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BTP, scatta la corsa all’emissione del 12 settembre

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Il mese di settembre 2024 vede l’emissione di nuovi Buoni del Tesoro Poliennali (BTP) da parte del Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF). In particolare con scadenze a 3, 7 e 30 anni. Questi strumenti sono da sempre una scelta popolare per gli investitori, sia istituzionali che privati, per proteggere il capitale e ottenere rendimenti interessanti nel lungo termine. Uno degli aspetti più attesi è il rendimento offerto dai nuovi BTP, e quello della recente asta di settembre ha già attratto una domanda record.

I nuovi BTP

Il Tesoro ha collocato vari titoli in questa emissione di settembre 2024, con le scadenze più rilevanti a 3, 7 e 30 anni. Il titolo più richiesto è stato il BTP a 30 anni, che offre un rendimento del 4,35%. Questo rende l’investimento interessante per chi cerca una fonte di reddito stabile a lungo termine. La cedola annuale garantisce una distribuzione costante dei guadagni, il che è particolarmente vantaggioso in periodi di incertezza economica.

BTP asta 12 settembre 2024BTP asta 12 settembre 2024
Foto Ansa/Luciano Del Castillo

I BTP con scadenza a 3 e 7 anni, invece, offrono tassi leggermente inferiori ma con un rischio minore, vista la durata più breve. Il BTP a 3 anni prevede una cedola annuale del 3,45%, mentre il titolo a 7 anni mantiene un rendimento appena superiore. Entrambi offrono agli investitori un equilibrio tra rendimento e sicurezza.

Un successo straordinario

Questa emissione di settembre, si svolgerà mercoledì 12, ha registrato un enorme successo in termini di domanda. Il BTP a 30 anni ha attirato ordini per oltre 130 miliardi di euro, una cifra che ha superato di sedici volte l’offerta prevista dal Tesoro. Questo dato evidenzia la fiducia degli investitori nella stabilità e affidabilità dei titoli di stato italiani, nonostante le turbolenze economiche internazionali.

Il successo dell’emissione può essere attribuito anche al contesto di tassi di interesse globali, che spinge molti investitori a cercare opportunità in titoli sicuri e a lungo termine come i BTP. Inoltre, il rendimento superiore al 4% è considerato molto attraente rispetto ad altre opportunità di investimento a rischio simile.

Perché investire nei BTP?

I Buoni del Tesoro Poliennali rappresentano una forma di investimento a basso rischio, particolarmente indicata per coloro che cercano stabilità e una fonte di reddito costante. L’acquisto di BTP garantisce non solo il capitale iniziale alla scadenza, ma anche cedole periodiche che rappresentano un flusso di cassa regolare per l’investitore. Inoltre, con le recenti incertezze nei mercati finanziari e l’aumento dell’inflazione, molti investitori guardano con interesse a strumenti come i BTP che offrono rendimenti certi e legati a un’entità statale solida come il governo italiano.

Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. Foto Ansa/Riccardo Antimiani

Prospettive future

Guardando al futuro, il Tesoro continuerà a emettere BTP, sia per finanziare il debito pubblico, sia per rispondere alla domanda sempre crescente da parte degli investitori. Oltre a questo, è probabile che vedremo ulteriori emissioni di BTP Green e altre tipologie di titoli orientati a progetti di sostenibilità, che potrebbero offrire nuove opportunità d’investimento a chi cerca anche un impatto sociale e ambientale positivo oltre al guadagno economico.

L’emissione di BTP a settembre 2024 ha dimostrato ancora una volta la forte fiducia dei mercati nei titoli di stato italiani. Con rendimenti competitivi e una domanda che ha superato di gran lunga le aspettative, i BTP si confermano una scelta solida per investitori sia istituzionali che privati. I tassi offerti, in particolare sul trentennale, rendono questi titoli una delle opzioni più interessanti per chi cerca un investimento sicuro e redditizio a lungo termine. Tutto ciò, però, a fronte di un debito pubblico stratosferico, che forse soltanto col successo del PNRR e del Recovery Fund potrebbe abbassarsi.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore. Segui Domenico su Facebook Segui Domenico su Linkedin

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