Tra i nomi più noti a schierarsi contro Petrillo vi è quello di J.K. Rowling, l’autrice britannica di Harry Potter, già nota per le sue posizioni contro l’inclusione delle persone transgender negli sport femminili. Rowling ha descritto Valentina Petrillo come una “truffatrice“, sottolineando come, secondo lei, l’atleta stia sfruttando il proprio vantaggio biologico per competere in categorie riservate alle donne. Questa affermazione ha scatenato un’ondata di critiche e discussioni sui social media, ampliando un dibattito già caldo.

Prima atleta transgender alle Paralimpiadi
Foto X @babybeginner

Le reazioni nello sport

Anche alcune atlete e personalità sportive hanno espresso disappunto riguardo alla partecipazione di Petrillo alle Paralimpiadi di Parigi 2024. Da una parte, vi sono coloro che sostengono che la presenza di atleti transgender in competizioni femminili possa creare una disparità di trattamento e svantaggiare le donne cisgender (cioè le donne comuni, che sono tali senza aver cambiato sesso). Atlete spagnole, ad esempio, hanno denunciato che Petrillo avrebbe “rubato il posto” a una loro connazionale, alimentando accuse di ingiustizia.

Tuttavia, molte altre voci si sono levate in difesa dell’atleta italiana. Numerosi esponenti del mondo sportivo e attivisti per i diritti LGBTQ+ sottolineano che Valentina Petrillo ha seguito tutte le procedure previste dal Comitato Paralimpico Internazionale  (CPI), che stabilisce regole precise per l’inclusione di atleti transgender nelle competizioni. Per i sostenitori di Petrillo la sua presenza è un passo verso un’inclusione maggiore nello sport, e le polemiche riflettono un problema di transfobia.

JK Rowling contro Valentina Petrillo, atleta transgender
J.K. Rowling. Foto Ansa/Epa Neil Hall

La risposta di Valentina Petrillo

Petrillo non è rimasta in silenzio davanti a queste accuse. In diverse interviste, ha ribadito di essere consapevole delle polemiche che la circondano, ma di rimanere concentrata sullo sport e sui suoi obiettivi. “Non dovete avere paura di me“, ha dichiarato, sottolineando come la sua partecipazione rappresenti una sfida contro i pregiudizi. Valentina ha aggiunto che il suo scopo è anche essere d’esempio per tutte le persone transgender, dimostrando che è possibile vivere la propria identità apertamente, senza dover rinunciare alle proprie passioni.

Un caso di cui si parlerà a lungo

Il caso di Valentina Petrillo evidenzia ancora una volta quanto la questione dell’inclusione delle persone transgender nello sport sia divisiva. Se da un lato vi sono voci che chiedono di rivedere le regole per garantire pari opportunità, dall’altro molti temono che queste scelte possano snaturare le competizioni sportive e creare nuove forme di ingiustizia.

Ad ogni modo, Petrillo continua la sua carriera sportiva, affrontando non solo gli avversari in pista, ma anche le critiche che provengono dal pubblico e dai media. Il suo percorso alle Paralimpiadi di Parigi resterà un momento chiave per il futuro del dibattito sull’inclusione di atleti transgender nello sport. Intanto, comunque sia, l’Italia si gode la medaglia d’oro del nostro Rigivan Ganeshamoorthy nel lancio del disco.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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