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La BCE si prepara a tagliare di nuovo i tassi (dopo il taglio di settembre)

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La Banca Centrale Europea (BCE) è pronta a tagliare nuovamente i tassi di interesse di 0,25% in occasione della riunione del 17 ottobre 2024. L’obiettivo è di contrastare la debolezza economica nell’eurozona e facilitare la discesa dell’inflazione verso l’obiettivo del 2%. Le implicazioni di questa mossa sono significative, toccando non solo il mercato finanziario ma anche l’economia reale, con effetti su mutui, prestiti e consumi.

Perché la BCE sta tagliando i tassi?

Il taglio dei tassi è una risposta alla debolezza dell’economia europea. L’inflazione, pur in rallentamento, rimane al di sopra dell’obiettivo del 2%, mentre la crescita economica è stagnante. In questo contesto, la BCE si trova a dover bilanciare la necessità di mantenere i prezzi sotto controllo con il rischio di una recessione. Le ultime proiezioni economiche mostrano che l’attività produttiva continua a rallentare, mentre la fiducia dei consumatori e delle imprese è in calo.

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La presidente della Banca centrale europea (BCE) Christine Lagarde (a destra). Foto Ansa/Epa Olivier Hoslet

Christine Lagarde, presidente della BCE, ha recentemente dichiarato che la priorità è garantire che l’inflazione ritorni stabilmente al target del 2%, ma questo deve avvenire senza compromettere ulteriormente la crescita economica. Pertanto, l’abbassamento del costo del denaro rappresenta una strategia per incentivare gli investimenti e sostenere la domanda interna.

Effetti su mutui e prestiti

Uno degli effetti immediati dei tagli ai tassi di interesse sarà la riduzione del costo dei mutui e dei prestiti. Secondo le simulazioni di varie testate, le famiglie italiane potrebbero vedere una riduzione delle rate dei mutui a tasso variabile fino a 95 euro nel 2025. Anche i mutui a tasso fisso, seppur in misura minore, beneficeranno di questa politica monetaria espansiva.

Tuttavia, se da un lato le famiglie potranno beneficiare di minori costi di finanziamento, dall’altro lato, le banche europee potrebbero trovarsi a fronteggiare una riduzione dei margini di profitto. Il calo dei tassi di interesse comprime infatti i rendimenti sui prestiti concessi, rendendo più difficile per gli istituti bancari mantenere elevati livelli di redditività.

La reazione dei mercati

I mercati finanziari hanno accolto con favore la prospettiva di ulteriori tagli ai tassi, con le borse europee in rialzo nelle ultime settimane. Gli investitori vedono la politica accomodante della BCE come un fattore che può sostenere la ripresa dei settori industriali e dei servizi, fortemente colpiti dalla pandemia e dall’incertezza geopolitica.

Anche il mercato obbligazionario sta beneficiando della situazione. I BTP italiani e i titoli di stato europei, ad esempio, sono diventati particolarmente appetibili per gli investitori in cerca di rendimenti più stabili, visto il calo dei tassi di interesse su altri strumenti finanziari.

Fabio Panetta, governatore Banca d’Italia. Foto Ansa/Dorin Mihai

Prospettive future

Nonostante l’attuale ciclo di tagli, molti analisti prevedono che la BCE possa continuare a ridurre i tassi anche nei prossimi mesi. Questo è legato alla persistente incertezza riguardo all’evoluzione dell’economia europea e globale. Alcune stime indicano che i tassi potrebbero scendere fino al 2% entro il 2025, se la crescita economica non dovesse riprendersi in maniera significativa.

Tuttavia, questa politica monetaria espansiva non è priva di rischi. Molti osservatori sottolineano il pericolo di un eccessivo aumento del debito pubblico e privato, favorito dai bassi costi di finanziamento. Inoltre, un prolungato periodo di tassi di interesse bassi potrebbe incentivare comportamenti speculativi nei mercati finanziari, con il rischio di creare bolle speculative in settori come quello immobiliare.

Il taglio dei tassi della BCE, già avvenuto lo scorso settembre, rappresenta una misura necessaria per affrontare le sfide economiche attuali, ma rimane da vedere se sarà sufficiente a riportare stabilità e crescita nell’eurozona. Mentre le famiglie e le imprese potranno beneficiare di minori costi di finanziamento, le banche dovranno affrontare nuove sfide per mantenere la redditività. La BCE, nel frattempo, continuerà a monitorare da vicino l’evoluzione dell’inflazione e della crescita economica, pronta a intervenire nuovamente se necessario.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore. Segui Domenico su Facebook Segui Domenico su Linkedin

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