Il nuovo Consiglio di Amministrazione della Rai è stato finalmente formato il 26 settembre 2024, in un contesto politico teso. Il Senato ha eletto Antonio Marano e Alessandro Di Majo, mentre la Camera ha scelto Federica Frangi e Roberto Natale. Questi nomi rappresentano un mix di figure esperte nel settore audiovisivo e nuovi ingressi, ma la votazione ha messo in evidenza una netta spaccatura nell’opposizione politica.

Le nomine del nuovo Cda

La composizione del nuovo Cda della Rai riflette una dinamica politica complessa. Antonio Marano, veterano della televisione pubblica con una lunga carriera ai vertici di viale Mazzini, è stato eletto dal Senato insieme ad Alessandro Di Majo, avvocato esperto in diritto d’autore. La Camera, invece, ha optato per la giornalista Federica Frangi, vicina a Fratelli d’Italia, e per Roberto Natale, ex presidente della Federazione Nazionale della Stampa Italiana (FNSI).

In alto da sinistra: Federica Frangi, Roberto Natale e Antonio Marano; in basso da sinistra: Alessandro Di Majo, Simona Agnes e Giampaolo Rossi

Il processo di nomina non è stato privo di contrasti. La maggioranza parlamentare ha spinto per consolidare la propria influenza all’interno della Rai, scegliendo figure che fossero in grado di rappresentare gli interessi del Governo e del Centrodestra, portando avanti la linea di Giorgia Meloni.

La divisione nell’opposizione

Se da un lato il Governo ha rafforzato la propria presa sulla Rai, dall’altro si è registrata una profonda spaccatura all’interno dell’opposizione. Il Partito Democratico e Azione hanno scelto di astenersi dalla votazione, manifestando il loro dissenso verso le nomine. Questa decisione è stata giustificata dall’intenzione di non legittimare quello che considerano un controllo eccessivo da parte del Governo sull’emittente pubblica.

In netto contrasto, il Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra hanno partecipato alla votazione, supportando la formazione del nuovo Cda, generando così tensioni tra le forze politiche che compongono l’opposizione. La mossa ha sollevato interrogativi sulle future alleanze, con possibili ripercussioni sia a livello nazionale che locale, come ad esempio in Liguria, dove le dinamiche tra PD e M5S si sono fatte più complesse.

Il futuro della Rai

Con il nuovo Cda, la Rai si trova ad affrontare importanti sfide. In primo piano vi è la questione della qualità dell’informazione pubblica, tema che sta a cuore ai sindacati del settore come l’USIGRai, che ha espresso preoccupazioni sull’indipendenza editoriale e la possibilità di un eccessivo condizionamento politico.

La nuova dirigenza dovrà anche affrontare la trasformazione tecnologica dell’emittente. L’obiettivo è di modernizzare i contenuti e le infrastrutture. Uno dei punti chiave sarà il rafforzamento dell’offerta digitale e la competitività rispetto ai giganti dello streaming. Inoltre, sarà essenziale stabilire un equilibrio tra il mantenimento di una programmazione di qualità e la necessità di sostenibilità economica.

La nomina del nuovo Cda Rai segna una fase cruciale per l’emittente pubblica e per il panorama politico italiano. La maggioranza di Centrodestra ha consolidato il proprio controllo, l’opposizione è divisa e si interroga sulle future collaborazioni. La radio-televisione pubblica, come sempre, rimane un terreno di confronto per influenze politiche. Ma sarà il nuovo gruppo dirigente a decidere se dare priorità all’indipendenza editoriale e alla qualità dell’informazione o piegarsi alle logiche di partito. Purtroppo quasi sempre è questa seconda opzione che alle fine viene scelta.