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Taiwan, la Cina si fa minacciosa: avanza lo spettro della Terza Guerra Mondiale

Dopo la guerra in Ucraina e quella a Gaza e in Libano, adesso rischia di esplodere un nuovo conflitto fra le due più grandi superpotenze del mondo

Le tensioni tra la Cina e gli Stati Uniti stanno raggiungendo un punto critico nella disputa circa l’isola di Taiwan e alimentano discussioni sul rischio della Terza Guerra Mondiale. Diversi analisti internazionali mettono in guardia sul pericolo crescente di un conflitto globale, con l’area dell’Oceano Pacifico come potenziale teatro principale dello scontro.

Taiwan: epicentro delle tensioni

Uno dei fattori chiave che potrebbe innescare un conflitto diretto è Taiwan. La Cina considera l’isola come una provincia ribelle da riannettere, mentre gli Stati Uniti ne supportano politicamente e militarmente l’esistenza come Stato de facto indipendente. Le continue esercitazioni militari cinesi nelle acque circostanti l’isola e la crescente presenza della marina statunitense nella regione aumentano il rischio di uno scontro diretto. Negli ultimi mesi, la Cina ha inviato caccia e navi da guerra vicino a Taiwan, provocando la risposta degli Stati Uniti. Il governo di Pechino ha chiarito che l’indipendenza formale di Taiwan costituirebbe una “linea rossa” che potrebbe portare a un’azione militare.

Taiwan aerei sorvolo
Foto Ansa/Epa Ritchie B. Tongo

La corsa agli armamenti

Entrambi i paesi stanno potenziando le loro capacità militari. La Cina, sotto la guida del presidente Xi Jinping, ha avviato un’ambiziosa modernizzazione delle sue forze armate, con l’obiettivo di raggiungere la superiorità regionale entro il 2027. Gli Stati Uniti, dal canto loro, hanno rafforzato le loro alleanze nel Pacifico, con l’accordo AUKUS (Australia, Regno Unito e Stati Uniti) e l’aumento della loro presenza militare in Giappone e Filippine.

Pechino ritiene le esercitazioni congiunte tra Stati Uniti e alleati nella regione del Pacifico come una provocazione diretta. In questo scenario, anche la Russia gioca un ruolo importante: la sua crescente cooperazione con la Cina potrebbe rappresentare una minaccia maggiore per l’Occidente.

Taiwan è la patria dei microchip

Un conflitto tra le due superpotenze per Taiwan non avrebbe solo conseguenze militari, ma anche economiche. La Cina è uno dei principali attori dell’economia globale, e una guerra potrebbe destabilizzare i mercati, con impatti devastanti su commercio internazionale, forniture energetiche e filiere produttive.

Le sanzioni economiche che gli Usa hanno da tempo imposto alla Cina in settori chiave come quello tecnologico e delle materie prime stanno alimentando una guerra commerciale che rischia di degenerare.

Taiwan Lai presidente
Il presidente di Taiwan William Lai. Foto Ansa/Epa Ritchie B. Tongo

Inoltre alla base dell’escalation militare in atto c’è anche la competizione per il controllo su chip e semiconduttori. Taiwan è il Paese più importante al mondo per la produzione di queste componenti tecnologiche. Si tratta di un punto chiave: senza i microchip che arrivano dall’estremo oriente, e dall’isola in particolare, i nostri smartphone, i nostri pc, le nostre automobili, non funzionano.

Le possibili soluzioni diplomatiche

Nonostante l’escalation militare e politica, sono ancora possibili soluzioni diplomatiche. Se dovesse esplodere un terzo conflitto globale il mondo andrebbe verso la distruzione della civiltà, causata dall’utilizzo delle bombe atomiche e delle testate nucleari. In questo momento, tuttavia, il clima di sfiducia reciproca fra Usa e Cina e le divergenze ideologiche rendono difficile immaginare una distensione nel breve termine.

Il rischio di una Terza Guerra Mondiale legata al confronto tra Cina e Stati Uniti è reale, ma non inevitabile. La storia recente ci insegna che la diplomazia e la prudenza potrebbero ancora prevalere, ma il tempo stringe. Le scelte fatte nei prossimi anni saranno determinanti per il futuro della pace sulla Terra.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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