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Liguria, l’ex governatore Toti patteggia per evitare il processo e il carcere

Intesa con i pm di Genova per una pena di 2 anni per corruzione. Se ratificata dal Gup, gli consentirà di salvarsi dal procedimento il 5 novembre

Giovanni Toti ha deciso di chiudere definitivamente la questione giudiziaria che lo ha coinvolto negli ultimi mesi, raggiungendo un accordo con la Procura di Genova. L’ex governatore della Liguria, arrestato a maggio scorso e poi scarcerato, ha raggiunto con la procura di Genova un accordo: patteggerà 2 anni e 1 mese. Se l’intesa sarà ratificata dal giudice per l’udienza preliminare il 15 ottobre, Toti si vedrà vedrà convertire la pena in 1.500 ore di lavori di pubblica utilità e nella confisca di 84.100 euro. In questo modo salterà il processo a suo carico, fissato per il 5 novembre.

Un’indagine che ha travolto Toti

Come è noto l’inchiesta ha avuto un forte impatto, e ha portato all’arresto di diversi protagonisti della scena politica e imprenditoriale ligure. Il patteggiamento della pena che Toti Tra questi, anche Aldo Spinelli, imprenditore nel settore della logistica, e Paolo Emilio Signorini, ex presidente dell’Autorità Portuale di Genova, entrambi coinvolti per il loro ruolo nelle presunte attività corruttive. Per Spinelli, il patteggiamento ha previsto una pena di tre anni e cinque mesi.

Giovani Toti ex governatore della Liguria
Giovanni Toti. Foto Ansa/Claudio Peri

L’indagine ha scoperchiato un sistema di tangenti e finanziamenti illeciti, con intercettazioni, pedinamenti e sequestri che hanno permesso di delineare un quadro di corruzione sistematica. Tuttavia, secondo la difesa di Toti, le somme raccolte dal suo comitato politico non sono mai state utilizzate per fini personali, ma esclusivamente per scopi politici legittimi. La Procura ha riconosciuto la legittimità degli atti amministrativi prodotti, riducendo le accuse alla sola corruzione impropria.

Reazioni e commenti

Giovanni Toti, dopo l’accordo, ha espresso sentimenti contrastanti: da un lato, ha parlato di amarezza per non aver potuto dimostrare completamente la propria innocenza. Dall’altro, ha manifestato sollievo per La prossima chiusura di una vicenda che lo ha segnato profondamente. Ha definito la corruzione impropria un reato difficile da provare e altrettanto difficile da difendere, essendo legato più a comportamenti che a fatti concreti.

Toti ha sottolineato la necessità di una riflessione sulle norme ambigue che regolano i finanziamenti ai partiti, spesso interpretabili in modi che confondono le sfere politica e giudiziaria. In molti hanno visto in questo caso un esempio di come le leggi italiane possano mettere a rischio l’autonomia della politica, esponendo i rappresentanti eletti a indagini prolungate e complesse. Tanti altri hanno invece considerato come la politica italiana sia sempre più spesso fatta da personalismi e piccoli leader locali. Tutti costantemente alla ricerca di fiumi di denaro per sostenere la propria ascesa in carriera.

Toti e Lupi Liguria
Foto Ansa/Giuseppe Lami

Implicazioni politiche e futuro

Con la conclusione del processo, Toti chiude un capitolo delicato della sua carriera politica, ma la vicenda ha lasciato un segno nel panorama politico ligure. Le dimissioni da presidente della Regione, avvenute lo scorso luglio, e il clima di incertezza creatosi attorno alla sua figura hanno sollevato molte domande sul futuro politico della Liguria.

Il caso, oltre a coinvolgere direttamente Toti, ha colpito anche altri esponenti della scena politica regionale, mettendo in evidenza le sfide legate alla gestione dei finanziamenti e all’etica politica. Il patteggiamento ha permesso a Toti di evitare il carcere. Ma il dibattito sulla gestione dei fondi elettorali e sulle responsabilità politiche continua, alimentato anche dalle altre inchieste che hanno scosso la Liguria.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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