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Bombe termobariche russe sull’Ucraina. Siamo a un passo dall’uso di armi nucleari

L'Europa e il mondo sono sull'orlo del baratro ma ormai come assuefatti e rassegnati a un'inarrestabile guerra senza fine

Negli ultimi giorni, la Russia ha intensificato l’uso di bombe termobariche nelle aree di conflitto in Ucraina, specialmente nella città di Vovchansk, nell’oblast di Kharkiv. Lì i russi hanno sganciato la bomba non nucleare più potente che esista. Le immagini satellitari e i rapporti sul campo confermano l’uso di queste armi devastanti, in grado di distruggere interi quartieri e di lasciare una scia di distruzione senza precedenti.

Le bombe termobariche

Le bombe termobariche, note anche come armi a vuoto, sono progettate per creare un’enorme esplosione sfruttando l’ossigeno circostante. Il principio di funzionamento è semplice ma estremamente efficace. La bomba disperde un aerosol chimico infiammabile, che poi viene fatto esplodere, creando un’onda d’urto e un’incredibile quantità di calore. Il risultato è un’implosione seguita da una seconda esplosione che risucchia l’ossigeno dall’aria e causa devastanti danni ai polmoni, oltre a bruciare tutto ciò che si trova nel raggio d’azione.

Bombe termobariche russe contro l'Ucraina
Bombe termobariche su Vovchansk (Ucraina). Immagine pubblicata da Newsweek.com

I danni provocati dalle bombe termobariche sono immani. Queste armi, spesso considerate la ‘soluzione’ più potente dopo le bombe nucleari, creano esplosioni di una potenza tale da distruggere edifici, veicoli e infrastrutture. Gli esperti militari considerano questo tipo di ordigni particolarmente distruttivi in aree urbane densamente popolate, poiché l’onda d’urto può facilmente ‘entrare’ negli edifici e uccidere chiunque si trovi al loro interno.

Uno degli effetti più temibili è l’impossibilità di sfuggire all’onda d’urto. Mentre una bomba convenzionale potrebbe non essere in grado di raggiungere gli individui nascosti in bunker o strutture sotterranee, la pressione creata da una bomba termobarica è in grado di penetrare attraverso aperture e crepe, causando asfissia o danni interni fatali.

Utilizzo in Ucraina

Il Governo dell’Ucraina ha denunciato più volte l’uso di queste armi da parte delle forze russe. In particolare, l’attacco su Vovchansk rappresenta uno dei più gravi casi documentati. L’impiego di queste bombe ha sollevato una grande preoccupazione tra le organizzazioni internazionali, che stanno cercando di verificare se l’uso delle bombe termobariche vìoli il diritto internazionale umanitario. Sebbene non ci sia un trattato specifico che proibisca l’uso di queste armi, il loro impiego contro obiettivi civili potrebbe configurare crimini di guerra. Soprattutto se utilizzate in aree densamente abitate.

Putin bombe termobariche in Ucraina
Putin visita il parco industriale di Rudnevo a Mosca. Foto Ansa/Epa/Kristina Kormilitsyna

Reazioni internazionali

Le reazioni della comunità internazionale non si sono fatte attendere. Organizzazioni come le Nazioni Unite e la Croce Rossa hanno espresso profonda preoccupazione per l’utilizzo di queste armi. Nonostante le pressioni internazionali, la Russia di Putin continua a difendere il suo ‘diritto’ a utilizzare qualsiasi arma a sua disposizione per proteggere i propri interessi, sostenendo che le bombe termobariche siano state impiegate solo contro obiettivi militari.

Tuttavia, il confine tra obiettivi militari e civili diventa sempre più sottile in un conflitto dove le città ucraine sono diventate il teatro principale degli scontri. La distruzione di infrastrutture vitali, come ospedali e scuole, aggrava ulteriormente la crisi umanitaria in corso, rendendo difficili gli sforzi per fornire assistenza alle popolazioni colpite. Mentre il conflitto continua – e Putin minaccia l’uso delle bombe atomiche – l’uso di queste armi rappresenta una minaccia sempre più preoccupante. L’intervento della comunità internazionale sarà cruciale per limitare l’uso di tali armi e per proteggere i civili da ulteriori sofferenze.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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