Patto per il Nord, un nuovo partito sfida la Lega di Matteo Salvini
Animato, fra gli altri, da Grimoldi e Pagliarini, il gruppo punta ai leghisti delusi dal sovranismo nazionalista e nostalgici del federalismo di Bossi
Il panorama politico italiano è in fermento con la nascita del Patto per il Nord. Si tratta di una nuova formazione politica che si pone in aperta opposizione alla leadership di Matteo Salvini e alla sua gestione della Lega. Il movimento, fondato da ex esponenti della Lega delusi dall’orientamento attuale del partito, mira a rilanciare la lotta per l’autonomia e il federalismo, valori che considerano traditi dalla linea sovranista e nazionalista adottata negli ultimi anni.
Primo summit a Vimercate
Negli ultimi anni, numerosi esponenti storici della Lega hanno espresso insoddisfazione per la direzione presa dal partito sotto la guida di Salvini. Questi critici ritengono che la Lega abbia abbandonato la sua originaria vocazione federalista e autonomista, in favore di una retorica più nazionalista, vicina ai temi del sovranismo. Tra i principali promotori del Patto per il Nord figurano Paolo Grimoldi e Giancarlo Pagliarini, esponenti di spicco della vecchia guardia leghista, che da tempo chiedevano un ritorno alle radici del movimento.
La svolta si è concretizzata a Vimercate (Monza e Brianza) dove si è tenuto il primo incontro ufficiale del nuovo movimento. Durante questo evento, i leader del Patto per il Nord hanno sottolineato l’importanza di riprendere il cammino verso una maggiore autonomia regionale, in linea con gli ideali fondativi della Lega Nord, nata sotto la guida di Umberto Bossi.
Nord, federalismo e autonomia
Il Patto per il Nord si propone di rimettere al centro dell’agenda politica i temi del federalismo e dell’autonomia delle regioni del Nord. Si tratta di che argomenti un tempo centrali per la Lega ma oggi divenuti marginali per la leadership salviniana, secondo i promotori del nuovo partito. Il progetto politico di Pagliarini e Grimoldi non intende limitarsi a un’opposizione interna. Aspira invece a costruire un’alternativa concreta per quegli elettori settentrionali che non si riconoscono più nella direzione presa dalla Lega.
Il ruolo di Salvini
L’ascesa del Patto per il Nord rappresenta un segnale evidente delle tensioni interne alla Lega. Sotto la guida di Matteo Salvini, il partito ha ottenuto successi elettorali su scala nazionale, ma al prezzo di un progressivo allontanamento dagli ideali autonomisti che ne caratterizzavano le origini. La scelta di Salvini di avvicinarsi alle forze sovraniste europee, come il Rassemblement National di Marine Le Pen, ha rafforzato la sua leadership a livello nazionale, ma gli ha alienato parte della base storica della Lega, soprattutto nelle regioni settentrionali.
Questa base, secondo i promotori del Patto per il Nord, non si riconosce più in un partito che sembra aver sacrificato la lotta per l’autonomia in favore di una visione più centralista. Le critiche a Salvini si concentrano soprattutto sulla sua incapacità di realizzare promesse come l’autonomia differenziata, un tema che rimane al centro del dibattito politico nel Nord Italia.
Lega, futuro incerto?
Con la nascita del Patto per il Nord, la Lega si trova ad affrontare una nuova sfida politica che potrebbe avere ripercussioni significative, soprattutto nelle regioni settentrionali, tradizionale roccaforte del partito. Il nuovo movimento potrebbe attirare quegli elettori che si sentono traditi dalla svolta sovranista di Salvini, ultimamente ribadita al raduno di Pontida, e che desiderano un ritorno agli ideali del federalismo. D’altro canto, il successo del Patto per il Nord dipenderà dalla sua capacità di strutturarsi come un’alternativa credibile. E di raccogliere consenso al di fuori degli ambienti più nostalgici della vecchia Lega.