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Volkswagen in crisi: scioperi e chiusure nell’autunno 2024

Uno scenario drammatico quello che si apre in Germania e che potrebbe condizionare tutta l'industria automobilistica europea

Volkswagen sta affrontando una crisi profonda, con scioperi imminenti e possibili chiusure di stabilimenti. La casa automobilistica tedesca, da tempo leader globale, si trova ora in una posizione critica a causa di una serie di fattori, tra cui la transizione verso l’elettrico, la crescente concorrenza dalla Cina e l’inflazione galoppante in Europa. L’autunno 2024 sembra profilarsi come un periodo cruciale per la sopravvivenza del marchio, con scioperi su larga scala che potrebbero paralizzare la produzione e comportare serie conseguenze per l’intera filiera dell’industria automobilistica europea.

Litio e cobalto costano sempre di più

Volkswagen, come molte altre case automobilistiche europee, sta affrontando una trasformazione epocale verso la produzione di auto elettriche. Tuttavia, la transizione non sta avvenendo senza difficoltà. Uno dei principali problemi riguarda i costi elevati per la produzione dei veicoli elettrici, in particolare a causa dell’aumento dei prezzi delle materie prime come il litio e il cobalto, indispensabili per le batterie.

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Foto Ansa/Epa Christoper Neundorf

La concorrenza dalla Cina, dove i produttori di veicoli elettrici stanno guadagnando rapidamente quote di mercato, ha ulteriormente esacerbato la situazione. Mentre le auto elettriche cinesi, più economiche e sempre più avanzate dal punto di vista tecnologico, conquistano terreno in Europa, Volkswagen e altri produttori europei faticano a mantenere la loro posizione dominante.

Volkswagen, scioperi in arrivo

A peggiorare la crisi ci sono le tensioni con i sindacati. Con l’autunno alle porte, mezzo milione di lavoratori di Volkswagen si sta preparando a scioperare. Le organizzazioni sindacali lamentano condizioni di lavoro insostenibili e chiedono salari più alti per compensare l’aumento del costo della vita. Un costo in gran parte dovuto all’inflazione record che sta colpendo la Germania e il resto d’Europa.

Gli scioperi, se confermati, potrebbero causare gravi interruzioni nella produzione, con conseguenti ritardi nella consegna dei veicoli e un impatto diretto sulle vendite. Inoltre, alcuni stabilimenti di Volkswagen potrebbero dover chiudere temporaneamente per far fronte alla diminuzione della produzione. Questo scenario sarebbe devastante non solo per l’azienda, ma anche per i fornitori e le comunità locali che dipendono dall’attività degli stabilimenti.

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L’ex presidente della Volkswagen Martin Winterkorn partecipa al processo per sospetto di frode, false dichiarazioni e manipolazione del mercato a Braunschweig, Germania, 3 settembre 2024. Foto Ansa/Epa Marcus Preell

La risposta dell’azienda

Di fronte a queste difficoltà, Volkswagen sta cercando soluzioni per evitare il peggio. L’azienda ha avviato negoziati con i sindacati, ma finora non si è riusciti a raggiungere un accordo. Da parte sua, Volkswagen ha evidenziato come l’aumento dei costi produttivi stia riducendo i margini di profitto, rendendo difficile soddisfare le richieste dei lavoratori senza compromettere ulteriormente la stabilità finanziaria dell’azienda.

Inoltre, la direzione sta valutando la possibilità di razionalizzare la propria forza lavoro, riducendo il numero di dipendenti in alcuni stabilimenti. E concentrandosi maggiormente sulla produzione di veicoli elettrici, in linea con la strategia di lungo termine per diventare leader nel mercato dell’elettrico. Tuttavia, queste mosse potrebbero non essere sufficienti a evitare gli scioperi e le chiusure annunciate.

Le ripercussioni della crisi di Volkswagen potrebbero estendersi ben oltre l’azienda stessa. Volkswagen è un pilastro dell’economia tedesca e europea, e le difficoltà che sta affrontando potrebbero avere un effetto domino su tutta l’industria automobilistica del continente. Se gli scioperi andranno avanti e si concretizzeranno le chiusure degli stabilimenti, centinaia di migliaia di posti di lavoro saranno a rischio, e la già fragile economia europea potrebbe subire ulteriori contraccolpi.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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