Le tensioni fra Cina e USA tornano altissime attorno all’isola di Taiwan. Dove il Dragone è tornato ad accerchiare l’isola, che Pechino considera un suo territorio storico da annettere entro pochi anni. Ma sono ormai numerosi gli intellettuali, anche cinesi, che intravedono come imminente nell’area, l’innesco del terzo fronte globale nonché lo scoppio di una terza guerra mondiale.

Manifestazione a Taipei/ FOTO ANSA

Nelle ultime ore l’esercito cinese ha risposto al discorso del presidente Lai in occasione della festa nazionale taiwanese, con un accerchiamento militare e nuove manovre dimostrative. Washington si dice “molto preoccupata” e avverte Pechino del rischio di un escalation. Ma a suscitare profonda preoccupazione negli analisti sarebbero le parole di un noto intellettuale cinese, Zheng Yongnian, molto vicino al presidente Xi Jin Ping. Che parla di una terza guerra mondiale vicina e inevitabile. Avvertendo che “la Cina si prepari, la terza guerra mondiale scoppierà Asia”.

Gli USA e le ambizioni della Cina: la lotta per il dominio globale

Non c’è dubbio che lo scontro indiretto fra le due superpotenze, USA e Cina, sta facendo da sfondo ai due fronti aperti attualmente in Medio Oriente e in Ucraina. Dove la “vicinanza” di Pechino con Russia e Iran, viene protratta dai media statunitensi come il nuovo asse del male. Contrapposto al “regno dei giusti” che sarebbe incarnato dai Paesi del G7 a bandiera USA.  Ovviamente la realtà ha molte più sfumature di questa hollywoodiana semplificazione. E più che la guerra fra il bene ed il male, si tratta solamente della più antica lotta della storia dell’uomo: quella per il dominio globale. Dove gli USA hanno intenzione di conservare il proprio primato indiscusso mentre Pechino lavora per un ordine mondiale alternativo. Cercando in questi anni di intaccare i simboli del potere americano come il dollaro, la supremazia tecnologica, militare e nucleare.

Presidente Taiwan Lai/ FOTO ANSA

L’isola di Taiwan da decenni rappresenta in questa guerra fredda 2.0  fra USA-Cina,  il possibile teatro di uno scontro epocale. Non solo data la sua storia legata alla Repubblica popolare cinese ma anche per la sua posizione strategica nel Mar cinese meridionale. Il presidente Xi Jing Ping dopotutto non ha mai nascosto la priorità politica massima del governo sulla riconquista di Taipei in un futuro imminente. E nemmeno gli intellettuali vicino al presidente dubitano sul fatto che si consumerà proprio nel continente asiatico lo scontro militare fra le due superpotenze, che potenzialmente rappresenterebbe una terza guerra mondiale.  A confermare questo tragico scenario vi sarebbe oggi un documento cinese, girato sul web questo Agosto, che dovrebbe far tremare il mondo.

Le parole di Zheng Yongnian: gli USA cercano una guerra per sedare la crisi interna

Scritto da un importante esperto di geopolitica vicino al presidente Xi Jing Ping, Zheng Yongnian. Questo documento parla di una terza guerra mondiale fra Cina e USA, inevitabile e imminente, che si consumerà nell’area dell’Asia-pacifico. Dove gli elementi per un incremento dell’escalation fra Pechino e Washington stanno diventando molteplici e ineludibili. Il sistema di alleanze USA infatti in questa regione e l’incremento della propria presenza militare in territori chiave come le Filippine. Stanno creando dei presupposti inequivocabili.  Ma a decretare la convenienza dello scoppio di una guerra per Washington, secondo Zheng Yongnian, sarebbe sopratutto la crisi interna della società USA. Che vedrebbe quindi in un conflitto un nuovo scopo comune e una nuova compattezza.

Marina di Taiwan/ FOTO ANSA

Ovviamente se da una parte gli USA lavorano a intensificare la propria presenza nell’Asia, sviluppando le proprie alleanze commerciali e militari, e rimanendo irremovibili sulla linea rossa di Taipei. Dall’altra anche la Cina non è rimasta di certo a guardare passiva, e si è preparata silenziosamente a questo possibile scontro. Il Dragone infatti è diventato oggi la marina militare più proficua al mondo. Secondo il Pentagono se nel 2023 Pechino contava 370 navi da guerra, 78 in più rispetto agli USA. Entro il 2030, la flotta cinese potrebbe raggiungere le 435 unità, mentre Washington nel migliore dei casi rimarrà “stabile”, se non in calo. Per non parlare dell’esponenziale crescita degli ordigni nucleari in dotazione di Pechino, che in 10 anni è passata da 210 testate a 350. Insomma, se le parole contano più dei fatti, tutto lasciare pensare al peggio.