La vicepresidente esecutiva Ue Margrethe Vestager. Foto Ansa/Epa Olivier Hoslet
La recente sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione europea ha riportato Apple al centro dell’attenzione per una questione che si trascina da anni. Ovvero la restituzione di 13 miliardi di euro in tasse non pagate all’Irlanda. Questa multa, che Apple aveva cercato di contestare, è stata confermata dall’Ue, ribadendo che l’azienda aveva beneficiato di aiuti di Stato illegali.
Le indagini iniziate nel 2016 da parte della Commissione europea hanno messo in luce un accordo fiscale tra Apple e il governo irlandese, ritenuto in violazione delle leggi europee sugli aiuti di Stato. Apple avrebbe infatti ricevuto agevolazioni fiscali che le avrebbero permesso di pagare meno tasse rispetto alle altre aziende operanti nello stesso mercato.
La commissaria europea alla concorrenza, Margrethe Vestager, ha sottolineato come tali pratiche fossero volte a ottenere un indebito vantaggio competitivo, alterando il mercato europeo. L’accordo consentiva a Apple di pagare un’aliquota effettiva molto bassa, in alcuni casi addirittura inferiore all’1%.
L’azienda di Cupertino ha sempre contestato le accuse, sostenendo che il trattamento fiscale ricevuto fosse in linea con le leggi irlandesi e che non fosse stata concessa alcuna agevolazione speciale. Apple ha inoltre dichiarato di aver rispettato le norme fiscali di tutti i paesi in cui opera, ribadendo che l’intera vicenda è il risultato di una cattiva interpretazione delle regole fiscali internazionali. Malgrado la sua difesa, la Corte di Giustizia della Ue ha respinto il ricorso, confermando la decisione iniziale della Commissione europea e obbligando l’azienda a restituire le somme dovute all’Irlanda.
Un aspetto interessante del caso riguarda proprio il ruolo dell’Irlanda, che pur essendo il Paese beneficiario del risarcimento, ha deciso di schierarsi a favore di Apple nella disputa. Il Governo di Dublino ha infatti sostenuto che la sentenza rischierebbe di danneggiare il proprio sistema fiscale e la capacità di attrarre investimenti stranieri, essendo Apple uno dei principali datori di lavoro dell’isola.
Questa vicenda non riguarda solo Apple, ma ha implicazioni più ampie per tutte le grandi aziende tecnologiche che operano in Europa. Le decisioni prese dalla Commissione europea negli ultimi anni dimostrano una crescente attenzione nel regolare l’evasione fiscale e le pratiche anticoncorrenziali da parte di giganti come Google, Amazon e Facebook.
Oltre alla multa a Apple, un altro caso di rilievo ha riguardato Google, recentemente sanzionata per abuso di posizione dominante con una multa di 2,4 miliardi di euro. Questi interventi mostrano l’impegno dell’Unione nel mantenere un mercato concorrenziale e nel garantire che tutte le aziende operino nel rispetto delle stesse regole.
La decisione della Corte di Giustizia dell’Ue ha suscitato reazioni diverse a livello globale. Alcuni la vedono come un importante passo avanti nella lotta contro l’elusione fiscale, mentre altri la considerano una minaccia per la competitività europea. Tuttavia, la commissaria Vestager ha ribadito che “nessuno è sopra la legge” e che tali azioni sono necessarie per garantire un’equa concorrenza.
In conclusione, la multa che Apple dovrà pagare rappresenta uno dei capitoli più rilevanti nella lunga battaglia tra le istituzioni europee e le grandi multinazionali tecnologiche. Il risultato di questa sentenza potrebbe non solo influenzare le future scelte strategiche delle aziende tech, ma anche spingere altri Paesi ad adottare regolamenti più severi nei confronti dei giganti del settore.
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