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Cuneo fiscale, il ministro Giorgetti vuole estendere la riduzione

L'ipotesi sul tavolo ministro dell'Economia è di 'allargare' il taglio fino a un reddito massimo di 40mila euro

Il taglio del cuneo fiscale è una delle misure principali al centro delle discussioni per la manovra economica del 2025, attualmente in fase di definizione. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha indicato la volontà di estendere la riduzione del cuneo fiscale a coloro che ricevono un reddito massimo da lavoro di 40mila euro.

Il cuneo consiste nella differenza tra il costo del lavoro per il datore di lavoro e ciò che il dipendente effettivamente percepisce in busta paga. La misura che il Governo Meloni potrebbe adottare ha lo scopo di sostenere il potere d’acquisto delle famiglie e di favorire la competitività delle imprese. Per l’esecutivo di destra rappresenta una delle priorità. In particolar modo per quanto riguarda i prossimi 12 mesi, terzo anno del Governo in carica.

Giorgetti taglio cuneo fiscale
Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. Foto Ansa/Maurizio Brambatti

A cosa serve ridurre il cuneo

La riduzione del cuneo fiscale permetterebbe di aumentare il reddito disponibile dei lavoratori, con l’obiettivo di rilanciare i consumi interni, da sempre uno dei principali motori di crescita economica dell’Italia. Secondo quanto emerge dalle ultime discussioni, il taglio del cuneo sarebbe strutturale. In questo modo il Governo punterebbe a stabilizzare nel lungo periodo il beneficio per le fasce di reddito medio-basso, tradizionalmente più esposte agli aumenti del costo della vita. Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, prevede di applicare il taglio in maniera progressiva. I maggiori benefici si concentrerebbero sui lavoratori con redditi fino a 35mila euro, mentre l’effetto si ridurrebbe gradualmente fino alla soglia dei 40mila euro.

Impatto sui costi del lavoro

Uno dei principali vantaggi di un taglio del cuneo fiscale risiede nella riduzione del costo del lavoro per le imprese, che ne trarrebbero un doppio beneficio. Da un lato migliorerebbe la loro capacità competitiva sui mercati internazionali e dall’altro, creerebbe i presupposti per nuovi investimenti e per una maggiore stabilità occupazionale. Tuttavia, la misura richiede una copertura finanziaria importante, stimata in circa 6 miliardi di euro, che il Ministero dell’Economia dovrà reperire attraverso tagli di spesa o nuove entrate fiscali.

Giorgetti ha chiarito che ogni misura espansiva dovrà essere attentamente bilanciata da interventi di contenimento della spesa pubblica. Ciò per non compromettere l’equilibrio di bilancio. In questo senso, l’attenzione si sta concentrando su possibili rimodulazioni di incentivi e agevolazioni fiscali esistenti, che potrebbero essere ridotte o eliminate.

Meloni taglio cuneo fiscale
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Foto Ansa/Vincenzo Livieri

Critiche e aspettative

Se da un lato il taglio del cuneo fiscale viene accolto positivamente da sindacati e associazioni di categoria, dall’altro esistono perplessità legate alla copertura finanziaria dell’intervento. Le opposizioni e alcuni analisti economici mettono in guardia dal rischio di misure che potrebbero rivelarsi insufficienti a sostenere la crescita economica senza incidere in modo significativo sul deficit pubblico.

L’attuazione di questa riforma dipenderà molto dalle trattative in corso tra il Governo e le parti sociali. Il punto più delicato riguarda la necessità che a garantire il beneficio non siano nuove tasse o tagli ai servizi essenziali.

Nelle prossime settimane, il dibattito sulla Legge di Bilancio sarà cruciale per definire i contorni finali di una manovra che si preannuncia complessa e ricca di sfide. Ma che ha come obiettivo primario il sostegno a lavoratori e imprese, in un contesto economico nazionale e internazionale in continua evoluzione.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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