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Michelle Comi, polemiche sull’influencer che ha raccolto fondi per accrescere il seno

In poco tempo ha raccolto ben 15 milia euro. Un donatore le ha regalato 3mila euro. E in tanti sui social parlano di fatti vergognosi

Negli ultimi giorni, il nome di Michelle Comi, influencer torinese attiva sulla piattaforma OnlyFans, ha monopolizzato il dibattito online a causa di una controversa iniziativa. La giovane ha infatti lanciato una raccolta fondi su GoFundMe, chiedendo ai suoi follower di contribuire economicamente a finanziare un intervento di chirurgia estetica per aumentare il volume del seno. In poco tempo, la raccolta ha superato la cifra di 15mila euro, con un forte coinvolgimento dei fan che hanno risposto all’appello della loro beniamina.

Il caso della raccolta fondi

La richiesta di Michelle Comi ha sorpreso molti, ma è stata accolta con entusiasmo dai suoi seguaci più fedeli. In particolare, uno dei donatori ha effettuato una singola donazione di ben 3mila euro, dimostrando un livello di supporto eccezionale. La stessa influencer ha condiviso costantemente aggiornamenti sui social, esprimendo gratitudine per il sostegno ricevuto e spiegando che, grazie a questa raccolta, potrà finalmente realizzare il suo sogno.

Comi donazioni rifacimento seno
Foto X @dailystar

Tuttavia, la raccolta fondi non è passata inosservata agli occhi dei critici, che hanno immediatamente preso d’assalto i social network per esprimere il proprio disappunto. Molti utenti hanno definito l’iniziativa una manifestazione di superficialità e uno spreco di risorse, soprattutto in un periodo in cui numerose cause umanitarie necessitano di supporto economico.

Comi, critiche e le reazioni

Tra le voci critiche, spicca quella di Selvaggia Lucarelli, giornalista e opinionista molto attiva nel commentare i fenomeni di costume. In un post su X (ex Twitter), la Lucarelli ha paragonato Michelle Comi a Antonella Elia, personaggio televisivo noto per le sue dichiarazioni provocatorie. E ha evidenziato come il successo della raccolta fondi metta in luce un fenomeno preoccupante: l’attenzione che il pubblico dà a progetti frivoli rispetto a iniziative benefiche più urgenti.

Nonostante le polemiche, Michelle Comi ha difeso la sua scelta, spiegando che l’intervento al seno rappresenta per lei un traguardo importante per la sua carriera, legata anche all’immagine che offre sui social. In un video pubblicato su Instagram, ha risposto direttamente alle critiche, sottolineando che la sua richiesta è stata fatta senza obbligare nessuno a donare e che i suoi fan hanno voluto partecipare liberamente al progetto.

Comi influencer donazioni per rifare seno
Foto X @wamangituka95

Un fenomeno da analizzare

Il caso di Michelle Comi apre una riflessione più ampia su come il rapporto tra influencer e follower si stia evolvendo. La possibilità di ottenere somme significative di denaro attraverso la semplice richiesta di donazioni dimostra il livello di fidelizzazione che alcune figure del mondo digitale riescono a instaurare con il proprio pubblico. Tuttavia, questo solleva anche interrogativi sull’utilizzo etico delle piattaforme di raccolta fondi e sulle priorità degli utenti nel sostenere determinate cause.

Non è la prima volta che un influencer utilizza la propria notorietà per scopi personali, ma la vicenda di Michelle Comi ha suscitato un clamore particolare, anche a causa della natura dell’intervento estetico e del contesto in cui si è svolta la raccolta fondi. In un periodo di crisi economica e sociale, molte persone si sono sentite offese dall’idea che un progetto simile abbia raccolto così tanti fondi in poche ore. Eppure se ci sono persone che arrivano a donare migliaia di euro a una sconosciuta perché si rifaccia il seno è evidente che esiste uno squilibrio in chi effettua tale genere di donazioni.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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