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Il liceo del Made in Italy: dubbi e prospettive

Esistono criticità per quanto riguarda i regolamenti ma il ministero assicura che non si torna indietro

Il progetto del liceo del Made in Italy, destinato a partire nell’anno scolastico 2024/2025, è stato recentemente al centro di un dibattito acceso a seguito della decisione del Consiglio di Stato di sospendere il parere sul regolamento che lo riguarda. Questa nuova proposta educativa è volta a promuovere le competenze legate alla tradizione produttiva italiana, ma il percorso non è privo di ostacoli.

Il Consiglio di Stato vuole il blocco

La Sezione consultiva per gli atti normativi del Consiglio di Stato ha evidenziato alcune criticità sul regolamento del liceo, rinviando la decisione definitiva. Tra i principali motivi di preoccupazione vi è l’assenza del parere della Conferenza Unificata, un passaggio ritenuto fondamentale per coinvolgere le Regioni e garantire la collaborazione tra Stato e autonomie locali. Tale omissione ha portato alla sospensione del parere, richiedendo che il ministero completi l’iter procedurale prima di proseguire.

Liceo del Made in Italy, problemi normativi e contestazioni
Foto X @Miti_Vigliero

Inoltre, sono stati sollevati dubbi riguardo alla struttura ordinamentale e didattica del nuovo corso di studi. Il Consiglio di Stato ha chiesto maggiore chiarezza su come saranno bilanciati l’approfondimento e lo sviluppo delle competenze nel settore del Made in Italy. Un altro punto critico riguarda il ruolo della Fondazione “Imprese e competenze per il Made in Italy, incaricata di supportare e ampliare l’offerta formativa. Si è reso necessario un ulteriore chiarimento sui compiti specifici della fondazione, con particolare attenzione al concetto di “potenziamento” dell’insegnamento.

Costi e impatto economico

Un altro nodo sollevato riguarda l’impatto economico del liceo del Made in Italy. Nonostante il Ministero dell’Istruzione abbia assicurato che il progetto non comporterà costi aggiuntivi per lo Stato, il Consiglio di Stato ha richiesto maggiori garanzie in merito. La necessità di un’analisi più approfondita dei costi di implementazione è stata sottolineata come uno dei fattori critici per l’approvazione finale.

“Nessuno stop al liceo”

Nonostante queste criticità, il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha confermato che il progetto del liceo del Made in Italy non subirà alcuno stop. In una nota ufficiale, il Ministero ha chiarito che il parere del Consiglio di Stato è di natura interlocutoria e che non vi sono ostacoli insormontabili per l’attuazione del progetto. Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy, ha ribadito che i primi corsi sono già stati avviati e che si tratta di un anno pilota. L’obiettivo è quello di sperimentare e migliorare l’offerta formativa, coinvolgendo sempre più studenti nei prossimi anni.

Adolfo Urso liceo Made in Italy
Il ministro del Made in Italy Adolfo Urso. Foto X @mimit_gov

Un percorso di sperimentazione

Nonostante i dubbi sollevati, il progetto del liceo del Made in Italy rappresenta una scommessa educativa per il futuro del Paese. L’intento è quello di formare giovani capaci di valorizzare e innovare i settori tradizionali del Made in Italy, come moda, design, enogastronomia e artigianato. L’anno scolastico 2024/2025 sarà decisivo per verificare l’efficacia del progetto e rispondere alle richieste sollevate dal Consiglio di Stato.

In conclusione, pur con alcune difficoltà iniziali, il percorso per l’istituzione del liceo del Made in Italy sembra destinato a proseguire. La collaborazione tra istituzioni e fondazioni sarà cruciale per il successo di questa nuova offerta formativa, che ambisce a coniugare tradizione e innovazione.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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