L’Afghanistan appare ormai come un buco nero e l’Occidente si disinteressa quasi completamente dei suoi cittadini. Lo Stato asiatico dove vige la sharia – la legge islamica – per volere dei talebani, ritornati al potere dopo il ritiro delle truppe americane il 15 agosto 2021, adesso impone una nuova, surreale vessazione al suo popolo. Il regime teocratico ha infatti annunciato che è proibita la pubblicazione di immagini di esseri viventi, in particolare volti di persone e animali, sui giornali e in televisione.

In base a questa visione oscurantista dell’Islam, pubblicare immagini di essere viventi non sarebbe conforme alla sharia. Perciò i talebani al potere hanno stabilito che nessun media – emittenti televisive, giornali e piattaforme digitali – possa effettuare tali pubblicazioni. Da 3 anni a questa parte il regime sta progressivamente limitando ogni forma di libertà sui mezzi di comunicazione di massa. Le donne e i contenuti artistici sono al centro della spaventosa censura afghana.

Foto X @AfghanUpdates

Afghanistan nel baratro

Questa nuova misura in vigore in Afghanistan coinvolge sia le immagini statiche che i video. Perciò, eliminando di fatto la possibilità di mostrare figure umane o animali, non consente neppure di far vedere i volti di presentatori televisivi e giornalisti. È ovvio che una censura così stringente comprometterà gravemente la capacità dei giornalisti di raccontare le storie delle persone e degli eventi.

Ad esempio, reportage su questioni sociali o crisi umanitarie non potranno più contare sulle immagini per mostrare la realtà sul campo. Molti osservatori internazionali hanno denunciato questa mossa come una strategia mirata a soffocare ulteriormente il dissenso e limitare il flusso di informazioni indipendenti. Organizzazioni come Human Rights Watch e Reporter Senza Frontiere hanno già espresso preoccupazione per le nuove restrizioni, affermando che il diritto all’informazione e alla libertà di stampa è ormai gravemente compromesso in Afghanistan.

La reazione internazionale

La comunità internazionale ha reagito con forti critiche a questa decisione. L’ONU e diverse organizzazioni per i diritti umani hanno sollevato preoccupazioni sul crescente isolamento dell’Afghanistan dal resto del mondo. Non soltanto riguardo alla tutela dei diritti delle persone ma anche per l’accesso a informazioni accurate e libere.

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Questo nuovo divieto segue una lunga serie di restrizioni imposte dai talebani, tra cui il divieto per le donne di lavorare nei media, oltreché di studiare all’Università, e di partecipare alla vita pubblica. Le ambasciate occidentali e le organizzazioni internazionali presenti a Kabul hanno fatto eco a queste preoccupazioni, chiedendo ai talebani di riconsiderare la misura e di garantire maggiore libertà ai mezzi di comunicazione. Tuttavia, il governo talebano, fino ad ora, si è mostrato inflessibile nel mantenere la sua linea.

L’Afghanistan torna indietro

Con l’impossibilità di mostrare volti o corpi, i media afghani potrebbero essere costretti a tornare a metodi di comunicazione testuali, affidandosi maggiormente alle parole per descrivere eventi e situazioni. Questo rende il lavoro dei giornalisti ancora più difficile, in un contesto già segnato dalla sorveglianza e dalla repressione. La decisione riflette anche la volontà dei talebani di rafforzare il loro controllo ideologico sulla società afghana, promuovendo una visione rigida della religione che si oppone a qualsiasi forma di modernità o rappresentazione artistica.