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Marco Patarnello, non si placa la bufera sul magistrato “anti-Meloni”

In una mail destinata ai colleghi il procuratore ha accusato la premier di essere "più pericolosa di Berlusconi" per l'indipendenza della magistratura

La mail del sostituto procuratore della Cassazione Marco Patarnello sulla questione dei migranti in Albania, tramite la quale l’esponente di magistratura Democratica critica la premier Meloni e parla della necessità di “fare opposizione”, continua a destare scandalo. Patarnello ha definito Meloni “più pericolosa di Berlusconi”. Per tutta risposta il Governo ha varato a tempo di record, il 21 ottobre, un decreto legge. L’obiettivo è di superare il blocco dei pm circa l’invio dei migranti sbarcati in Italia nel Centri di permanenza per il rimpatrio (Cpr) in Albania. Strutture costruite ad hoc per ‘confinare’ i naufraghi fuori dai confini nazionali.  

La mail di Patarnello

A pubblicare in questi giorni la mail della discordia è stato il quotidiano Il Tempo. Giorgia Meloni l’ha rilanciata sui suoi account social per stigmatizzare come, a suo giudizio, siano in corso trame complottistiche di magistrati. Pronti a colpire con i provvedimenti giudiziari le politiche del Governo sull’immigrazione e non solo. Nella missiva, inviata a diversi colleghi, Patarnello sostiene che il Governo attuale rappresenterebbe una minaccia per la giurisdizione indipendente e la democrazia. In particolare, per il giudice Meloni è “più pericolosa di Silvio Berlusconi” perché, libera da pendenze giudiziarie, agisce per realizzare una sua visione politica complessiva del rapporto fra Governo e magistratura.

Marco Patarnello pm contro Giorgia Meloni
Marco Patarnello. Foto Ansa/Radio Radicale

Molti esponenti della maggioranza di Centrodestra che sostiene l’esecutivo hanno interpretato tali dichiarazioni come un attacco politico diretto. Una sorta di ‘chiamata alle armi’ all’interno della magistratura per contrastare Meloni. Patarnello avrebbe inoltre invitato i suoi colleghi a mantenere una posizione forte e coesa contro le decisioni politiche che potrebbero compromettere l’indipendenza del potere giudiziario.

La reazione del Governo

La reazione del Governo non si è fatta attendere. Giorgia Meloni ha pubblicamente rilanciato alcuni stralci della mail attraverso i suoi canali social, definendo “inaccettabili” le posizioni espresse dal magistrato. E sottolineando come a suo avviso queste riflettano un tentativo da parte di alcuni settori della magistratura di ostacolare l’azione del Governo.

Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha preannunciato l’apertura di un’inchiesta interna. Fino a ventilare possibili sanzioni disciplinari nei confronti di Patarnello. Anche il vicepremier Matteo Salvini ha duramente attaccato il magistrato, affermando che chi si permette di utilizzare il tribunale come una tribuna politicadovrebbe essere licenziato“. Salvini ha aggiunto che la magistratura dovrebbe restare indipendente ma imparziale, e non diventare uno strumento di opposizione politica.

Elly Schlein Pd difende Patarnello contro Meloni
La segretaria del Pd, Elly Schlein. Foto Ansa/PD

Schlein: “Meloni fa la vittima

Sul fronte opposto, diversi esponenti dell’opposizione e del mondo giudiziario hanno preso le difese di Patarnello. E hanno sostenuto che la sua mail rappresenta una libera espressione di opinione all’interno di un confronto tra magistrati. L’Associazione Nazionale Magistrati (ANM) ha dichiarato che le parole del giudice sono state fraintese. Non costituiscono un tentativo di interferenza politica, bensì una riflessione interna sulla situazione attuale.

Anche esponenti del Centrosinistra, come la segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, hanno espresso preoccupazione per il clima di tensione che si sta creando tra politica e magistratura. Secondo Schlein, il Governo Meloni sta cercando di portare avanti una narrativa pubblica di vittimismo e di conflitto. Quando invece sarebbe necessaria una maggiore collaborazione fra le istituzioni.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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