Mentre il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, è negli Stati Uniti per incontrare Joe Biden e presentargli il suo “piano per la vittoria” nella guerra contro gli invasori russi, da Mosca arriva la risposta di Vladimir Putin.

La dottrina nucleare russa

Il presidente della Russia ha infatti tenuto pubblicamente per la prima volta, il 25 settembre, una riunione del Consiglio di sicurezza sulla deterrenza nucleare. “I fondamenti della politica statale nel campo della deterrenza nucleare devono adattarsi alle realtà attuali” ha dichiarato Putin. Pertanto “una minaccia critica alla sovranità della Federazione Russa, anche tramite armi convenzionali, costituirà la base per una risposta nucleare“.

Vladimir Putin. Foto Ansa/Epa Maxim Shemetov

La dottrina nucleare russa ha sempre avuto come principio la deterrenza, ossia prevenire attacchi nemici mediante la minaccia di una risposta devastante. Tuttavia, il deterioramento delle relazioni tra Mosca e l’Occidente, aggravato dalla guerra in Ucraina, ha spinto il Cremlino a rivedere queste linee guida. Uno dei punti centrali della nuova dottrina è la difesa della Bielorussia, governata dal presidente Alexander Lukashenko, vassallo di Putin. Secondo le nuove disposizioni, qualsiasi attacco contro Minsk potrebbe diventare un casus belli per Mosca, giustificando l’utilizzo di armi atomiche. “Non possiamo permettere che i nostri alleati siano vulnerabili” ha affermato Putin.

Gli Usa: “Putin faccia attenzione…

L’annuncio ha sollevato preoccupazioni tra i Paesi membri della NATO e dell’Unione Europea. Gli Stati Uniti e i loro alleati hanno condannato la retorica nucleare di Mosca, definendola irresponsabile e pericolosa. Antony Blinken, Segretario di Stato americano, ha dichiarato che “qualsiasi uso di armi nucleari porterebbe a conseguenze catastrofiche per la Russia”.

Nel frattempo, in Europa si discute se aumentare la presenza militare nei paesi vicini alla Bielorussia e al confine con la Russia. Alcuni analisti vedono la mossa di Putin come un tentativo di spaventare l’Occidente, testando i limiti delle reazioni internazionali. Tuttavia, altri avvertono che Mosca potrebbe davvero considerare l’uso del nucleare se messa alle strette, soprattutto nel contesto del conflitto ucraino, che si protrae ormai da anni senza una risoluzione definitiva.

Il Segretario di Stato americano Antony Blinken (a sinistra) durante una riunione al Consiglio di sicurezza dell’ONU. Foto Ansa/Epa Sara Yenesel

Rischi globali e scenari futuri

L’aggiornamento della dottrina nucleare russa voluto da Putin segna una pericolosa escalation nella guerra di nervi tra Mosca e l’Occidente. Le armi nucleari rappresentano uno degli strumenti più potenti a disposizione del Cremlino, e la loro possibile attivazione, anche solo in risposta a un attacco convenzionale, solleva seri dubbi su quanto la situazione possa degenerare.

L’equilibrio nucleare, fondato sulla deterrenza reciproca, rischia di essere messo a dura prova da una dottrina così flessibile. Se un attacco alla Bielorussia o alla Russia può innescare una risposta nucleare, si apre la possibilità di errori di calcolo o di incidenti che potrebbero scatenare una catastrofe globale. La comunità internazionale, attraverso l’ONU, sta cercando di favorire il dialogo e la de-escalation, ma finora senza risultati concreti.

Analizzando la strategia di Putin, appare chiaro che il Cremlino voglia mantenere alto il livello di tensione con l’Occidente. L’obiettivo è quello di consolidare la propria posizione sia a livello interno che internazionale. L’aggiornamento della dottrina nucleare non è solo una mossa militare, ma anche politica: trasmettere un messaggio di forza all’Occidente, ma anche rassicurare la popolazione russa. Popolazione che, finora, sta sostenendo il potere autocratico di Vladimir Putin. Perché è soggiogata dal terrore. Ma anche perché una non piccola parte di essa appoggia pienamente l’operato del dittatore russo.