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La BCE taglia i tassi di interesse

Gli impatti sull'economia europea riguardano un abbassamento del costo di prestiti e mutui ma sul lungo termine l'inflazione potrebbe risalire

Come da previsioni, la Banca Centrale Europea (BCE) ha annunciato, il 12 settembre 2024, un nuovo taglio dei tassi di interesse di 25 punti base, portando il tasso sui depositi dal 3,75% al 3,50%, e quello sui rifinanziamenti principali dal 4,25% al 3,65%. Questa decisione si inserisce in un contesto di rallentamento economico nell’area euro e di inflazione sotto controllo. L’obiettivo dei guardiani dell’euro è adesso quello di favorire la crescita economica attraverso condizioni di finanziamento più agevoli per famiglie e imprese. Dopo che per lungo tempo la Banca ha fatto di tutto per frenare l’aumento dell’indice dei prezzi al consumo.

BCE, le ragioni dietro il taglio

Il rallentamento della crescita economica in Europa, aggravato da un indebolimento della domanda interna e degli investimenti, ha portato la BCE a una politica monetaria più espansiva. Nonostante un tasso d’inflazione previsto al 2,5% per il 2024, la crescita del Prodotto Interno Lordo (PIL) è stata rivista al ribasso, con stime che indicano un incremento di appena lo 0,8%. La BCE si trova così a cercare un equilibrio tra il controllo dell’inflazione e la necessità di stimolare la domanda interna, condizionata dalla debolezza dei consumi e dei prestiti.

BCE taglia i tassi di interesse
Christine Lagarde. Foto Ansa/Epa André Pain

Impatto su mutui e prestiti

Uno degli effetti immediati del taglio dei tassi riguarda i mutui a tasso variabile, le cui rate dovrebbero ridursi progressivamente nei prossimi mesi, sebbene il calo non sia ancora sufficiente per un impatto significativo su nuovi contratti. In particolare, per i mutui già in essere, si prevede un alleggerimento delle rate fino a 85 euro entro il 2025, mentre le nuove erogazioni di credito, sia per le famiglie che per le imprese, continueranno a subire il freno dell’attuale incertezza economica.

Prospettive future

Guardando al futuro, è probabile che questo taglio dei tassi non sia l’ultimo per il 2024. Ulteriori riduzioni potrebbero essere decise entro fine anno, con la BCE che monitora attentamente l’evoluzione dei dati economici e dell’inflazione. Anche la Federal Reserve statunitense potrebbe allinearsi a una politica di allentamento monetario, contribuendo a una tendenza globale verso condizioni finanziarie meno restrittive.

Il messaggio della presidente Christine Lagarde è stato chiaro: la BCE continuerà a seguire un approccio basato sui dati, riservandosi la possibilità di ulteriori interventi, qualora le condizioni economiche lo richiedessero. L’obiettivo finale rimane quello di riportare l’inflazione verso il target del 2%, senza compromettere la stabilità economica dell’area euro.

Francoforte BCE sede centrale
La sede della BCE a Francoforte in Germania. Foto Ansa/Epa/André Pain

Le scelte della BCE

In conclusione, il taglio dei tassi rappresenta un tentativo di rilanciare un’economia stagnante e di facilitare l’accesso al credito per imprese e famiglie, ma rimane da vedere se questa mossa sarà sufficiente a stimolare una ripresa significativa. Nel lungo termine, la BCE dovrà anche affrontare il tema della sostenibilità dei tassi di interesse ultra-bassi, considerando i rischi di destabilizzazione finanziaria che potrebbero emergere.

La politica monetaria dovrà bilanciare le esigenze di crescita a breve termine con la necessità di mantenere la stabilità dei prezzi e garantire che l’inflazione rimanga sotto controllo. Tuttavia molto dipenderà dall’evoluzione dei dati economici e dalla capacità dell’Eurozona di contrastare le pressioni globali, come la guerra in Ucraina e la competizione con le economie emergenti.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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