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Avevano un Picasso appeso in salotto (ma non lo sapevano)

Vale 6 milioni. La famiglia di un rigattiere lo ha custodito credendolo un quadro come un altro. Eppure era firmato in alto: "Picasso"

Dopo decenni di ignoto riposo in una casa a Capri, un capolavoro di Pablo Picasso – il “Buste de Femme Dora Maar” – è stato finalmente ritrovato. Un rigattiere, Luigi Lo Rosso, senza mai immaginare di avere tra le mani un pezzo d’arte di immenso valore, ha custodito per oltre 60 anni questo dipinto originale del famoso artista spagnolo. La sorprendente scoperta ha gettato luce su un tesoro nascosto, che ora è stato valutato a più di 6 milioni di euro.

Una scoperta incredibile

La storia comincia con una famiglia di Capri che, per generazioni, ha avuto il quadro appeso nel salotto. L’opera era stata acquistata da un rigattiere locale negli Anni Sessanta, in un momento in cui nessuno sospettava che potesse trattarsi di un autentico Picasso. La tela è stata trattata come un comune arredo domestico per decenni, fino a quando una recente valutazione ha svelato la sua vera natura. Gli esperti d’arte chiamati per l’analisi dell’opera hanno rapidamente confermato l’autenticità della firma di Picasso e la qualità artistica del dipinto. L’opera, che si ritiene risalga a uno dei periodi più prolifici dell’artista, è stata immediatamente sottoposta a ulteriori studi per stabilirne l’esatto valore.

Picasso trovato a Capri
Il “Buste de Femme Dora Maar”, rimasto appeso per anni nel salotto della famiglia Lo Rosso di Capri. Foto Ansa

Il contesto del Picasso ritrovato

Pablo Picasso, uno degli artisti più influenti del XX secolo, è noto per aver rivoluzionato il mondo dell’arte attraverso il cubismo, ma anche per aver esplorato diverse tecniche e stili. Ogni sua opera rappresenta un pezzo di storia dell’arte e i suoi dipinti sono ambiti dai collezionisti di tutto il mondo. Il quadro scoperto a Pompei appartiene probabilmente a uno dei suoi periodi intermedi, caratterizzato da una fusione di tecniche astratte e figurative. Questo rende l’opera particolarmente preziosa, poiché offre uno spaccato unico del percorso artistico di Picasso.

La valutazione del quadro

Dopo la scoperta c’è stata una perizia approfondita per determinare il valore esatto dell’opera. Gli esperti d’arte hanno valutato il dipinto intorno ai 6 milioni di euro, anche se il valore potrebbe aumentare con il passare del tempo, soprattutto data la provenienza misteriosa e la conservazione eccezionale del quadro. L’importanza della scoperta risiede non solo nel valore economico, ma anche nel suo significato storico. La presenza di un Picasso in un contesto così inusuale come una casa privata di Pompei getta luce su come l’arte possa attraversare le generazioni e gli spazi senza perdere la sua rilevanza culturale.

Lo Rosso Picasso
Il rigattiere Luigi Lo Rosso. Foto Ansa

L’ignaro custode del tesoro

Il rigattiere che ha custodito l’opera per così tanto tempo non aveva idea di possedere un pezzo di storia dell’arte. Durante questi anni, il quadro è stato appeso nella casa come parte dell’arredamento quotidiano, senza particolari attenzioni o trattamenti speciali. Solo un fortuito incontro con un esperto d’arte ha permesso di rivelare il segreto che la famiglia conservava inconsapevolmente.

Questa scoperta ha sollevato domande su quante altre opere d’arte possano essere ancora nascoste in abitazioni private, non riconosciute dai loro proprietari. L’idea che un altro Picasso possa essere celato in una soffitta o in una cantina rende affascinante il mondo dell’arte e dei collezionisti. Ma in fondo non c’è da stupirsi: è sempre stato così. Ed è certo che salteranno fuori altre opere di grandi artisti ancora nascoste. È soltanto questione di tempo.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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