Proseguono senza sosta i bombardamenti e le operazioni militari di Israele in Libano. Dove Beirut in queste ore è presa d’assalto. Secondo l’agenzia libanese Nna, i quartieri meridionali di Beirut questo fine settimana sono stati oggetto di una trentina di attacchi delle forze israeliane. Rappresentando uno dei bombardamenti più’ intensi subiti dalla città.
Ad un anno dalla tragedia del 7 Ottobre, il governo Netanyahu, non intende porre fine all’escalation e prosegue con incessante violenza nella regione mediorientale. Raccogliendo numeri che descrivono una carneficina, fuori da ogni principio di proporzionalità e logica umana. L’IDF avrebbe distrutto in un anno l’86% degli edifici di Gaza, utilizzando decine di tonnellate di esplosivo, equivalente a 5 bombe nucleari. Sono morti 16mila bambini, circa 171 neonati, provocando 2 milioni di sfollati che vivono oggi in condizioni precarie e al limite della decenza. Nella guerra a Gaza inoltre hanno perso la vita 175 giornalisti e operatori dei media, raggiungendo un record mai visto dalla Seconda Guerra Mondiale. Come se non bastasse, Israele oggi continua a prendere di mira i centri di accoglienza e di sfollamento situati al centro della Striscia. Come il campo di Al Nuseirat e Al Bureij. Fin dove si spingerà Netanyahu per sconfiggere l’Iran? Quanti morti ancora e quanta devastazione?
Gli attacchi arbitrari di Israele a Beirut e le preoccupazioni dell’Unifil
I bombardamenti israeliani in queste ore stanno martellando Beirut. Prendendo di mira non solo la parte periferica e meridionale dove sono maggiormente concentrate le “postazioni” affiliate ad Hezbollah, ma anche zone centrali e residenziali della città. Come l’attacco di giovedì 3 Ottobre in cui hanno perso la vita nove persone. A seguito di un raid israeliano in pieno centro di Beirut, nel quartiere residenziale di Bashoura, non lontano dalla sede delle Nazioni Unite e dal Parlamento libanese. Le operazioni dunque non sono affatto “limitate” come annunciato dai media statunitensi, ma colpiscono arbitrariamente il nord e il sud della città di Beirut. E scavalcano totalmente l’autorità del contigente ONU, Unifil. Che mantenendo fede al proprio scopo, è rimasto presente nel territorio, sotto il fuoco incrociato.
Gli ultimi comunicati Unifil esprimono la propria preoccupazione per le recenti attività dell’esercito israeliano nelle immediate vicinanze delle sue postazioni in Libano. “Si tratta di uno sviluppo estremamente pericoloso”, giudica la forza ONU. Dove stando alle immagini satellitari ottenute dal New York Times, l’esercito israeliano in questi giorni avrebbe acquisito nuove posizioni, limitrofe alla missione ONU. Le immagini satellitari, scattate ieri da Planet Labs, mostrano infatti circa 20 veicoli militari israeliani in tre nuove posizioni, costruite a circa 54 metri e una quarta a circa 500 metri dalle postazioni ONU. Un funzionario militare israeliano avrebbe confermato al New York Times sotto anonimato la presenza delle truppe israeliane vicino alle basi.
Le accuse di Beirut: bombe al fosforo e 2000 morti
La situazione dunque in Libano è allarmante. E sta raccogliendo numeri, che lasciano pensare ad una seconda Gaza. Secondo il Ministero della Salute libanese in un anno di scontri con Israele, in Libano sono morti 1974 civili, tra i quali 127 bambini. Le accuse contro i metodi israeliani in Libano inoltre sono pesantissime, tra le quali figura l’utilizzo di bombe al fosforo bianco. I residenti di Beirut infatti hanno segnalato un odore di zolfo in città dopo l’attacco aereo israeliano di questo giovedì nel quartiere residenziale di Bashoura. Anche l’agenzia di stampa nazionale libanese avrebbe accusato Israele di aver utilizzato questi ordigni, vietati al livello internazionale.
Non sarebbe la prima volta che Tel Aviv utilizza queste armi illegali in Libano. In questi mesi anche da parte dell’Unifil, sono arrivati più avvertimenti. Affermando che «abbiamo osservato colpi di artiglieria in cui sono state utilizzate munizioni al fosforo bianco in almeno tre occasioni: il 3 marzo vicino a Dayr Amis (Settore Ovest), il 3 aprile vicino ad Ayta al-Sha’b (Settore Ovest) e il 6 giugno vicino ad Arab al-Luwayzah (Settore Est)». Il Consiglio di sicurezza ha ricevuto il 12 luglio un dettagliato report di 26 pagine. I metodi di Israele dunque nel raggiungere i propri obbiettivi bellici si dimostrano vergognosi. La guerra ormai dichiarata di Netanyahu all’Iran e alle sue milizie, sta generando da mesi decine di migliaia di morti. E se questi sono i metodi di una democrazia occidentale, vien da chiedersi allora quale sia la differenza tra l’attuale governo Netanyahu e i regimi autoritari o tecnocratici del globo.