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Poste Italiane, come acquistare le azioni della società

Dal lotto minimo a tutte le opportunità per i risparmiatori ecco come regolarsi

L’offerta pubblica di vendita (OPV) di azioni Poste Italiane, in programma tra il 21 e il 25 ottobre 2024, rappresenta una grande opportunità per gli investitori italiani. Si tratta della seconda tranche di vendita dopo la prima offerta del 2015, quando il gruppo ha fatto il suo debutto in Borsa. Questa nuova fase di privatizzazione, voluta dal Governo per ridurre il debito pubblico, mette sul mercato circa il 14% delle azioni della società, per un valore complessivo stimato di 2,2 miliardi di euro.

Il lotto minimo di azioni

Uno degli aspetti più importanti per i risparmiatori è il lotto minimo di acquisto. Durante la prima offerta del 2015, il lotto minimo era di 500 azioni, con un prezzo totale di circa 3.375 euro. Tuttavia, considerando che il valore delle azioni Poste è raddoppiato negli ultimi anni, passando da 6,75 euro per azione a 12,70 euro oggi, il costo di un lotto simile sarebbe troppo elevato per molti investitori. Per questo, nella nuova offerta, il numero di azioni per lotto è stato ridotto a 250 pezzi, per un costo stimato di circa 3.175 euro.

Poste Italiane azioni società
L’ad di Poste Italiane Matteo Del Fante. Foto Ansa/Fabio Cimaglia

Poste, le condizioni per i dipendenti

Per rendere più attraente l’offerta ai dipendenti del gruppo, Poste Italiane ha previsto l’opportunità di acquistare azioni a condizioni favorevoli. I dipendenti potranno infatti acquistare 25 azioni con un investimento di 317 euro, sfruttando inoltre il proprio Trattamento di Fine Rapporto (TFR). Questo meccanismo ha già riscosso successo nel 2015, quando vennero assegnati lotti ridotti proprio ai lavoratori.

Assegnazione e gestione delle domande

Come già accaduto nella prima tranche, l’assegnazione delle azioni seguirà un criterio di riparto. Ogni acquirente avrà garantito almeno un lotto di azioni, ma se la domanda dovesse superare l’offerta, si effettueranno assegnazioni aggiuntive in base alla disponibilità. Questo sistema è stato introdotto per garantire una distribuzione più equa e favorire una partecipazione diffusa tra i piccoli risparmiatori e i dipendenti.

Opportunità e rischi per gli investitori

Il titolo Poste Italiane è considerato un investimento solido grazie alla sua stabilità e ai dividendi consistenti, che nel 2023 hanno raggiunto un rendimento intorno all’8%. Tuttavia, come con ogni investimento in azioni, esistono dei rischi legati all’andamento dei mercati finanziari e alle condizioni economiche generali. Gli investitori dovrebbero valutare attentamente il proprio profilo di rischio prima di impegnare capitali in questo tipo di operazione.

Poste ad Del Fante
Foto Ansa/Fabio Cimaglia

Questa offerta rappresenta un’occasione importante sia per gli investitori istituzionali sia per i piccoli risparmiatori. Con un occhio di riguardo verso i dipendenti di Poste Italiane, che potranno beneficiare di condizioni agevolate e di una maggiore partecipazione alla crescita della società. L’operazione si inserisce nel contesto del piano di privatizzazione voluto dal Governo per contribuire alla riduzione del debito pubblico e rappresenta un’ulteriore tappa nel percorso di apertura del capitale della storica azienda italiana.

La privatizzazione delle Poste

Con la firma di vari Decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri (DPCM), il Governo italiano ha gradualmente avviato il processo di privatizzazione di Poste Italiane, una delle più antiche istituzioni del nostro Paese. L’obiettivo di questa operazione è stato duplice. Da un lato migliorare l’efficienza della società e dall’altro permettere allo Stato di ridurre la propria partecipazione finanziaria. In un settore che oggi compete in un mercato fortemente liberalizzato. Ma adesso sarà fondamentale per il Governo e per la stessa società bilanciare le esigenze di mercato con la necessità di preservare l’accessibilità dei servizi ai cittadini.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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