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Bollo auto, il Governo Meloni di fronte a un bivio

Adesso deve decidere cosa fare: lo riduce? Lo elimina? Le Regioni sulle barricate perché senza bollo calano le entrate in bilancio

Negli ultimi mesi, il tema del bollo auto ha catturato l’attenzione dell’opinione pubblica e degli automobilisti italiani. Specialmente in seguito alle dichiarazioni del Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Diverse ipotesi sono circolate circa una possibile revisione o addirittura abolizione del bollo, una tassa annua che da sempre suscita accesi dibattiti. La questione è centrale poiché il bollo auto rappresenta una fonte di reddito per le regioni italiane, ma anche un peso significativo per milioni di cittadini.

In varie occasioni Meloni ha affrontato il tema del bollo auto durante i suoi discorsi. Nonostante non sia stata ancora presa una decisione definitiva, il Governo ha lasciato intendere che ci potrebbero essere delle novità in merito nel prossimo futuro. Meloni ha sottolineato la necessità di una riforma fiscale complessiva, all’interno della quale il bollo auto potrebbe essere ridiscusso. Sia in termini di riduzione della pressione fiscale sui cittadini che di rimodulazione delle imposte a seconda delle fasce di reddito.

Bolo auto Italia 2024
Foto X @sicurauto

Secondo quanto emerso, l’obiettivo dell’esecutivo sarebbe quello di alleviare il carico fiscale che grava sugli automobilisti italiani, molti dei quali si trovano già ad affrontare costi elevati legati al carburante, alla manutenzione del veicolo e ad altre spese di circolazione. Il bollo auto, una delle tasse più odiate dagli italiani, è spesso considerato eccessivo rispetto ai servizi forniti in cambio. Una sua revisione incontrerebbe senza alcun dubbio un vasto consenso popolare.

Bolla, che succede adesso

Nonostante le intenzioni del Governo, rimangono comunque molti ostacoli da superare. Uno degli aspetti più complessi riguarda la gestione del gettito fiscale derivante dal bollo, che è una tassa regionale. Le regioni italiane, infatti, fanno affidamento su queste entrate per finanziare una parte significativa dei loro bilanci, in particolare nel settore dei trasporti pubblici e delle infrastrutture.

Abolire o ridurre il bollo auto significherebbe dover reperire altre fonti di finanziamento per garantire la stabilità delle finanze regionali. In questo contesto, il dialogo tra il Governo centrale e le amministrazioni regionali è cruciale per trovare un compromesso che possa accontentare entrambe le parti. Tra le proposte emerse, vi è la possibilità di introdurre agevolazioni o esenzioni fiscali per determinate categorie di cittadini. Come i possessori di auto elettriche o coloro con redditi bassi, cercando così di bilanciare la necessità di ridurre la pressione fiscale con l’esigenza di mantenere un flusso di entrate costante.

Bollo auto Governo meloni
La premier Giorgia Meloni. Foto Ansa/Chigi/Filippo Attili

L’impatto ambientale

Un altro punto che il Governo Meloni mette nel mirino riguarda l’impatto ambientale delle automobili: potrebbe diventare una variabile chiave nella riforma del bollo auto. Meno inquini, meno paghi. Negli ultimi anni, i Governi europei hanno spinto sempre più verso una mobilità sostenibile, promuovendo l’acquisto di veicoli elettrici e ibridi attraverso incentivi e sgravi fiscali.

In questo contesto c’è la necessità di incentivare il passaggio a mezzi meno inquinanti, con una possibile rimodulazione del bollo in base alle emissioni di CO2 (anidride carbonica) dei veicoli. Tale misura potrebbe allinearsi con gli obiettivi di riduzione delle emissioni stabiliti a livello europeo, ma richiederebbe un coordinamento attento con l’industria automobilistica. E, soprattutto, un potenziamento delle infrastrutture per la ricarica dei veicoli elettrici.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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