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Kamala Harris e Donald Trump: chi ha prevalso nel dibattito in Tv?

L'ex presidente si è difeso bene ma la candidata democratica alla casa Bianca ha dimostrato un grande fiuto politico

Il primo dibattito televisivo tra Kamala Harris e Donald Trump si è tenuto a Filadelfia il 10 settembre e ha offerto uno spettacolo acceso fra i due protagonisti della corsa alla Casa Bianca in America. Le elezioni presidenziali del 2024 si svolgeranno, come è noto, il 5 novembre. Il confronto sull’emittente Abc, seguito da milioni di spettatori, ha visto entrambi i candidati impegnati su questioni centrali come l’economia, la politica estera, e i diritti civili. I momenti più tesi si sono verificati durante la discussione su immigrazione e aborto:  temi su Harris e Trump la pensano in maniera radicalmente opposta.

Harris e Trump, l’immigrazione

Uno dei momenti più tesi del dibattito è stato il confronto sull’immigrazione, un tema che ha caratterizzato la presidenza Trump (2016-2020) e che Harris ha affrontato con grande enfasi. La vice presidente ha accusato Trump di aver portato avanti una politica disumana, ricordando gli episodi legati alla separazione delle famiglie dei migranti al confine e l’introduzione di misure restrittive per i migranti provenienti dall’America Latina.

Dibattito Trump Harris sulla Abc
Foto Ansa/Epa Demetrius Freeman

Trump, dal canto suo, ha difeso il suo operato affermando che le sue politiche hanno garantito la sicurezza nazionale e ridotto l’immigrazione clandestina. Tuttavia, è inciampato in una serie di dichiarazioni provocatorie, affermando che “i migranti mangiano cani e gatti“, suscitando una risata sarcastica da parte di Harris, che ha utilizzato questo momento per mettere in difficoltà il suo avversario.

Sull’aborto lo scontro più aspro

Un altro punto di acceso confronto è stato quello sull’aborto, un tema che ha polarizzato l’opinione pubblica americana negli ultimi anni. Trump ha attaccato Harris accusandola di sostenere l’aborto fino al 9 mese di gravidanza: dichiarazione che la candidata democratica ha definito “una bugia spudorata“, ribadendo il suo impegno a difendere i diritti delle donne e garantire un accesso sicuro alle pratiche mediche legali.

La vice presidente ha sfruttato l’occasione per sottolineare la necessità che esista un Governo in grado di rispettare le libertà individuali e ha criticato l’approccio restrittivo di Trump verso i diritti delle donne. Il pubblico ha potuto assistere a un vero e proprio duello verbale, con Harris che ha messo in evidenza le incoerenze delle dichiarazioni del suo avversario.

Kamala Harris e Donald Trump nel corso del dibattito televisivo il 10 settembre negli Usa
Foto Ansa/Epa Demetrius Freeman

Politica estera e sicurezza

Il dibattito si è poi spostato su questioni di politica estera e sicurezza nazionale. Harris ha sottolineato come la presidenza di Trump abbia danneggiato i rapporti diplomatici degli Stati Uniti con i loro alleati storici. Ha accusato l’ex presidente di aver causato una perdita di credibilità internazionale, affermando che “i leader stranieri ridono di lui” a causa delle sue politiche isolate. Trump ha risposto a tono, vantando le sue iniziative di America First e difendendo la sua politica di non interventismo militare, che, a suo avviso, ha protetto gli Stati Uniti da coinvolgimenti in nuovi conflitti.

Harris prevale del dibattito

Molti osservatori hanno considerato Kamala Harris la vincitrice morale del dibattito, grazie alla sua calma e alla sua capacità di mettere Trump sulla difensiva. Harris ha adottato una strategia basata su attacchi mirati e ha saputo sfruttare ogni opportunità per sottolineare le lacune del suo avversario, soprattutto sui temi sociali. Trump, al contrario, è apparso aggressivo, ma spesso sopraffatto dalle sue stesse dichiarazioni. Ha cercato di capitalizzare sul suo stile diretto e privo di filtri, ma alcune delle sue affermazioni sono apparse eccessive anche agli occhi dei suoi stessi sostenitori.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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