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Virus Marburg, paura in Germania: ecco cosa sta accadendo

È portato dai pipistrelli. Nel 2005 la pediatra aostana Maria Bonino, 51 anni, ne morì in Africa dove curava i bambini da volontaria

In Germania, e più precisamente ad Amburgo, è emersa una forte preoccupazione riguardo al potenziale rischio di un’epidemia di virus Marburg. Appartenente alla stessa famiglia dei filovirus, come l’Ebola, è noto per causare febbri emorragiche gravi, spesso letali. Nonostante sia relativamente raro, ogni nuovo caso o sospetto porta con sé un grande allarme, soprattutto in Europa, dove le infrastrutture sanitarie avanzate cercano di bloccare la diffusione di questi patogeni pericolosi.

Cos’è il virus Marburg?

Il virus Marburg fu identificato per la prima volta nel 1967 in Germania, nelle città di Marburgo e Francoforte, oltre che a Belgrado, in Serbia. L’epidemia iniziale era legata a dei primati importati dall’Uganda per la ricerca medica. Gli scienziati che lavoravano con i campioni furono esposti accidentalmente al virus, provocando un’epidemia con un tasso di mortalità variabile tra il 23% e il 90%, a seconda del ceppo e delle condizioni di risposta sanitaria.

Virus Marburg Amburgo
Foto Ansa/Epa Christian Carisius

Il virus si trasmette attraverso il contatto diretto con fluidi corporei infetti, come sangue, vomito, feci e sudore. Anche il contatto con superfici o materiali contaminati, come lenzuola o strumenti medici, può portare al contagio. Gli esseri umani possono essere infettati tramite il contatto con animali portatori del virus, principalmente pipistrelli della frutta, ritenuti i serbatoi naturali del virus.

Sintomi e trattamento

I sintomi del virus Marburg iniziano improvvisamente con febbre alta, mal di testa e dolori muscolari. Col progredire dell’infezione, compaiono vomito, diarrea grave e, in molti casi, emorragie interne ed esterne, che portano alla disidratazione e, infine, alla morte nei casi più gravi.

Attualmente non esistono vaccini o trattamenti antivirali specifici per il virus Marburg. Il trattamento si basa principalmente su cure di supporto, come la reidratazione e la gestione dei sintomi, per aumentare le possibilità di sopravvivenza del paziente. Tuttavia, la mortalità rimane estremamente alta, soprattutto nelle zone con scarse risorse sanitarie.

Italiana uccisa virus Marburg
Maria Bonino, la volontaria valdostana morta in Angola nel 2005 a causa del virus Marburg. Aveva 51 anni e lavorava come pediatra all’ Ospedale Beauregard del capoluogo valdostano dal 1990. Pur essendo ancora in organico, da tre anni era in aspettativa e svolgeva l’ attività di volontaria per la ong Medici con l’ Africa Cuamm. Foto Ansa

Rischi di diffusione in Europa

Nell’autunno del 2024, ad Amburgo è stato segnalato un caso sospetto di infezione da virus Marburg, che ha fatto scattare immediatamente i protocolli di contenimento. Le autorità sanitarie tedesche hanno implementato misure di quarantena per tutti coloro che sono stati in contatto con il paziente. Gli ospedali della città sono stati dotati di strutture appositamente predisposte per gestire pazienti con malattie infettive ad alto rischio, minimizzando la possibilità di trasmissione al personale sanitario e al pubblico.

Le autorità sanitarie stanno monitorando attentamente la situazione e stanno cercando di risalire alle origini del contagio. Fino ad ora, il paziente sospetto non aveva effettuato viaggi recenti in zone endemiche del virus Marburg, come l’Africa centrale. Ciò ha sollevato interrogativi su come il virus possa essersi diffuso e ha indotto le autorità a estendere le indagini alle persone e agli animali con cui il paziente potrebbe essere entrato in contatto.

Mentre l’Europa ha sistemi sanitari avanzati, il rischio che il virus Marburg si diffonda è sempre presente. Specie in un mondo globalizzato in cui viaggi internazionali e trasporti di merci possono essere veicoli di agenti patogeni. Tuttavia, il rischio di una pandemia su scala europea, sebbene ridotto, non si può escludere.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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