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Thierry Breton si dimette da Commissario: durissima polemica con von der Leyen

L'uomo indicato da Macron, già titolare del portafoglio del Mercato Interno, accusa la presidente di gestione opaca e mancanza di trasparenza

Thierry Breton, Commissario europeo per il Mercato Interno, ha annunciato le sue dimissioni in polemica con la Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen. Breton, che ricopriva una posizione chiave nel panorama politico europeo, ha accusato von der Leyen di gestione discutibile e di aver chiesto alla Francia di ritirare il suo nome come rappresentante nazionale all’interno della Commissione.

Le ragioni dietro le dimissioni

Le dimissioni di Breton, formalizzate il 15 settembre 2024, segnano un colpo importante per la Commissione Europea. Il francese, che aveva un ruolo centrale nelle politiche industriali e tecnologiche dell’Unione, ha dichiarato che la sua decisione è frutto di un forte disaccordo con von der Leyen, in particolare per quanto riguarda la governance della Commissione. Secondo quanto riportato da alcune fonti, Breton ha denunciato una mancanza di trasparenza nelle decisioni strategiche e ha criticato apertamente la gestione delle relazioni interne tra gli Stati membri e la leadership della Commissione.

Breton commissario Ue
La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen (a sinistra) e il commissario europeo per il mercato interno Thierry Breton. Foto Ansa/Epa Olivier Matthys

L’Eliseo ha confermato la sua uscita dalla Commissione, indicando che la Francia procederà rapidamente con la designazione di un successore. Il Presidente Emmanuel Macron ha nominato Stéphane Séjourné come nuovo commissario, affidando a lui il compito di proseguire il lavoro di Breton e di garantire che la Francia mantenga una posizione di rilievo nel panorama politico europeo.

Breton accusa von der Leyen

Thierry Breton, durante il suo annuncio, ha descritto von der Leyen come una leader con una “gestione rigida e poco collaborativa“, accusandola di non aver favorito un dialogo aperto e costruttivo tra i commissari. Questa rottura ha sollevato molte domande sul futuro della leadership della Commissione, soprattutto in vista delle prossime elezioni europee del 2024.

Breton ha aggiunto che von der Leyen avrebbe chiesto personalmente al governo francese di ritirare il suo nome, segnalando una sfiducia nei suoi confronti. Questo gesto è stato percepito come un vero e proprio “ripudio” del suo lavoro e del suo contributo alla Commissione, scatenando polemiche sia a Bruxelles che a Parigi.

Stephane Sejourné sostituirà Thierry Breton
Il ministro francese uscente degli Affari esteri ed europei Stephane Sejourné. Foto Ansa/Epa André Pain

L’impatto politico e istituzionale

Le dimissioni di Breton arrivano in un momento critico per la Commissione Europea, che si trova a dover affrontare numerose sfide, tra cui la transizione verde e la regolamentazione delle big tech. La partenza di una figura così influente rischia di mettere in difficoltà la Commissione in questi dossier cruciali, soprattutto considerando che Breton aveva giocato un ruolo determinante nella formulazione delle nuove politiche industriali europee, in particolare nel settore tecnologico e delle comunicazioni.

Macron, da parte sua, sembra intenzionato a garantire che la Francia mantenga un ruolo chiave nella Commissione, proponendo Stéphane Séjourné, ex capo del gruppo parlamentare di Renew Europe, come successore di Breton. L’Eliseo ha già avanzato la richiesta di mantenere le deleghe all’industria e tecnologia, settori cruciali per l’economia francese ed europea.

Le dimissioni di Breton hanno suscitato reazioni contrastanti a Bruxelles. Alcuni parlamentari europei hanno espresso preoccupazione per le ripercussioni che questa vicenda potrebbe avere sulla stabilità della Commissione, in particolare in un momento in cui l’Unione Europea è impegnata in negoziati delicati su temi chiave come la sovranità digitale e la regolamentazione delle grandi piattaforme tecnologiche.

 

 

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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