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Mira Murati, le dimissioni che scuotono OpenAI

Ma quello della CTO non è un caso isolato. Se ne sono già andati anche Bob McGrew, fra i principali sviluppatori, e il tecnico Barret Zoph

Il mondo della tecnologia ha assistito con stupore alle dimissioni di Mira Murati, Chief Technology Officer (CTO) di OpenAI. Si tratta di una delle figure centrali nello sviluppo dei modelli di intelligenza artificiale più avanzati dell’azienda, tra cui ChatGPT. La notizia ha scatenato ampie discussioni all’interno della comunità tecnologica, poiché le sue dimissioni si inseriscono in un periodo di transizione per OpenAI, che sta riorganizzando le sue operazioni e valutando nuove direzioni strategiche.

Una figura chiave per l’IA

Murati è stata uno degli artefici principali dello sviluppo tecnologico di OpenAI. La sua leadership è stata determinante nell’introduzione di diverse innovazioni cruciali nell’intelligenza artificiale, compresa la creazione dei modelli di linguaggio come GPT, che hanno contribuito a consolidare l’azienda come leader mondiale nel campo dell’IA. Il suo contributo non si è limitato all’aspetto tecnico, ma ha anche influenzato decisioni di governance e politiche aziendali legate all’uso etico e responsabile dell’IA.

Murati OpenAI
Foto X @Martinoleary

Verso una nuova struttura

Uno dei fattori che potrebbe aver giocato un ruolo nelle dimissioni di Murati è la recente decisione di OpenAI di adottare un modello for-profit, passando da una struttura non profit a una orientata al guadagno. Questo cambiamento, annunciato dal Ceo Sam Altman, rappresenta una svolta epocale per l’azienda. La quale fin dalla sua fondazione aveva abbracciato un modello basato su principi etici e di responsabilità nell’uso delle tecnologie di intelligenza artificiale. Ma ormai quello dell’intelligenza artificiale è diventato uno più grossi business al mondo.

La trasformazione verso una società a scopo di lucro comporta inevitabilmente un cambiamento nelle priorità aziendali, spostando l’attenzione dalla ricerca pura all’implementazione di soluzioni commerciali e al raggiungimento di obiettivi finanziari. Sebbene Altman abbia rassicurato che l’impegno di OpenAI nel promuovere un’IA sicura e responsabile rimane invariato, molti si interrogano. Come tutto questo influenzerà il futuro dell’azienda e la sua missione originale?

Non solo Murati: altre dimissioni

Le dimissioni di Mira Murati non sono un caso isolato. Nelle ultime settimane, altri dirigenti di alto profilo hanno lasciato OpenAI, sollevando dubbi sul clima interno all’azienda. Tra coloro che hanno presentato le dimissioni vi sono anche Bob McGrew, uno dei principali sviluppatori, e Barret Zoph, altro importante membro del team tecnico.

Murati e gli altri dimissionari da OpenAI
Foto X @solopreneur_pvt

Questa serie di abbandoni è vista da molti come un segnale di una possibile crisi interna, dovuta ai nuovi orientamenti strategici che non sembrano allinearsi con le aspettative e le visioni di alcuni membri storici dell’organizzazione. Tuttavia, Altman ha dichiarato che l’azienda è pronta ad affrontare questa fase di transizione.

Il futuro di OpenAI

Nonostante il tumulto causato dalle dimissioni, OpenAI rimane una delle realtà più innovative e influenti nel settore dell’intelligenza artificiale. La capacità dell’azienda di rimanere competitiva sul mercato dipenderà in gran parte dalla sua abilità di bilanciare la crescita economica con l’attenzione alla responsabilità sociale e all’uso etico delle sue tecnologie. L’uscita di scena di Murati potrebbe anche aprire nuove opportunità per un rinnovamento del team e un’evoluzione della cultura aziendale. Tuttavia, sarà cruciale osservare come la nuova leadership affronterà le sfide future e come OpenAI gestirà la delicata questione del mantenimento della fiducia del pubblico e della comunità scientifica.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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