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Elon Musk lancia una lotteria milionaria per sostenere Trump

In palio un milione di dollari al giorno. Ma la pratica rischia di essere illegale

Elon Musk ha sorpreso l’opinione pubblica con un’iniziativa inusuale e controversa. Il fondatore di Tesla e SpaceX ha infatti annunciato una lotteria da un milione di dollari al giorno rivolta a coloro che sottoscrivono una petizione a favore di Donald Trump, in vista delle prossime elezioni presidenziali negli Stati Uniti. L’iniziativa sta sollevando numerosi interrogativi di natura legale e morale, oltre a dividere l’opinione pubblica.

Un milione per una firma

Musk ha lanciato questa proposta attraverso i suoi canali social, invitando gli elettori americani a firmare una petizione in supporto di Trump e a favore delle sue politiche, con la promessa che chi lo farà avrà la possibilità di vincere un milione di dollari. Dal 19 ottobre, e fino al 5 novembre, data delle elezioni presidenziali, ogni giorno Musk estrae un vincitore che si aggiudica il maxi assegno da un milione. L’iniziativa, presentata come un incentivo per rafforzare il movimento a sostegno del tycoon, sta attirando l’attenzione di molti, anche grazie alla popolarità e all’influenza mediatica di Musk che è proprietario del social media X.

Elon Musk lotteria per Trump
Foto Ansa/Epa Will Oliver

Dubbi sull’iniziativa di Musk

Nonostante il successo mediatico dell’iniziativa, sono già emersi dubbi sulla sua legalità. Diversi esperti di diritto elettorale hanno sollevato preoccupazioni, sostenendo che l’offerta di denaro in cambio di supporto politico potrebbe configurarsi come una forma di voto di scambio, pratica vietata dalle leggi federali americane. Inoltre, vari esponenti politici, sia repubblicani che democratici, hanno espresso riserve sull’iniziativa. E temono che possa alterare il normale svolgimento della campagna elettorale.

Le critiche dell’opinione pubblica

La mossa di Musk ha scatenato forti critiche da parte di molteplici settori della società. I detrattori vedono in questa lotteria una tattica per sfruttare il potere economico a fini politici, distorcendo l’etica della competizione elettorale. I sostenitori di Trump, invece, hanno accolto l’iniziativa con entusiasmo, vedendo nella collaborazione con Musk un potenziale vantaggio per il loro candidato, già al centro di una campagna elettorale molto polarizzata.

Ma l’iniziativa di Musk non ha avuto eco solo negli Stati Uniti: Ha attirato l’attenzione anche a livello internazionale. In Europa, molti commentatori hanno espresso stupore per il metodo utilizzato da Musk per sostenere un candidato politico, sottolineando come in diversi Paesi dell’Unione Europea una lotteria di questo tipo sarebbe assolutamente illegale. D’altra parte, alcuni hanno anche elogiato Musk per la sua capacità di “innovare” il panorama politico, seppure in modo discutibile.

Donald Trump Elon Musk lotteria per sostenerlo
Donald Trump. Foto X @marvinmusk

Musk insisterà?

Resta da vedere se questa lotteria verrà fermata dalle autorità o se continuerà fino al termine delle elezioni. Nel frattempo, il dibattito pubblico è acceso, e Musk, come spesso accade, rimane al centro dell’attenzione mediatica. In questo modo non fa che consolidare il suo ruolo non solo come innovatore tecnologico e figura politica influente (ha premiato persino Giorgia Meloni). Al tempo stesso però si attira molte critiche e appare a molti un imprenditore che agisce ai confini dell’illegalità.

L’idea di associare una campagna politica a una lotteria da milioni di dollari segna un nuovo capitolo nella già tumultuosa relazione tra affari, tecnologia e politica negli Stati Uniti. Il vero impatto di questa mossa si comprenderà solo nei prossimi giorni. Pochi ormai: quelli che porteranno gli americani alle urne il 5 novembre per eleggere il prossimo presidente.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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