Israele sta finanziando i coloni nella Cisgiordania
Netanyahu intensifica gli attacchi in Cisgiordania. La BBC rivela "fondi pubblici dietro l'espansione dei coloni"..
L’esercito israeliano è ben lontano dal dichiarare la fine delle sue operazioni militari. Dal 28 Agosto infatti Netanyahu sta puntando alla cosiddetta “gazificazione” della Cisgiordania. Attaccando con centinaia di soldati e veicoli, le varie città palestinesi di Jenin, Tulkarem, Nablus e Tubas.
La Cisgiordania è un territorio che secondo l’antico testamento rappresenterebbe per la comunità ebraica le regioni di Samaria e Giudea, e spetterebbe dunque secondo un diritto divino agli israeliani. Secondo il diritto internazionale però questo è un territorio conteso, dove coesistono israeliani e palestinesi. In questi ultimi decenni però per accelerare la conquista della Cisgiordania i governi di Tel Aviv che si sono succeduti, hanno continuato illegalmente, come conferma una recente inchiesta della BBC, a finanziare gli avamposti dei coloni. Che con la violenza si appropriano dei territori e delle case palestinesi. E adesso Netanyahu sembra voler sfruttare il momento di profondo caos nella regione per realizzare i piani della parte più conservatrice ed estremista del mondo ebraico.
Israele e la conquista della Cisgiordania: avamposti e soldi pubblici ai coloni
La volontà di Netanyahu di annettere la West Bank ha trovato conferma in una recente intervista del presidente israeliano. Che avrebbe mostrato in un canale nazionale la mappa di Israele con tutta la Cisgiordania annessa. Da decenni infatti, nonostante gli appelli dell’ONU e dell’Unione Europea, numerosi coloni attaccano villaggi e case palestinesi per costruirci avamposti israeliani. E secondo una recente inchiesta della BBC, i numerosissimi avamposti di questi ultimi anni sarebbero stati finanziati proprio dal governo. Che ufficialmente non potrebbe finanziare queste occupazioni illegali, ma ufficiosamente crea le condizioni e gli aiuti per incentivare le avventure criminali dei coloni.
A differenza degli insediamenti, che sono villaggi “riconosciuti” dal diritto israeliano, ma non dal diritto internazionale. Per avamposti si intende fattorie, case o anche accampamenti di roulotte che gruppi di coloni instaurano in Cisgiordania per controllare in particolare le zone rurali, fondamentali per l’economia palestinese. E che ufficialmente non sono ancora riconosciuti dal governo israeliano. In realtà dietro all’espansione di questi avamposti, ci sarebbe proprio lo zampino di Tel Aviv che non disdegna affatto le avventure dei coloni che conquistano via via pezzi di territorio palestinese. Secondo l’inchiesta della Bbc infatti questi avamposti sarebbero sostenuti da “organizzazioni con stretti legami con il governo” di Netanyahu. Che “hanno fornito denaro e terreni” ai coloni. Una di queste sarebbe la World zionist organization (Wzo), “un organismo internazionale fondato più di un secolo fa e determinante nella fondazione dello Stato di Israele. Che possiede una divisione che si occupa espressamente degli insediamenti e che è finanziata interamente da fondi pubblici israeliani”.
Netanyahu aumenta le violenze in Cisgiordania: l’esercito sta creando una seconda Gaza
Il numero di questi avamposti negli ultimi anni è aumentato rapidamente. Attualmente ce ne sono almeno 196, e 29 sono stati istituiti tutti l’anno scorso. Dal 7 Ottobre dunque la violenza è aumentata a dismisura. E sotto l’ala protettiva del governo Netanyahu, i coloni stanno accelerando le loro conquiste, attuando una e vera propria pulizia etnica. Dove dal 28 Agosto si è aggiunta anche la violenza perpetuata dall’esercito israeliano. L’editoriale Haaretz infatti su quanto sta avvenendo in Cisgiordania, avvisa che “Israele ha deciso di trasformare la Cisgiordania nella Striscia di Gaza. I metodi operativi sono gli stessi, così come le armi. Anche gli obiettivi sono simili e i risultati non tarderanno ad arrivare. Netanyahu sta sfruttando il momento di profondo caos per trarre la situazione a suo favore e recuperare consensi, realizzando il piano originario della parte più conservatrice del mondo ebraico.
Come conferma Haaretz infatti “dallo scoppio della guerra, Israele ha cambiato la sua politica in Cisgiordania e i palestinesi che la abitano hanno dovuto affrontare una nuova e ancora più dura realtà. Il primo passo è stata la chiusura completa e la cancellazione di tutti i permessi di lavoro in Israele. La libertà di movimento è stata ridotta al minimo e l’accesso ai luoghi di lavoro è stato limitato anche all’interno della Cisgiordania, aggravando ulteriormente la situazione economica”. Inoltre, l’esercito ha iniziato a usare nuove tattiche di combattimento, alcune delle quali erano state utilizzate finora solo a Gaza e in Libano. Come aerei, droni, che vengono impiegati oggi in attacchi in un numero così massiccio che non si vedeva dalla seconda intifada. Netanyahu insomma non intende arretrare ma anzi continua indisturbato, con l’appoggio occidentale, nella sua violenza, incurante delle possibili conseguenze. O forse cerca proprio l’escalation per innescare un conflitto.