Alla 19esima Festa del Cinema di Roma presentato in anteprima il film alla regia di Michele Placido, con Fabrizio Bentivoglio nelle vesti di Pirandello. VelvetMAG ha raccolto per i lettori le voci dei protagonisti.
Liberamente ispirato a Il gioco delle parti. Vita straordinaria di Luigi Pirandello di Matteo Collura, Michele Placido dirige l’Eterno Visionario. Un film che racconta la storia di Luigi Pirandello ma da un occhio diverso. Federico Fellini diceva: “L’unico vero realista è il visionario” e sulle corde di questa massima si regge, in qualche modo, il progetto che vede Fabrizio Bentivoglio nei panni di Pirandello, ma di un Pirandello fuori dalla visione convenzionale appresa nei libri di scuola. VelvetMAG ha ascoltato le voci dei protagonisti e restituisce ai lettori la chiave di lettura offerta da regista e interpreti. Presenti in conferenza stampa il regista Michele Placido, gli attori Fabrizio Bentivoglio (Luigi Pirandello) Valeria Bruni Tedeschi (Antonietta Portulano), Federica Luna Vincenti (Marta Abba), Giancarlo Commare (Stefano Pirandello), Aurora Giovinazzo (Lietta Pirandello) e Michelangelo Placido (Fausto Pirandello).
Sinossi
1934. In treno verso Stoccolma, dove riceverà il Premio Nobel per la Letteratura, Luigi Pirandello rivive il fascino e la magia dei personaggi che hanno popolato la sua vita e ispirato la sua arte. Davanti al suo sguardo passano i fantasmi di un’intera esistenza: la follia della moglie, che non riesce a comprendere in fondo l’impegno di un artista predestinato. E poi il rapporto con i figli che vivono un costante confronto generazionale con il genio del padre. Ancora il controverso rapporto con il fascismo, lo scandalo del suo teatro, sovversivo e troppo moderno per il perbenismo borghese. E anche il sogno di un amore assoluto per Marta Abba, la giovane attrice eletta a sua musa ispiratrice in un’inestricabile compenetrazione fra arte e vita.
Eterno Visionario racconta infatti una fase della vita di Pirandello per rivelarne il mondo emotivo, l’umanità, le passioni, le ossessioni e l’esistenza più intima intrappolata fra l’amore dirompente e impossibile per Marta e il burrascoso rapporto con la dolorosa malattia della moglie Antonietta. Un racconto emozionante che si dipana fra Roma, la Stoccolma dei Nobel, la Berlino dei cabaret e di Kurt Weill, la Sicilia degli zolfatari e degli arcaici paesaggi. Per restituire il ritratto autentico e vivido, il tormento e la forza di un artista immenso, un implacabile, ‘eterno visionario’: “Un genio capace di trasformare in Arte la propria infelicità“.
Fabrizio Bentivoglio è Pirandello per Michele Placido
Come ha costruito il personaggio di Pirandello in una versione così diversa da quella che conosciamo?
Siamo partiti dal modo in cui Pirandello viene insegnata a scuola, dove si parla delle sue opere ma poco della sua vita. E senza questa dimensione tutto sembra difficile da capire, tanto che l’espressione “pirandelliano” è usata proprio per indicare qualcosa difficile da capire. Per questo, la sorpresa che potranno avere gli spettatori, ma che ho avuto anche io nel costruire il personaggio è che, conoscendo lui e la sua vita, ci rendiamo conto che è proprio la sua vita la prima fonte di ispirazione delle sue opere. E proprio rispetto a questo, la curiosità maggiore sarà nel vedere in che modo reagiranno al film gli studenti che stanno studiando adesso Pirandello.
Valeria Bruni Tedeschi
Com’è stato vestire i panni della moglie di Luigi Pirandello?
Trent’anni fa ero già entrata nella ‘camera da letto’ di Luigi Pirandello con La Balia. Tornarci adesso, trascorsi trent’anni, mi ha fatto comprendere la trasformazione di questa donna. Una follia inesplosa da giovane, diventa esplosa e manifesta in età adulta. E mi ha permesso di capire come la follia ci spaventi, perché credo che in qualche modo sia uno specchio di quello che siamo, un po’ deformante, ma è quello che siamo.
Aurora Giovinazzo
Che tipo di lavoro ha fatto con il tuo personaggio?
Tra i fratelli c’è un bellissimo rapporto che va a colmare l’assenza del padre. Abbiamo cercato di raccogliere più informazioni possibili per creare i personaggi e costruire le diverse sfumature.
Giancarlo Commare
Come è stato interpretare il figlio di Pirandello?
È stato un viaggio stupendo, è stato incredibile scoprire un altro aspetto di questo personaggio e sulla sua famiglia. Ho fatto un viaggio assurdo su Stefano Pirandello ed ho scoperto quanto fosse legato con la mamma e quanto soffrisse per la condizione di lei. E poi ho scoperto anche quanto lui fosse l’ombra del padre. E devo dire che questo è stato uno dei ruoli più difficili che ho interpretato nella mia vita. Perché quando hai la possibilità del verbo puoi in qualche modo aiutarti, ma quando interpreti qualcuno che vive nell’ombra, risulta più complicato scoprire quando uscire fuori.
Michelangelo Placido
Cosa le resta del suo personaggio?
Io mi sono affezionato a Fausto nel vedere il rapporto con il padre, quasi, conflittuale. Abbiamo cercato tutti di creare un equilibrio, cercando di rispettare totalmente queste persone che sono realmente esistite.
Michele Placido e il ‘suo’ Pirandello
“Sembra incredibile che da questo caos possa nascere qualcosa di sensato?”
Grazie alla grande collaborazione da parte della produzione, della scenografia e di chiunque abbia investito in questo progetto, abbiamo fatto qualcosa di davvero grande. Dopo L’ombra di Caravaggio dovevamo fare un passo avanti e io credo che con questo film siamo riusciti a salire un importante scalino creando qualcosa di più che sensato.