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Addio a Merloni, gigante dell’industria e della politica italiana

Si è spento a 99 anni l'imprenditore anima del gruppo Ariston. Geniale capitano d'industria, è stato anche ministro dei governi Amato e Ciampi

Francesco Merloni, figura di spicco dell’industria italiana e fondatore di Ariston, è deceduto nella sua casa di Fabriano (Ancona) all’età di 99 anni il 1 ottobre. Merloni è stato una delle personalità più influenti sulla scena industriale italiana del XX secolo. Ha contribuito in modo significativo allo sviluppo dell’economia nazionale. La sua scomparsa segna la fine di un’epoca, ma il suo lascito continuerà a influenzare le generazioni future.

La nascita di un impero

Merloni, nato il 17 settembre 1925 a Fabriano, è cresciuto in un’Italia segnata dalla Seconda Guerra Mondiale. Dopo essersi laureato in ingegneria, si dedica all’impresa di famiglia, un’azienda che si occupava inizialmente di produzione di bilance. Tuttavia, Merloni aveva ben altre ambizioni. Nel 1960 fonda Ariston, un marchio destinato a rivoluzionare il settore degli elettrodomestici, grazie alla produzione di scaldabagni, caldaie e altri prodotti di alta qualità per la casa.

Merloni morto a 99 anni
Merloni (a destra) con Carlo Azeglio Ciampi. Foto Ansa/Quirinale Enrico Oliverio

L’azienda Ariston diventa rapidamente un simbolo del ‘miracolo economico’ italiano del dopoguerra, ampliando la sua presenza a livello globale e divenendo sinonimo di eccellenza e innovazione tecnologica. Merloni guida l’espansione internazionale del marchio con una visione strategica che lo porta a conquistare mercati in Europa, Asia e America Latina.

L’impegno politico

Oltre alla sua carriera imprenditoriale, Merloni ha avuto un importante ruolo in politica. Negli Anni Novanta, ha ricoperto incarichi di prestigio come ministro dei Lavori Pubblici durante i Governi di Giuliano Amato e Carlo Azeglio Ciampi. Il suo approccio pragmatico e la sua dedizione alla modernizzazione delle infrastrutture italiane hanno lasciato un’impronta tangibile.

Nonostante i suoi successi in politica, Merloni non ha mai abbandonato l’impegno verso l’azienda di famiglia. Anche dopo essersi ritirato dalla gestione quotidiana, ha continuato a fornire consigli e orientamenti strategici, mantenendo sempre viva la sua passione per l’industria.

Un’eredità di valori

Francesco Merloni non è stato solo un capitano d’industria, ma anche un uomo di profonda umanità. Durante la pandemia di Covid ha effettuato generose donazioni per sostenere gli ospedali locali, dimostrando il suo attaccamento alla comunità e il suo spirito di solidarietà. Questa attenzione verso il benessere del territorio ha caratterizzato tutta la sua vita e le sue azioni, rendendolo un modello per le generazioni future di imprenditori.

Merloni Francesco foto archivio
Francesco Merloni ne 2013. Foto Ansa/Pierpaolo Calavita

L’azienda Ariston Group, oggi un colosso globale, continua a essere un punto di riferimento nel settore degli elettrodomestici. E il nome di Merloni rimarrà per sempre associato a un’idea di qualità, innovazione e responsabilità sociale.

La fine di un’epoca

La scomparsa di Francesco Merloni lascia un vuoto non solo nel mondo dell’industria, ma anche nella politica e nella società italiana. Molte personalità del mondo economico e politico hanno espresso il loro cordoglio, ricordando Merloni come un uomo visionario e determinato, capace di coniugare l’innovazione tecnologica con un forte senso di etica e responsabilità.

In un’epoca in cui il ruolo dell’imprenditore sta cambiando, l’esempio di Merloni rimane un faro per chi crede ancora nel potere dell’impresa di fare la differenza nella società. La sua vita e la sua carriera rappresentano un’eredità preziosa che continuerà a ispirare i giovani imprenditori italiani e internazionali.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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