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Luigi Manconi racconta la sua esperienza della cecità

Nel suo libro "Cieco: La scomparsa dei colori", il sociologo e uomo politico di sinistra affronta il tema della disabilità e dei cambiamenti che essa provoca

Luigi Manconi, sociologo, uomo politico e attivista, ha sempre avuto una forte voce nel dibattito pubblico, specialmente su temi sociali e diritti civili. Nel suo libro “Cieco: La scomparsa dei colori”, Manconi si apre in modo profondo e personale sulla sua esperienza con la cecità, offrendo ai lettori una riflessione complessa e autentica sulla disabilità.

Il titolo del libro già suggerisce l’importanza della vista e come la sua mancanza influenzi la percezione del mondo circostante. Per chi perde la vista, la scomparsa dei colori è un concetto centrale che indica non solo la perdita di una capacità fisica, ma anche un cambiamento profondo nel modo di interpretare e vivere la realtà.

Manconi libro sulla cecità
Luigi Manconi. Foto Ansa/Angelo Carconi

L’esperienza di Manconi

Nel libro, Manconi racconta il suo progressivo distacco dalla vista, descrivendo dettagliatamente come questo abbia influenzato la sua vita quotidiana e il suo rapporto con il mondo. Con una narrativa schietta e mai pietistica, Manconi non si concentra solo sull’aspetto fisico della cecità, ma indaga anche su ciò che essa significa dal punto di vista simbolico e sociale.

La cecità emerge quindi non soltanto come una perdita personale, ma come un cambiamento che ridefinisce completamente la relazione con la realtà. Manconi riesce a portare il lettore dentro la sua esperienza, descrivendo con precisione i dettagli che ora percepisce e quelli che ha smesso di percepire. Da tutto ciò deriva una nuova consapevolezza su quanto i sensi guidino la nostra percezione del mondo.

Un racconto politico e sociale

Ma Cieco: La scomparsa dei colori non è solo un racconto personale. Manconi, noto per il suo impegno politico, usa la sua esperienza per avviare una riflessione più ampia sulla disabilità come condizione sociale. La mancanza di vista viene affrontata come una sfida che va oltre il singolo individuo, evidenziando come la società debba adattarsi e diventare più inclusiva nei confronti delle persone con disabilità. Manconi parla di come la cecità abbia cambiato il suo rapporto con la politica, ponendo l’accento sulla necessità di politiche più incisive che promuovano l’accessibilità e i diritti delle persone con disabilità. Attraverso questo libro, Manconi tenta di dare voce a coloro che spesso vengono ignorati o sottovalutati nel dibattito pubblico.

Bianca Berlinguer con Luigi Manconi
Luigi Manconi e Bianca Berlinguer nel 2021. Foto Ansa/Massimo Percossi

Il valore della percezione

Uno dei temi centrali del libro è la riflessione su cosa significhi realmente percepire il mondo. Perdere la vista non è solo perdere un senso, ma significa ridefinire completamente il modo in cui ci si orienta nella realtà. Manconi esplora la percezione attraverso gli altri sensi e come il cervello umano si adatti a nuovi modi di vivere, rendendo visibile l’invisibile.

La narrazione non cerca mai di banalizzare l’esperienza della disabilità, ma anzi, offre uno sguardo complesso e sensibile su come la perdita di un senso possa portare a una nuova forma di consapevolezza e comprensione del mondo.

In ‘Cieco: La scomparsa dei colori’, Luigi Manconi si dimostra non solo un valido intellettuale e politico, ma anche un narratore capace di trasmettere una profonda riflessione umana e sociale. Questo libro è un invito a vedere il mondo da una prospettiva diversa e a riflettere su come le disabilità influenzino la nostra percezione e la nostra vita.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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