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Basi Unifil attaccate da Israele: è un crimine di guerra

Israele spara deliberatamente a 3 basi Unifil in Libano e compie l'ennesimo crimine di guerra.

Se i rapporti fra il governo Netanyahu e l’ONU erano ormai ai ferri corti da mesi, adesso la completa incuranza del diritto internazionale umanitario da parte del presidente israeliano è sotto gli occhi di tutti. E non possono più esistere ciechi o sordi dinnanzi. Ma servono prese di posizione nette da parte di tutta la comunità internazionale nei confronti delle azioni criminali e illegittime del governo di Israele.

Ministro Crosetto/ FOTO ANSA

Dopo giorni dove, come confermato dal New York Times, le truppe israeliane si sono via via appostate in Libano a pochi metri dalle basi Unifil, per la loro posizione strategica. Adesso si contano i primi feriti tra i caschi blu sotto il fuoco dell’IDF. Dopotutto perché sorprendersi, se appena un mese fa il presidente israeliano aveva definito l’ONU “una palude antisemita”? La presenza dei caschi blu non rappresenta che un semplice intralcio per gli obiettivi bellici di Netanyahu. Che dimostra da un anno di non conoscere freni, ne regole civili, ma solo la legge del più forte, dove il fine giustifica i mezzi. Ma adesso è giunto forse il momento per le democrazie occidentali di svegliarsi e rendersi conto che ogni linea rossa è stata superata da tempo.

Israele spara “ripetutamente” e “deliberatamente” alle basi Unifil

Era chiaro fin dall’inizio dell’invasione di terra del sud Libano da parte dell’esercito israeliano, che le basi Unifil sarebbero state in serio pericolo. Dopotutto se la missione ONU è li per il mantenimento e la salvaguardia della pace. Appare ovvio che la presenza militare nonché gli obbiettivi bellici di Israele si trovano completamente agli antipodi. E che la convivenza non sarebbe mai stata possibile. Da giorni infatti l’IDF bombarda senza sosta e indiscriminatamente il territorio, colpendo anche quartieri residenziali della città di Beirut.  Ed è proprio in un rapporto Unifil consegnato recentemente alle Nazioni Unite che si evince l’uso di bombe al fosforo bianco da parte dell’IDF. Armi chimiche vietate da una convenzione ONU.

Tank israeliani/ FOTO ANSA

Dunque se questi erano i blocchi di partenza, era ovvio che lo scontro sul campo prima o poi sarebbe avvenuto. Se il presidente Netanyahu non ha avuto scrupoli di coscienza a bombardare a Gaza ospedali, sedi ONU, scuole, e a chiudere l’entrata di corridoi umanitari e aiuti. Perché i caschi blu sarebbero stati risparmiati? E infatti poco dopo una settimana dall’invasione via terra, Israele ha sparato “ripetutamente” e “deliberatamente” contro 3 basi dell’Onu nel sud del Libano tra cui due posizioni gestite dal contingente italiano. A confermarlo anche le parole del portavoce Unifil, Andrea Tenenti. Un missile, sparato da un tank, avrebbe abbattuto la torretta di osservazione. Dove due militari indonesiani, sono stati sbalzati all’esterno e sono caduti nel vuoto. In questi giorni inoltre l’esercito israeliano aveva deliberatamente sparato e disattivato le telecamere di sorveglianza perimetrale della posizione” 1-31 a Labbune. Gestita dal contigente italiano.

La risposta del Ministro Crosetto: non si tratta di un errore ne di un incidente

Adesso per rispondere a questo deliberato attacco dell’esercito israeliano Parigi e Roma riuniranno i Paesi europei contributori di Unifil per fare un punto della situazione, come ha confermato l’annuncio del ministero della Difesa francese. Ma le risposte di Spagna, Italia e Francia sono allineate nella loro accusa a Israele. Durante una conferenza stampa a Palazzo Chigi, il Ministro della Difesa italiano, Crosetto, ha espresso serie preoccupazioni in merito alle recenti azioni militari di Israele.  Per il ministro, la sparatoria potrebbe configurarsi come un potenziale “crimine di guerra” e di sicuro “una grave violazione del diritto internazionale umanitario”.

Ministro della Difesa Crosetto/ FOTO ANSA

“Non si tratta di un errore – ha detto il ministro della Difesa – e non si tratta di un incidente, e quindi abbiamo bisogno di spiegazioni formali, reali, nei tempi più rapidi possibili. L’ambasciatore israeliano non era in grado di fornire spiegazioni” ha proseguito Crosetto. La risposta dell’Italia, che in Libano detiene il contigente più numeroso assieme all’Indonesia, merita di essere ferma e incisiva a questa escalation di tensione. Da Israele sarebbe arrivata più volte la richiesta di evacuare le postazioni lungo il confine con il Libano, richiesta che l’Unifil prontamente avrebbe rispedito al mittente. Perché se così fosse l’autorità dello Stato di Israele allora scavalcherebbe il Consiglio di Sicurezza, che ha approvato all’unanimità la missione. Ed è evidente che questo è illegittimo. Forse è giunto il momento per l’Italia e l’Europa dello stop all’invio di armi a Israele? Dato che quelle stesse armi colpiscono oggi i nostri soldati.

Chiara Cavaliere

Attualità, Spettacolo e Approfondimenti

Siciliana trapiantata nella Capitale, dopo la maturità classica ha coltivato la passione per le scienze umane laureandosi in Scienze Politiche alla Luiss Guido Carli. Senza mai abbandonare il sogno della recitazione per cui ha collaborato con le più importanti produzioni cinematografiche italiane tra cui Lux Vide, Lotus e Italian International Film.
Si occupa di attualità e degli approfondimenti culturali e sociali di MAG Life, con incursioni video. Parla fluentemente inglese e spagnolo; la scrittura è la sua forma di attivismo sociale. Il suo mito? Oriana Fallaci.

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