Esclusiva VelvetPrimo piano

Silvio Garattini: “Il 40% dei tumori si può evitare, basta poco”

Le malattie non piovono dal cielo, ci ricorda il celebre farmacologo che attacca i sindacati: "Non vogliono le case di comunità, sbagliano"

Quando parla il professor Silvio Garattini si può ovviamente dissentire. Ma alla sua voce fuori dal coro è sempre bene prestare attenzione. Scienziato e farmacologo di fama internazionale, fondatore e presidente dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri di Milano, Garattini, classe 1928, è fra le voci più rispettate, anche se forse troppo poco ascoltate, della medicina italiana. Dalle aggressioni a medici e infermieri, e dalla riforma del servizio sanitario nazionale alle “malattie che non piovono dal cielo”, nella nostra società imperniata sul “mercato della medicina”, VelvetMag raccoglie le sue riflessioni.   

Professore, perché oggi in Italia avvengono sempre più spesso episodi di aggressioni violente a medici e infermieri, dopo che durante la pandemia di Covid li abbiamo celebrati come “eroi“?

Il Covid ha lasciato il segno. Ha lasciato rabbia in molte persone. Ma non c’è soltanto questo aspetto. Oggi chi crede di aver subito un’ingiustizia perché le cure del proprio familiare non sono andate come immaginava che andassero, o perché un familiare è morto in ospedale o durante un intervento chirurgico, vuole farsi giustizia da sé. Questo atteggiamento è favorito in parte da una quantità di informazioni di ogni tipo, anche fake news, a cui si ha accesso facilmente e in continuazione che condizionano la mentalità comune. Ma la medicina non è onnipotente, non salva tutti e sempre.

Garattini farmacologo Milano
Foto Ansa/Danilo Schiavella

Dovrebbe essere noto che la medicina non può tutto…

Invece si sta diffondendo sempre di più nel sentire comune della nostra società l’idea che la medicina, le cure, le possibilità di guarigione siano quasi un atto dovuto di chi paga e ha diritto a un servizio di tipo medico-sanitario. Le possibilità della medicina, invece, sono limitate. Non esiste sempre un qualsiasi rimedio per qualsiasi cosa, per ogni forma di patologia, dalla più lieve alla più grave.

In passato le farmacie apparivano come ambienti un po’ asettici, adesso sono meravigliose: sembra di entrare in un supermarket del farmaco. Perché?

È il mercato della medicina. La nostra società è ‘ospedalocentrica’, e la parola prevenzione è un termine dimenticato nel Servizio Sanitario Nazionale, perché dà fastidio al mercato della medicina. Molti tumori sono evitabili. Molte malattie sono causate da stili di vita sbagliati. Ad esempio, in Italia ci sono circa 4,5 milioni di persone che hanno il diabete di tipo 2 (malattia cronica caratterizzata da elevati livelli di glucosio nel sangue, costituisce il 90% dei casi di diabete, ndr.). Ebbene, tale forma di diabete si può evitare, basta uno stile di vita corretto.

Professor Garattini, per una pesante malattia cronica come il diabete basta, in fondo, un’attenzione preventiva?

Sì. Occorre sforzarsi di avere una corretta e sana alimentazione e bisogna evitare una vita sedentaria. Il diabete porta complicazioni di varia natura, ad esempio cardiovascolari, renali, visive. Tutte cose che si possono evitare stando attenti alla propria salute tramite rimedi semplici.

Sergio Mattarella con Silvio Garattini premiato dal Quirinale
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella con Silvio Garattini, vincitore del Premo “Presidente della Repubblica” per l’anno 2021 dell’Accademia Nazionale dei Lincei. Foto Ansa/Quirinale/Paolo Giandotti

Lei sostiene che anche molte forme di cancro si possono evitare, com’è possibile?

Anche qui: non serve chissà cosa. Il 40% dei tumori si può evitare grazie a un’efficace prevenzione. Per esempio evitando fumo e alcol. In Italia ci sono 12 milioni di fumatori e oltre 180mila morti all’anno a causa di tumori. Ma se io fumo assumo un fattore di rischio per 27 diverse patologie. Se non fumo e non mi do smodatamente all’alcol le cose cambiano: mi sto già curando in fase preventiva.

Professor Garattini quali consigli darebbe a un giovane medico che oggi si affaccia alla professione?

Gli direi di cambiare mentalità. La medicina è un grande mercato: adesso bisogna spostare il paradigma verso la prevenzione, ancora molto penalizzata. E poi lo avviserei di un’altra cosa: la necessità di un’informazione medica corretta. Oggi i medici sono in balìa di informazioni sanitarie che arrivano loro da chi vende; dal grande mercato della medicina e dei farmaci. Un medico deve invece nutrirsi di un’informazione che proviene da fonti indipendenti.

La difesa a tutti i costi del Servizio Sanitario Nazionale è un suo pallino: perché una riforma seria del SSN non decolla e si continua a tagliare i finanziamenti?

Abbiamo un patrimonio prezioso che dobbiamo salvaguardare. Sono 2 i problemi chiave da risolvere. In primo luogo il fatto che il personale sanitario è sottopagato: gli stipendi in Italia sono in media inferiori del 30% rispetto a quelli di medici e sanitari di altri Paesi europei. In secondo luogo la medicina del territorio, che a seguito del Covid, avrebbe dovuto essere potenziata e non più smantellata, non decolla. E i soldi del PNRR restano una ‘chiave di volta’ disattesa. Le case di comunità, inoltre, sono osteggiate dai sindacati. Ma oggi un medico di medicina generale con 1000-1500 pazienti non ce la fa, non può lavorare da solo. Dovrebbero essere in 20-30 che lavorano assieme, sul territorio, in poliambulatori che stanno aperti tutto il giorno. Se così fosse non ci sarebbe la corsa ai Pronto Soccorso, che dovrebbero occuparsi soltanto delle vere emergenze.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

Pulsante per tornare all'inizio