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Allerta NATO su un Boeing 787

Il velivolo, diretto a Roma Fiumicino, aveva perso i contatti radio con la torre di controllo

Lunedì 7 ottobre la tranquilla rotta di un Boeing 787, in volo verso Roma, ha subito una drammatica svolta quando l’aereo ha perso il contatto radio con i controllori del traffico aereo. Questo evento ha innescato immediatamente il protocollo di allerta NATO, con due caccia F-35 che si sono alzati in volo dalla base di Amendola, in Puglia, per intercettare l’aereo civile.

Perdita di comunicazione

L’episodio ha avuto origine quando il Boeing 787, operante su una rotta internazionale, ha smesso di rispondere alle comunicazioni radio per diversi minuti, un segnale che, secondo le procedure di sicurezza aerea, richiede un intervento tempestivo. Il sistema di difesa NATO monitora costantemente le rotte aeree sopra l’Europa, pronto ad attivarsi in caso di eventi sospetti che possano minacciare la sicurezza dei cieli. La mancanza di risposta del Boeing ha fatto scattare la decisione di lanciare due caccia F-35, una delle più avanzate e sofisticate macchine da combattimento aereo in dotazione all’Alleanza Atlantica.

Boeing 787 Roma
Foto X @TerrinoniL

L’affiancamento del Boeing

I caccia, decollati dalla base di Amendola – a Bari, l’aeroporto militare più grande d’Italia, in Europa secondo soltanto alla Ramstein Air Base – hanno rapidamente raggiunto l’aereo di linea. I piloti dei caccia hanno quindi verificato la situazione e si sono assicurati che l’aereo non fosse in pericolo.

Tutto si è risolto senza incidenti: si era trattato di un guasto temporaneo alle comunicazioni. Si è provveduto rapidamente a ristabilire il contatto radio tra il Boeing 787 e la torre di controllo e il volo ha poi proseguito senza ulteriori problemi verso l’aeroporto di Roma Fiumicino, dove è atterrato in sicurezza.

Nonostante non vi fossero reali minacce per la sicurezza, l’episodio ha dimostrato ancora una volta l’efficacia dei sistemi di monitoraggio e risposta della NATO, che ha agito prontamente per evitare rischi potenziali. Il protocollo di scramble, ovvero il decollo rapido degli aerei da combattimento in caso di allerta, si è rivelato ancora una volta uno strumento fondamentale per la gestione delle emergenze aeree.

I caccia F-35

Gli F-35, impiegati in questa operazione, sono caccia multiruolo di quinta generazione, dotati di avanzati sistemi di radar e armamenti sofisticati. Sono capaci di svolgere missioni di ricognizione, combattimento e difesa. Utilizzati da diverse forze aeree europee, compresa quella italiana, sono fondamentali per garantire la protezione dello spazio aereo in situazioni critiche di qualunque genere, come avvenuto per il Boeing diretto a Roma.

Boeing caccia F-35 intercettazione
Foto X @GhironiQuinto

L’uso degli F-35 in scenari come questo sottolinea il loro ruolo centrale nella difesa collettiva e nella capacità di intervento rapido delle forze NATO, capaci di gestire minacce sia convenzionali che non convenzionali. L’abilità di questi caccia di rispondere a situazioni di emergenza aerea contribuisce in modo significativo alla sicurezza e alla stabilità del traffico aereo europeo.

Il caso Boeing, campanello d’allarme

Fortunatamente, l’episodio del volo diretto a Roma si è concluso senza conseguenze per i passeggeri del Boeing, ma ha evidenziato l’importanza della sorveglianza continua dei cieli europei. Ogni perdita di contatto radio è trattata con la massima serietà, poiché può rappresentare un rischio potenziale, come già avvenuto in passato in situazioni più gravi. L’intervento degli F-35 ha quindi dimostrato ancora una volta quanto sia cruciale la cooperazione tra le forze aeree e le autorità civili per garantire voli sicuri su tutto il continente europeo.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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