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Trinità dei Monti, la Francia reclama la Scalinata

Dal 1790 diverse chiese francesi a Roma, o edifici di prestigio come Villa Medici, sono oggetti di accordi. Che adesso però appaiono più difficili

La Scalinata di Trinità dei Monti, situata in uno dei luoghi più belli e iconici di Roma, è al centro di una disputa diplomatica tra la Francia e l’Italia. Questo capolavoro architettonico non è solo un simbolo dell’eleganza romana, ma rappresenta anche un punto di incontro tra due grandi tradizioni culturali europee. Tuttavia, il recente dibattito sulla proprietà della scalinata ha suscitato reazioni accese da entrambe le nazioni.

La Corte dei Conti di Parigi

La contesa è emersa quando la Corte dei Conti francese ha pubblicato un rapporto in cui criticala gestione da parte italiana della Scalinata di Trinità dei Monti e di altri beni immobili francesi a Roma. Nel rapporto, si accusano le autorità italiane di una gestioneapprossimativa” e di decisioni “opache” riguardanti questi edifici, sollevando l’idea che la Francia dovrebbe avocare a sé il controllo diretto del sito.

Trinità dei Monti scalinata disputa Francia Italia
Foto X @Avvenire_Nei

Attenzione, però, perché questo non è un dibattito nuovo: la Scalinata di Trinità dei Monti è strettamente legata alla Francia. La chiesa che sovrasta la scalinata – Trinità dei Monti – e altri edifici vicini appartengono ai “Pieux établissements de la France à Rome“. Ossia a un’istituzione francese che gestisce il patrimonio immobiliare della Francia nella capitale italiana.

Trinità dei Monti, una lunga storia

Le radici di questa controversia risalgono al 1790, quando Papa Pio VI decise di affidare al cardinale de Bernis, ambasciatore francese presso la Santa Sede, la gestione di diverse chiese francesi a Roma, inclusa Trinità dei Monti. Questi edifici, che comprendono anche la splendida Villa Medici, sono stati da allora oggetto di accordi bilaterali tra la Francia e la Santa Sede.

Durante il periodo fascista, vi fu un tentativo da parte dell’Italia di recuperare parte di questi beni, ma la Francia mantenne il controllo del suo patrimonio immobiliare a Roma. Anche dopo la Seconda Guerra Mondiale, gli accordi tra le due nazioni restarono in vigore, nonostante le tensioni politiche dell’epoca.

Le reazioni in Italia

La notizia ha provocato un’ondata di reazioni in Italia. La ministra del Turismo, Daniela Santanchè, ha ironizzato sulla situazione, affermando che la Francia “non può fare a meno del lusso e della bellezza italiana“. Anche altri esponenti politici italiani hanno espresso il loro disappunto. Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera dei Deputati, ha suggerito sarcasticamente di inviare esperti italiani al Louvre per “riconoscere i beni sottratti all’Italia nel corso della storia“.

Fabio Rampelli Trinità dei Monti
Fabio Rampelli. Foto Ansa/Alessandro Di Meo

Queste dichiarazioni riflettono un senso di orgoglio nazionale che rende difficile accettare la rivendicazione francese su un monumento così rappresentativo per l’identità culturale italiana. Per gli italiani, la Scalinata di Trinità dei Monti è molto più di una semplice opera d’arte: è un simbolo della grandezza di Roma e del suo ruolo di capitale culturale d’Europa.

Quale futuro per Trinità dei Monti?

La controversia solleva interrogativi sul futuro della gestione del patrimonio storico condiviso tra Italia e Francia. Entrambe le nazioni hanno una lunga tradizione di collaborazione culturale, ma anche di rivalità. La Scalinata di Trinità dei Monti potrebbe diventare un simbolo di questa tensione o un’opportunità per rafforzare il dialogo diplomatico tra i due Paesi.

Per il momento, la situazione resta in bilico. Mentre la Francia del nuovo premier Michel Barnier continua a criticare la gestione italiana, l’Italia difende il suo diritto a preservare e proteggere i propri beni culturali, sottolineando l’importanza di un dialogo trasparente e rispettoso tra le due nazioni. Il futuro della Scalinata di Trinità dei Monti potrebbe dipendere dalla capacità dei due paesi di trovare un compromesso che rispetti la storia e il valore simbolico di questo iconico monumento.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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