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Pyongyang distrugge le strade fra le due Coree, cresce la tensione nella penisola

Mai così lontane, negli ultimi tempi le possibilità di dialogo fra le due nazioni "gemelle" dell'Estremo Oriente

Negli ultimi giorni, il regime comunista di Pyongyang (capitale della Corea del Nord) ha compiuto un’azione drastica che ha ulteriormente esacerbato le relazioni già precarie con la democratica Corea del Sud. I vertici politici e militari, agli ordini del dittatore Kim Jong-un, hanno ordinato la distruzione delle strade che collegavano la capitale Pyongyang al confine con il Sud: un atto che ha suscitato preoccupazioni internazionali. E che ha portato a una risposta immediata da parte di Seul. Questi collegamenti terrestri, considerati vitali per eventuali dialoghi e scambi tra le due Coree, sono ora completamente distrutti.

Forte tensione fra Pyongyang e Seul

L’azione di Pyongyang arriva in un momento già critico per le relazioni tra Nord e Sud. Da mesi, la situazione lungo il confine è caratterizzata da provocazioni reciproche. Seul ha risposto all’ultimo atto con colpi di arma da fuoco di avvertimento verso il Nord. Un chiaro segnale che la pazienza della Corea del Sud è ormai al limite. Il Governo sudcoreano ha dichiarato di essere pronto a difendere il proprio territorio e i suoi cittadini da ulteriori aggressioni, mentre le autorità nordcoreane continuano a mantenere una posizione intransigente, ribadendo la loro volontà di proseguire sulla linea dura.

Corea Nord Pyongyang sfida Seul
Il leader nordcoreano Kim Jong Un. Foto Ansa/Epa/Kcna

La distruzione dei collegamenti

Le strade intercoreane rappresentavano non solo un simbolo di potenziale cooperazione, ma anche un canale di comunicazione fisica tra i due Stati. Con la loro distruzione, Pyongyang ha mandato un messaggio chiaro: non intende aprire a dialoghi o trattative con il Sud nel breve periodo. Questa mossa segue una serie di provocazioni, inclusi lanci di missili e test militari, che hanno innalzato la tensione nella regione.

Gli analisti ritengono che la decisione di distruggere le strade sia maturata come risposta alle recenti esercitazioni militari congiunte tra Corea del Sud e Stati Uniti. Pyongyang le vede come un tentativo di minacciare la sua sicurezza nazionale. Tuttavia, l’azione ha avuto conseguenze dirette sulla popolazione civile, in particolare nelle aree di confine, che vedono ora aumentare i rischi di un’escalation militare.

La risposta internazionale

Le reazioni della comunità internazionale non si sono fatte attendere. Le Nazioni Unite hanno espresso preoccupazione per il deterioramento delle relazioni tra le due Coree, sollecitando entrambe le parti a cercare soluzioni diplomatiche per evitare un conflitto aperto. Anche gli Stati Uniti, alleati della Corea del Sud, hanno condannato l’azione nordcoreana, ribadendo il loro impegno a garantire la sicurezza della regione attraverso il sostegno militare e diplomatico a Seul.

Pyongyang Mattarella visita Seul
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella con Yoon Suk Yeol, Presidente della Repubblica di Corea (del Sud), nel 2023 a Seul. Foto Ansa/Quirinale Francesco Ammendola

Nonostante gli appelli alla calma, Pyongyang sembra intenzionata a mantenere la sua posizione di sfida. La sorella di Kim Jong-un, Kim Yo-jong, ha recentemente rilasciato dichiarazioni minacciose, avvertendo che qualsiasi ulteriore provocazione da parte di Seul potrebbe portare a una “risposta devastante“.

Prospettive future

Con la distruzione delle strade fra l due Coree, le speranze di una ripresa del dialogo appaiono sempre più lontane. Gli esperti temono che questo gesto possa essere solo il preludio a ulteriori atti di ostilità da parte del Nord. La comunità internazionale continua a monitorare la situazione da vicino, ma trovare una soluzione che eviti il conflitto appare sempre più difficile. In conclusione, le recenti azioni della Corea del Nord rappresentano un chiaro avvertimento non solo alla Corea del Sud, ma all’intera comunità internazionale.

La possibilità di un’escalation militare sembra più concreta che mai. Eppure appena lo scorso novembre il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, aveva fatto un appello per la pace nel mondo proprio da Seul in visita di Stato. Un appello che sembra essere caduto nel vuoto.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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