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Michel Barnier nuovo premier della Francia

L'ex negoziatore Ue sulla Brexit del Regno Unito è un veterano neogollista. Rabbia nel Fronte Popolare di sinistra che ha vinto le elezioni

A 2 mesi dal ballottaggio delle elezioni legislative francesi il presidente transalpino Emmanuel Macron ha nominato Michel Barnier come nuovo primo ministro della Francia. Barnier, figura di spicco del panorama politico francese, è noto a livello internazionale per il suo ruolo di negoziatore dell’Unione Europea durante le trattative sulla Brexit: un compito che ha svolto dal 2016 al 2021.

La scelta di Barnier è giunta dopo che sembrava dovesse tornare a ricoprire il ruolo di capo del Governo l’ex premier socialista Bernard Cazeneuve. L’ex negoziatore della Ue col Regno Unito circa la Brexit dei britannici deriva dalla necessità di formare un governo di unità nazionale, capace di gestire l’attuale crisi politica e portare stabilità. A 73 anni, dunque, Barnier diventa il premier più anziano della storia della Quinta Repubblica francese. Nel suo discorso di nomina, Macron ha dichiarato che il nuovo Governo dovrà essere al servizio del paese e dei cittadini, unificando le forze politiche per affrontare le sfide più urgenti, tra cui la sicurezza, l’immigrazione e la riforma elettorale.

Miche Barnier Francia premier
Michel Barnier. Foto Ansa/Epa Christophe Petit Tesson

Chi è Michel Barnier?

Michel Barnier ha una lunga carriera politica alle spalle. Membro del partito dei Repubblicani (neogollista), ha ricoperto diverse cariche governative sotto le presidenze di Jacques Chirac e Nicolas Sarkozy, tra cui ministro degli Esteri e più volte commissario europeo. Il suo ruolo di negoziatore per la Brexit ha consolidato la sua reputazione come figura di grande esperienza e abilità diplomatica.

Oltre alla politica, Barnier si è sempre definito un “patriota ed europeo“, sottolineando la sua visione di un’Europa forte e unita. È nato a La Tronche, nelle Alpi francesi, una regione che ha contribuito a formare il suo carattere, con una passione per la montagna e una visione pragmatica della politica.

Reazioni politiche

Nonostante il profilo di Barnier sia apprezzato a livello internazionale, la sua nomina ha scatenato forti reazioni all’interno della Francia. Il leader della sinistra radicale, Jean-Luc Mélenchon, ha criticato duramente la decisione di Macron, accusando il presidente di aver “rubato” l’elezione al popolo francese, non scegliendo un premier dal Nuovo Fronte Popolare (NFP), coalizione di sinistra che ha vinto le elezioni legislative del 30 giugno-7 luglio.

Macron nomina Barnier primo ministro
Emmanuel Macron. Foto Ansa/Epa Marko Djokovic

Mélenchon ha definito la nomina di Barnier una “negazione della democrazia” e ha invitato i cittadini a scendere in piazza a manifestare. Anche la destra francese, rappresentata dal Rassemblement National di Marine Le Pen, ha espresso riserve sulla scelta di Barnier, considerato un “fossile della politica“. Tuttavia, la destra radicale non ha completamente bocciato la nomina, lasciando aperta la possibilità di un dialogo su questioni chiave come la sicurezza e l’immigrazione.

Sfide per il futuro

Barnier si trova ora di fronte a una difficile sfida: ottenere la fiducia dell’Assemblea Nazionale e riuscire a formare una coalizione abbastanza ampia da garantire la stabilità politica. Il nuovo Governo dovrà anche affrontare il delicato tema della riforma elettorale, una questione che potrebbe vedere la partecipazione attiva di più forze politiche, incluse quelle dell’opposizione. La Francia vive un momento di grande incertezza politica, e la capacità di Barnier di costruire un esecutivo solido sarà cruciale per il futuro del Paese.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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