La Cina risponde ai dazi UE: Francia più colpita
La Cina ha annunciato dazi sull'industria dei brandy e cognac europei. La Francia la più colpita.
A seguito della decisione europea di rinnovare i dazi sulle auto elettriche cinesi per 5 anni. La Cina ha risposto al Vecchio Continente, minacciando l’industria alcolica europea del brandy e del cognac. Che vedrebbe oggi sopratutto la Francia severamente colpita.
Il noto liquore, nella sua versione francese “cognac”, sarebbe nel mirino di Pechino. Infatti ad essere più colpite dall’annuncio dei dazi in borsa, sarebbero le azioni del gigante del lusso made in France, LVMH. Che ne detiene i marchi di produzione più prestigiosi. Parigi non a caso è stato un fermo sostenitore in Europa, riguardo l’applicazione di dazi alla Cina nell’industria automobilistica. Ma per il Made in Italy non c’è di certo da stare tanto tranquilli. Questa mossa è solo un assaggio di quelle che potrebbero essere le possibili ritorsioni commerciali del Dragone, in caso l’UE proceda nel suo approccio commerciale aggressivo.
I dazi della Cina su brandy e cognac UE: la prima ritorsione economica del Dragone
Questo Luglio l’Unione Europea, ha imboccato la stessa strada degli USA, compiendo i primi passi verso una guerra commerciale al Dragone. I dazi alle automobili Made in Cina, sono in realtà già attivi da Luglio, ma la decisione allora era valida solo per 4 mesi. In questi giorni l’UE però avrebbe deciso di approvare una proroga della valenza di 5 anni. I nuovi dazi hanno un importo compreso tra il 17,4% e il 35,3%, che varia a seconda dell’azienda a cui è applicato e che si aggiungerebbe ai dazi già esistenti del 10 per cento. Dunque possono arrivare complessivamente al 45,3 per cento sul valore dell’auto. Una mazzata non da poco per le aspirazioni di Pechino nel settore. Ma il Dragone non vuole di certo lasciar passare senza conseguenze questa presa di posizione del Vecchio Continente.
Il ministero del Commercio cinese ha infatti annunciato che a partire da venerdì 11 ottobre introdurrà dazi sulle importazioni di brandy proveniente dall’Unione Europea. L’importo varierà a seconda del marchio tra il 30,6 e il 39 per cento del prezzo del prodotto. Dunque tutti gli importatori cinesi di brandy europeo, a breve si ritroveranno a pagare un prezzo di gran lunga maggiore per ottenere la merce. Che farà aumentare inevitabilmente anche il prezzo finale per i consumatori cinesi. E questo porterà un danno agli affari delle aziende europee del liquore che esportano in Cina. La decisione è la prima ritorsione economica del Dragone contro l’UE. E che non a caso va a colpire il commercio di uno dei prodotti europei di maggiore successo in Cina. Dove in particolare è la Francia a pagarne maggiormente le conseguenze.
L’ipocrisia dell’Occidente: la fine del WTO
In Francia infatti sono presenti molte aziende del settore tra cui Hennessy e Remy Martin, le cui importazioni sono soggette ai dazi più alti, del 39% circa. Entrambe sono di proprietà del gruppo del lusso LVMH, che ha immediatamente subito in borsa gli effetti del provvedimento della Cina. Una volta appresa la notizia le sue azioni hanno perso più del 4%. Ad oggi questi dazi cinesi sul brandy sono ancora provvisori e dunque vi potrebbe essere ancora qualche margine di manovra, dove i rappresentanti cinesi ed europei stanno cercando da mesi di trovare un accordo. Ma un dietrofront è altamente improbabile, visto l’attuale clima da guerra fredda fra Washington e Pechino. L’Europa però, assecondando le volontà USA, sta camminando verso una strada suicida e senza uscita.
Con la guerra commerciale alla Cina oggi tutti i principi e i valori fondamentali del World Trade Organization, svaniscono nell’aria. E il blocco occidentale imbocca la strada verso una nuova forma di protezionismo 2.0. Dato che sia Pechino che Washington da tempo si stanno sfidando a suon di dazi e sussidi. La rivoluzione neoliberista di stampo anglo-americana, partita dagli anni 80, mostra oggi tutte le sue incongruenze. L’entrata di Pechino nel WTO, nonostante fossero già ben note allora le differenze del regime politico cinese, ha fatto comodo finché offriva manodopera a basso costo alle aziende occidentali, e un nuovo mercato da scalare. Ma adesso che “l’allievo potrebbe superare il maestro”, il regime cinese ed i suoi sussidi rappresentano un problema da eliminare. Si accusa infatti l’industria automobilista del Dragone di dumping, ma forse dovremmo accusare l’Occidente di un incoerenza mostruosa.