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Nuovi cardinali, Papa Francesco ne nomina 21 di cui 4 italiani

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Papa Francesco ha nominato 21 nuovi cardinali, 4 dei quali sono italiani. La formalizzazione della nomina avverrà dall’8 dicembre, festa dell’Immacolata concezione. Questa iniziativa conferma l’intento del Papa di garantire una leadership cattolica sempre più diversificata, sempre meno eurocentrica, e più vicina alle periferie geografiche e spirituali di tutto il mondo.

I quattro nuovi cardinali italiani sono Baldassarre Reina, finora vicegerente di Roma che ha ricevuto anche la nomina a cardinale vicario per la diocesi del Papa, cioè Roma. C’è poi Roberto Repole, arcivescovo di Torino. In questo caso si tratta di una delle poche berrette rosse che papa Francesco ha finora assegnato in diocesi tradizionalmente ritenute cardinalizie. Basti pensare che oggi a Milano, così come a Venezia, il vescovo non è cardinale.

Foto Ansa/Massimo Percossi

I cardinali italiani

Gli altri due cardinali italiani che Francesco ha nominato sono padre Fabio Baggio, sottosegretario del dicastero per lo sviluppo umano integrale (con delega specifica per i migranti) e monsignor Angelo Acerbi, che ha 99 anni. Quest’ultimo è probabilmente il più anziano cardinale che sia mai stato nominato. Monsignor Acerbi è un ex nunzio apostolico, vale a dire un ambasciatore della Santa Sede. Dei 4 suddetti neo cardinali soltanto i primi 3 entreranno nel prossimo conclave, data l’età limite di 80 anni. Acerbi è anche l‘unico non elettore nella lista dei 21 nuovi porporati.

Una Chiesa universale

Tra i nuovi cardinali annunciati, si nota una significativa attenzione ai paesi in via di sviluppo e alle regioni che, in passato, sono state meno rappresentate nel collegio cardinalizio. Molti dei neo-cardinali provengono dall’Asia, dall’Africa e dall’America Latina, confermando l’intento del Papa di creare un collegio cardinalizio che sia più rappresentativo delle varie realtà in cui il cattolicesimo è vivo e fiorente. Ad esempio, vi sono nuove nomine da paesi come la Nigeria, il Vietnam e il Brasile, l’Iran, che rappresentano chiese locali in crescita e con un forte impatto a livello regionale.

Oltre ai 4 cardinali italiani, fra gli altri 17 ci sono diversi arcivescovi di grandi capitali del mondo: Lima (Perù), Tokyo (Giappone), Belgrado (Serbia), Abidjan (Costa d’Avorio), Algeri (Algeria) e Teheran (Iran). Oltre a Toronto che pur non essendo una capitale è una grande metropoli. “La loro provenienza – ha detto il Papa al momento dell’annuncio – esprime l’universalità della Chiesa che continua ad annunciare l’amore misericordioso di Dio a tutti gli uomini della terra. L’inserimento nella Diocesi di Roma manifesta poi l’inscindibile legame tra la sede di Pietro e le Chiese particolari diffuse nel mondo”.

Due dei 4 nuovi cardinali italiani: da sin., Angelo Acerbi e Roberto Repole. Foto X @NuovaScintilla

Tre sono invece, i nomi di Curia. Oltre a Baggio, ci sono il lituano Rolandas Makrickas, 51 anni, dal 2021 commissario straordinario per la Basilica Papale di Santa Maria Maggiore. E l’indiano George Koovakad, organizzatore dei viaggi papali. Da segnalare anche l’inserimento nella lista del domenicano Timothy Radcliffe, teologo, che nell’agosto 2025 compirà 80 anni. Per due anni di fila Francesco lo ha voluto predicatore per le giornate di ritiro spirituale del Sinodo sulla Sinodalità.

Le priorità del futuro

Con queste nuove nomine il Pontefice continua a plasmare la composizione del collegio in modo che sia sempre più in linea con la sua visione di una Chiesa più decentralizzata e meno legata alle dinamiche di potere europee.

La nomina dei nuovi cardinali può anche essere vista come un segnale delle priorità della Chiesa nei prossimi decenni. Con la scelta di pastori provenienti da contesti difficili e socialmente impegnati, il Papa evidenzia la necessità di una Chiesa che non si limiti a guidare spiritualmente, ma che sia anche in prima linea nelle sfide della giustizia sociale, della povertà e dell’ambiente.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore. Segui Domenico su Facebook Segui Domenico su Linkedin

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