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Migranti, dall’Italia all’Albania e ritorno: è scontro totale fra il Governo e i giudici

Fallito il trasferimento dei primi 16 naufraghi. La magistratura non lo ha convalidato. Meloni medita un decreto ad hoc per arginare le toghe

Torneranno in Italia nelle prossime ore i migranti trasportati in Albania appena 3 giorni fa, il 16 ottobre. La sezione immigrazione del tribunale di Roma non ha convalidato il loro trattenimento presso il nuovo Centro di permanenza per il rimpatrio (Cpr) di Gjader. In base a un controverso accordo fra il Governo Meloni e quello del premier albanese, Edi Rama, l’Italia ha costruito un Cpr che dovrà ‘ospitare’ migranti sbarcati sulle nostre coste. E d’ora in poi confinati in prefabbricati tra gabbie di filo spinato sull’altra sponda dell’Adriatico.    

A due giorni dall’arrivo dei primi 16 migranti (10 bengalesi e 6 egiziani) in Albania, però, la magistratura ha annullato tutto. Così, dopo il rientro di 4 migranti minorenni, ora è la volta degli altri 12. Sono attesi al Centro di accoglienza richiedenti asilo (Cara) di Bari-Palese il 19 ottobre. Li ricondurrà in Italia una motovedetta della Guardia costiera dal porto di Shengjin in Albania.

Centro migranti Albania
A Shengjin, sulla costa albanese, il centro di prima accoglienza per migranti dall’Italia, poi destinati al Cpr di Gjader, all’interno del Paese. Foto Ansa/Armand Mero

Migranti da Paesi non sicuri”

Ma cosa è successo? Perché il Governo ha fatto trasferire il gruppo di migranti oltre Adriatico pur sapendo che era in corso una procedura giudiziaria che avrebbe potuto smentirlo? E perché i giudici non hanno convalidato il trasferimento?  Secondo i magistrati romani, riporta il Sole24Ore, “il diniego della convalida dei trattenimenti nelle strutture ed aree albanesi (…) è dovuto all’impossibilità di riconoscere come ’paesi sicuri’ gli Stati di provenienza delle persone trattenute. Con la conseguenza dell’inapplicabilità della procedura di frontiera. E, come previsto dal Protocollo, del trasferimento al di fuori del territorio albanese delle persone migranti, che hanno quindi diritto ad essere condotte in Italia“.

Cos’è un Paese “sicuro

In base a una sentenza del 4 ottobre scorso la Corte di giustizia europea ha chiarito che un Paese “sicuro non è a rischio di forme di persecuzioni o discriminazioni. Ma l’Egitto e il Bangladesh – le nazioni da cui provengono i migranti trasferiti in Albania – invece lo sono eccome. Adesso i 16 migranti, malgrado che le Commissioni territoriali abbiano rigettato la loro richiesta di asilo, hanno ancora la possibilità di fare ricorso, entro 14 giorni, per poter chiedere nuovamente che si riconoscano i loro diritti.

Cpr migranti a Shengjin, in Albania
Un’immagine del Cpr per migranti in Albania. Foto Ansa/Chigi

Un’odissea e uno spreco

I migranti erano stati soccorsi nella notte del 13 ottobre dalla Guardia di finanza nelle acque internazionali della zona Sar italiana. E dopo pochi giorni trasferiti a bordo della nave Libra della Marina militare fino al porto di Shengjin, in Albania. Da lì poi lì al centro di detenzione di Gjader. Adesso tornano in Italia, al Cara di Bari. Un’odissea umana e uno spreco di denaro pubblico dei contribuenti. Perché, stando al Fatto Quotidiano, il costo del viaggio di un singolo migrante, sui 16 complessivi, da Lampedusa verso l’Albania per poi fare ritorno in Italia, sarebbe di circa 18mila euro. Per un totale di circa 290mila euro. Tutto a spese dello Stato.

Migranti, la rabbia di Meloni

Inutile dire che la premier Meloni è infuriata. E ora rischia di aprirsi un fronte di scontro legale con la magistratura. I rapporti del Governo con i giudici sono già molto tesi, proprio sul tema migranti (si pensi a Salvini sotto processo per l’impedito sbarco in Sicilia di 147 naufraghi nel 2019).  “È molto difficile lavorare e cercare di dare risposte a questa nazione quando si ha anche l’opposizione di parte delle istituzioni che dovrebbero aiutare a dare risposte” ha detto Meloni in un punto stampa a Beirut.

Da dove ha definito “pregiudiziale” la decisione dei giudici di Roma sui migranti in Albania. E ha aggiunto: “Ho convocato un consiglio dei ministri per lunedì prossimo (21 ottobre, ndr.) per approvare delle norme per superare quest’ostacolo. Perché penso non spetti alla magistratura dire quali sono i Paesi sicuri ma al Governo“. Può darsi. Tuttavia considerando le norme del diritto internazionale, le convenzioni internazionali sui diritti umani e la protezione dei rifugiati, la cosa non appare così pacifica.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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