I cronisti Rai Battistini e Traini ricercati dalla Russia, Tajani convoca l’ambasciatore di Mosca
L'Italia protesta per tutelare la libertà di stampa; i due giornalisti sono stati fatti rientrare nel nostro Paese a tutela della loro sicurezza
Stefania Battistini, inviata della Rai per coprire la guerra in Ucraina, è sulla lista nera dei ricercati dalla Russia. Mosca accusa lei e il suo operatore Simone Traini di aver attraversato illegalmente il confine russo durante un reportage nella regione di Kursk, un’area vicina al fronte della guerra russo-ucraina. Come è noto è dal mese di agosto che truppe ucraine sono penetrate per decine di chilometri all’interno della Russia seminando il panico fra la popolazione locale e le alte sfere dl Cremlino.
Le accuse a Battistini e Traini
Secondo il ministero degli Interni russo, Battistini e Traini avrebbero effettuato riprese video nella città di Sudzha, violando le leggi. Il Cremlino afferma che l’ingresso della troupe Rai in territorio russo sarebbe avvenuto senza permesso, seguendo un’incursione delle forze ucraine all’inizio di agosto 2024. Questo ha portato all’avvio di un procedimento penale da parte dell’FSB, il servizio di sicurezza russo, per “attraversamento illegale del confine“, un reato punibile con il carcere fino a 5 anni.
La reazione italiana
Immediatamente dopo l’annuncio russo, il Governo italiano ha reagito con fermezza. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha convocato l’ambasciatore russo a Roma, chiedendo spiegazioni e condannando l’accusa come un atto di intimidazione verso i giornalisti. La Rai ha rilasciato una nota per difendere Battistini e Traini e sottolineando che la giornalista stava semplicemente esercitando il suo diritto all’informazione e alla cronaca indipendente.
Di fronte alle crescenti minacce, la Rai ha deciso di richiamare Battistini e Traini in Italia per garantirne la sicurezza. L’amministratore delegato della Rai, Roberto Sergio, ha dichiarato che il ritorno era necessario per tutelare l’incolumità del personale. Questo non ha però fermato le tensioni diplomatiche, che restano alte tra Italia e Russia.
Libertà di stampa sotto attacco
L’intera vicenda che riguarda Stefania Battistini e il suo operatore Simone Traini ha sollevato preoccupazioni internazionali sul rispetto della libertà di stampa nelle zone di conflitto. Molti osservatori, compresi sindacati e organizzazioni di giornalisti, hanno espresso solidarietà verso Battistini, definendo la mossa russa come un tentativo di intimidazione verso chiunque riporti notizie dalla guerra in Ucraina. Anche altri reporter occidentali sono sotto inchiesta per fatti simili, segno di un clima sempre più ostile nei confronti dei media stranieri.
La guerra fra Russia e Ucraina
Per quanto riguarda i combattimenti, il presidente ucraino Zelensky ha ammesso che i russi hanno lanciato una controffensiva nella regione di Kursk, con l’obiettivo di spingere oltre frontiera le forze ucraine che hanno lanciato un’invasione a partire dal 6 agosto. Ma poi ha dichiarato che “tutto sta andando secondo i piani ucraini“, senza spiegare questa sua affermazione.
Da parte sua il ministero della Difesa russo ha affermato che l’esercito ha riconquistato 10 villaggi e respinto, anche con l’appoggio di bombardamenti aerei e di artiglieria, 4 tentativi delle forze ucraine di sfondare il confine in una nuova area. Una zona in direzione degli insediamenti di Novy Put e Medvezhye.
Secondo i comandi di Kiev, durante l’offensiva le forze ucraine erano arrivate a conquistare oltre un centinaio di insediamenti su una superficie di circa 1.300 chilometri quadrati. Era su questo punto che Stefania Battistini e Simone Traini volevano documentare la realtà dei fatti. Dall’America, intanto, il presidente Joe Biden è “sul punto” di dare all’Ucraina (sotto costanti bombardamenti russi) il via libera per usare armi occidentali a lungo raggio all’interno della Russia. A patto che non utilizzi armi fornite dagli Stati Uniti. Lo riferiscono funzionari europei al New York Times.