Il Movimento Cinque Stelle (M5S), fondato da Beppe Grillo, sta attraversando una delle sue crisi più gravi, tali da poter portare anche a una scissione. Le tensioni tra Grillo e Giuseppe Conte, ex presidente del Consiglio e leader attuale del M5S, si sono infatti intensificate negli ultimi mesi e stanno raggiungendo il culmine. Il Movimento è spaccato al suo interno e la ricomposizione di un’unità reale non appare semplice.

M5S in crisi di leadership

La crisi attuale nasce da differenze profonde sulla visione politica e sulla gestione del partito. Beppe Grillo, fondatore, garante e figura carismatica del M5S, ha sempre mantenuto un controllo informale ma decisivo sul Movimento. Dal suo punto di vista, il M5S dovrebbe mantenere la sua natura di gruppo politico anti-establishment, focalizzato su riforme radicali e sul rifiuto delle tradizionali dinamiche di potere.

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Dall’altra parte, Giuseppe Conte, scelto come leader per portare il M5S in una nuova fase, ha cercato di spostare il partito verso una posizione più moderata e istituzionale. Conte, infatti, ha guidato il M5S durante il suo periodo di Governo, cercando di bilanciare le esigenze del movimento con le responsabilità di guida dell’esecutivo. Tuttavia, questo approccio non è sempre stato condiviso da Grillo e da una parte della base del partito.

Le tensioni fra Grillo e Conte

Le divergenze tra Grillo e Conte non sono rimaste dietro le quinte, ma sono emerse pubblicamente in diverse occasioni. Grillo ha espresso più volte la sua disapprovazione verso alcune delle scelte politiche del presidente del M5S, accusando Conte di voler snaturare il Movimento e di tradire i principi fondanti su cui esso era nato. L’ex premier, dal canto suo, ha cercato di mantenere una posizione di dialogo. Ma ha anche difeso la necessità di un’evoluzione del partito per garantirne la sopravvivenza politica.

Un esempio evidente delle tensioni è stato il dibattito sulla riforma della giustizia, tema caro al M5S. Conte ha tentato di negoziare un compromesso con gli altri partiti, mentre Grillo e alcuni esponenti del partito hanno preso una posizione più rigida. E hanno sostenuto che il Movimento non dovrebbe scendere a compromessi su temi fondamentali.

Le conseguenze interne

La spaccatura tra Grillo e Conte ha avuto ripercussioni anche all’interno del Movimento. Molti esponenti del M5S si sono schierati a favore dell’una o dell’altra parte, alimentando una situazione di incertezza e divisione. Alcuni parlamentari hanno espresso pubblicamente il loro sostegno a Grillo, criticando Conte per aver allontanato il partito dalle sue origini. Altri, invece, vedono in Conte l’unica possibilità di mantenere il M5S rilevante nel contesto politico nazionale.

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Le tensioni rischiano di provocare un ulteriore calo di consenso per il Movimento, che già nelle ultime elezioni europee dello scorso 9 giugno ha ottenuto risultati molto negativi. Molti elettori tradizionali del M5S si sentono disorientati dalla mancanza di una direzione chiara e dalla continua conflittualità interna. Non pochi di loro hanno votato per il PD di Elly Schlein o Avs di Fratoianni e Bonelli; molti altri si sono astenuti.

Il futuro del M5S

La domanda che molti si pongono ora è quale sarà il futuro del Movimento Cinque Stelle. La leadership di Giuseppe Conte è messa in discussione, ma allo stesso tempo non esistono alternative chiare. Beppe Grillo, pur essendo una figura di riferimento, sembra non voler assumere un ruolo di leadership formale, preferendo mantenere il suo ruolo di “garante” del Movimento. L’evoluzione del M5S dipenderà probabilmente dalla capacità delle due figure di trovare un compromesso o, in alternativa, dalla volontà di una delle due parti di fare un passo indietro. La spaccatura, infatti, rischia di diventare insanabile e di portare a ulteriori defezioni tra i parlamentari e gli attivisti, con gravi conseguenze sulla stabilità e l’efficacia politica del partito.