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Le rocce blu di Marte: dalla NASA le immagini mai viste

Si tratta di un fenomeno ancora non chiaro e al tempo stesso spettacolare

La NASA ha sorpreso la comunità scientifica e gli appassionati di Spazio con una nuova serie di immagini da Marte che mostrano rocce di un insolito colore bluastro. Queste immagini, scattate dai rover attualmente operativi sul pianeta rosso, hanno sollevato molte domande riguardo alla natura e alla composizione del terreno marziano.

Rocce blu, mistero geologico

Le rocce blu rappresentano un’anomalia nel paesaggio prevalentemente rossastro di Marte. Il loro colore potrebbe essere il risultato di un processo chimico superficiale che coinvolge la presenza di specifici minerali come l’ematite o la magnetite, noti per riflettere la luce blu sotto determinate condizioni. Tuttavia, la vera natura di queste rocce è ancora oggetto di studi approfonditi da parte degli scienziati NASA.

Rocce blu ritrovate su Marte dalla Nasa
Foto X @SkyTG24

Missioni NASA e nuove scoperte

La presenza di rocce blu su Marte era stata rilevata in passato da strumenti orbitali come il Mars Reconnaissance Orbiter, ma le immagini ravvicinate fornite dai rover Perseverance e Curiosity offrono una prospettiva senza precedenti. Le nuove fotografie mostrano dettagli straordinari delle superfici delle rocce, incluse le loro strutture e composizioni complesse, fornendo indizi su come queste formazioni si siano sviluppate nel corso di milioni di anni.

Implicazioni per la vita su Marte

Queste scoperte non riguardano solo la geologia marziana, ma potrebbero anche avere implicazioni più ampie riguardo alla possibilità di vita su Marte. La presenza di determinati minerali legati all’acqua e i processi geologici che coinvolgono queste rocce potrebbero suggerire che, in passato, Marte abbia avuto condizioni più favorevoli per sostenere la vita. Studi successivi e campioni raccolti dai rover potrebbero fornire prove cruciali in questa direzione.

Nuovi orizzonti per l’esplorazione

Le immagini delle rocce blu rappresentano un ulteriore passo avanti nella comprensione della storia geologica di Marte. Mentre la NASA continua a esplorare il pianeta, la raccolta di dati più approfonditi sulle sue caratteristiche superficiali potrebbe aprire la strada a future missioni con l’obiettivo di portare campioni sulla Terra per analisi dettagliate.

Nasa Spazio rocce blu
Foto Ansa/Epa/Roscomos

Queste nuove scoperte rinvigoriscono l’entusiasmo per l’esplorazione spaziale e potrebbero essere un preludio a scoperte ancora più sorprendenti nel futuro. Con il progredire delle missioni su Marte, è chiaro che il pianeta continua a rivelare misteri affascinanti, e le rocce blu sono solo l’ultimo esempio di come ogni nuova immagine o rilevamento possa cambiare radicalmente la nostra comprensione di questo mondo alieno.

Come sono fatte le rocce blu

Le rocce fotografate sul suolo marziano sono di basalto, un materiale di origine vulcanica dai suggestivi riflessi bluastri. Ricoprono la zona che è stata chiamata Mount Washburn, dalla montagna del Parco nazionale di Yellowstone. Nel video pubblicato dalla NASA sul suo canale YouTube, la vice scienziata del progetto, Katie Stack Morgan, spiega che Perseverance ha trovato una roccia bianca diversa dalle altre, in un antico canale che incanalava l’acqua nel cratere.

Potrebbe essere tra le più antiche rocce che la sonda abbia mai studiato. Si chiama Atoko Point ed è larga circa 45 centimetri e larga 35. L’analisi degli strumenti di bordo indicano che è composta da pirosseno e feldspato. Si tratta di una roccia finora solo teorizzata ma mai osservata direttamente su suolo marziano. Potrebbe provenire dalle profondità del sottosuolo, al contrario delle rocce vulcaniche che la circondano.

 

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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