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Austria, la vittoria dell’estrema destra rischia di destabilizzare la Ue

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Le elezioni politiche in Austria del 29 settembre 2024 hanno segnato una svolta significativa nella politica del Paese alpino. L’ultradestra dell’FPÖ, guidata da Herbert Kickl, ha trionfato, raccogliendo il 29,1% dei voti. Questa vittoria storica segna un punto di non ritorno nella politica austriaca, poiché è la prima volta dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, cioè da 80 anni, che un partito di estrema destra si afferma in modo così netto. Tuttavia, l’FPÖ non ha raggiunto la maggioranza assoluta. L’Austria resta dunque in una situazione di incertezza riguardo alla formazione del prossimo Governo.

La crescita di FPÖ

Il Partito della Libertà Austriaco (FPÖ), noto per le sue posizioni euroscettiche e anti-immigrazione, ha progressivamente guadagnato terreno negli ultimi anni, cavalcando il malcontento popolare verso le politiche dell’Unione Europea e l’immigrazione. Herbert Kickl, il leader del partito, ha saputo canalizzare il risentimento dei cittadini verso una narrativa di protezione dei valori nazionali e di opposizione a Bruxelles.

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I dirigenti del Partito della Libertà esultano dopo la vittoria. Foto Ansa/Epa Filip Singer

Il successo dell’FPÖ riflette una tendenza comune a molti Paesi europei, dove i partiti populisti e nazionalisti stanno guadagnando consensi. In questo contesto, il Partito Popolare Austriaco (ÖVP), che negli anni precedenti aveva dominato la scena politica, ha subito una pesante sconfitta, fermandosi al 26% dei voti. Anche il Partito Socialdemocratico Austriaco (SPÖ) ha registrato un calo significativo, con risultati al di sotto delle aspettative, al 21%.

Austria senza Governo

Nonostante la vittoria, l’FPÖ non ha ottenuto la maggioranza assoluta necessaria per governare da solo in Austria. E ora si trova di fronte a una sfida cruciale: trovare alleati per formare un governo stabile. I tentativi di Kickl di aprire al dialogo con gli altri partiti sembrano essere in salita. Il Partito Popolare e i Socialdemocratici hanno già manifestato riluttanza a collaborare con l’FPÖ, a causa delle divergenze ideologiche profonde.

Anche i Verdi, che hanno ottenuto una parte minore dei voti, hanno escluso una possibile coalizione con l’estrema destra. La situazione politica rimane dunque molto incerta. Il futuro Governo potrebbe richiedere lunghe trattative e compromessi difficili. O addirittura portare a nuove elezioni qualora non si riuscisse a trovare un accordo.

Il presidente del Partito della Libertà austriaco (FPOe) Herbert Kickl. Foto Ansa/Epa Filip Singer

Le reazioni in Europa

Il trionfo dell’ultradestra austriaca non è passato inosservato in Europa. Bruxelles osserva con preoccupazione lo spostamento a destra di un altro paese membro. L’Ue, che già affronta tensioni interne con l’Ungheria e la Polonia, vede la vittoria dell’FPÖ come un ulteriore segnale della crescente forza del nazionalismo in Europa.

Questo risultato potrebbe complicare ulteriormente le relazioni tra l’Austria e gli altri membri dell’Unione, specialmente in materia di immigrazione e cooperazione internazionale. A livello internazionale, le reazioni sono miste. Mentre alcuni leader nazionalisti, come Marine Le Pen in Francia e Matteo Salvini in Italia, hanno accolto con favore la vittoria dell’FPÖ, altri esprimono preoccupazione per la stabilità politica dell’Austria e il suo ruolo in Europa.

Il panorama politico austriaco appare intanto più frammentato che mai. Le divisioni tra città e campagna, così come tra le diverse generazioni, si riflettono nei risultati delle elezioni. Le aree rurali hanno votato in massa per l’FPÖ, mentre le città, in particolare Vienna, sono rimaste più inclini ai partiti tradizionali. L’esito delle elezioni rappresenta non solo un cambiamento di potere, ma anche una sfida per la coesione interna del Paese.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore. Segui Domenico su Facebook Segui Domenico su Linkedin

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