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Asta dei Bot, il rendimento è in calo

Ma restano pur sempre uno strumento finanziario molto popolare perché a basso rischio

Nell’ultima asta del 26 settembre 2024, il rendimento dei Bot semestrali è sceso al 3,11%, confermando una tendenza al ribasso. Questa dinamica offre un quadro che i risparmiatori dovranno saper leggere bene al fine di realizzare investimenti sicuri.

Che cos’è un Bot

I Bot (Buoni ordinari del tesoro) sono titoli di Stato a breve termine, emessi dal Ministero dell’Economia e delle Finanze italiano per finanziare il debito pubblico. Hanno una scadenza che varia da 3 a 12 mesi e sono considerati tra gli investimenti più sicuri per chi vuole proteggere il proprio capitale, con un rischio molto basso di perdita. La loro popolarità tra gli investitori, soprattutto tra quelli più conservatori, deriva principalmente dalla loro affidabilità: il Tesoro garantisce il rimborso del capitale alla scadenza, indipendentemente dalle fluttuazioni del mercato. Questo li rende particolarmente attraenti in periodi di incertezza economica.

Asta dei Bot successo il 26 settembre
Foto X @PMI_it

L’asta del 26 settembre

Nell’asta più recente, il Tesoro italiano ha collocato Bot semestrali per un valore complessivo di 7 miliardi di euro. Il rendimento annuo lordo si è attestato al 3,11%, in calo rispetto al 3,5% registrato nei mesi precedenti. Questo trend al ribasso riflette le recenti condizioni economiche, in cui gli investitori sono disposti ad accettare rendimenti inferiori pur di garantirsi la sicurezza di questi titoli di Stato. Questa riduzione dei tassi potrebbe essere legata a diversi fattori. Da una parte, il rafforzamento dell’economia europea sta riducendo la necessità per i governi di offrire alti rendimenti per attrarre capitali. Dall’altra, l’aumento della domanda per titoli sicuri ha compresso i tassi di interesse, riducendo i rendimenti per gli investitori.

Implicazioni per i risparmiatori

Per i risparmiatori italiani, la discesa dei rendimenti dei Bot solleva alcune domande cruciali. Se da un lato i Buoni ordinari del Tesoro continuano a rappresentare un’opzione sicura per proteggere il capitale, dall’altro lato i rendimenti sempre più bassi potrebbero non essere sufficienti a compensare l’inflazione, soprattutto in un contesto di incertezza economica globale. Molti esperti consigliano di diversificare il portafoglio di investimenti, bilanciando titoli a basso rischio come i Bot con altre opzioni, come i Btp (Buoni del tesoro poliennali) o i fondi obbligazionari. Opzioni che offrono rendimenti potenzialmente più elevati a fronte di un rischio leggermente maggiore.

Italia asta dei Bot settembre 2024
Foto X @PMI_it

Il confronto con altri investimenti

Sebbene i Bot siano apprezzati per la loro sicurezza, ci sono alternative che offrono rendimenti superiori. Ad esempio, i conti deposito o i fondi obbligazionari a lungo termine possono garantire un ritorno più alto, anche se con un livello di rischio leggermente maggiore.

Inoltre, il confronto con altri titoli di Stato come i Btp a medio e lungo termine rivela che i Bot, pur essendo sicuri, stanno perdendo terreno in termini di attrattività rispetto ad altre soluzioni che offrono rendimenti più interessanti a chi è disposto a immobilizzare il proprio capitale per periodi più lunghi.

Le prossime aste dei Bot

Gli analisti prevedono che i rendimenti dei Bot continueranno a seguire una tendenza ribassista, soprattutto se le condizioni macroeconomiche rimarranno stabili e se l’inflazione continuerà a rallentare. Tuttavia, è importante monitorare gli sviluppi globali, come le decisioni di politica monetaria della Banca centrale europea (Bce), che potrebbero influenzare i tassi di interesse. E, di conseguenza, i rendimenti dei titoli di Stato. In questo contesto, i risparmiatori dovrebbero mantenere una strategia flessibile, valutando attentamente le opportunità offerte dalle aste e confrontandole con altre opzioni di investimento disponibili sul mercato.

 

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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