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Razzismo nelle forze dell’ordine: il Consiglio d’Europa contro l’Italia

La polizia opererebbe discriminazioni colpendo di preferenza migranti e africani. Mattarella: "Stupore per queste accuse"

Una nuova diatriba con la Ue coinvolge l’Italia: il Consiglio d’Europa ha pubblicato un rapporto che accusa l’Italia di pratiche discriminatorie e razzismo fra le sue forze dell’ordine. Questa affermazione ha scatenato un acceso dibattito politico e istituzionale nel Paese, con reazioni forti da parte del Governo italiano e del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

Le accuse del Consiglio d’Europa

Il rapporto del Consiglio d’Europa mette in evidenza diversi episodi e comportamenti che sarebbero indicativi di una profilazione razziale da parte delle forze dell’ordine italiane. In particolare, si fa riferimento a pratiche discriminatorie e razzismo che colpirebbero determinate minoranze etniche e gruppi vulnerabili, come i migranti e le persone di origine africana.

Politici e poliziotti razzismo Italia
Foto X @Primaonline

L’accusa centrale è che la polizia italiana applichi criteri razziali nel controllo dell’ordine pubblico, con particolare riguardo ai controlli di identità. Il Consiglio ha espresso preoccupazione per una situazione che definisce “sistemica“, sottolineando che questo tipo di comportamento minerebbe i principi di uguaglianza e giustizia. Tali accuse non riguardano solo le forze dell’ordine, ma coinvolgono anche alcuni esponenti politici italiani, accusati di contribuire a un clima di intolleranza.

Razzismo, la reazione di Mattarella

Sulla vicenda – si tratta di accuse gravi e infamanti per l’Italia – è intervenuto il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Il capo dello Stato ha espresso stupore per le accuse ha sottolineato la propria stima e vicinanza agli agenti di pubblica sicurezza. Ha telefonato al capo della Polizia, Vittorio Pisani, e ha ricordato il ruolo chiave delle forze di polizia nella tutela dell’ordine e della sicurezza dei cittadini. Il Presidente ha dichiarato che le forze dell’ordine italiane meritano rispetto per il lavoro che svolgono in condizioni spesso difficili. E ha rimarcato come generalizzare accuse di razzismo contro l’intero corpo sia un’ingiustizia nei confronti di coloro che operano con professionalità e dedizione.

Sergio Mattarella caso razzismo forze ordine
Sergio Mattarella. Foto Ansa/Quirinale Francesco Ammendola

Accuse che fanno male all’Italia

Oltre a Mattarella, anche il Governo italiano, e in particolare la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, ha reagito con fermezza alle accuse. Meloni ha definito le affermazioni del Consiglio d’Europa come ingiuste e lesive della dignità delle forze di polizia italiane, sottolineando che esse meritano rispetto e non accuse infondate. La premier ha poi aggiunto che l’Italia non tollera forme di razzismo o discriminazione, e che etichettare l’intera forza pubblica come razzista è scorretto e offensivo. Anche il Ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha definito inaccettabile il rapporto. E ha sostenuto che il Governo non riconosce tali critiche. Le forze dell’ordine, ha sottolineato, operano nel pieno rispetto dei diritti umani e delle leggi nazionali e internazionali.

L’Italia è un Paese razzista?

Il dibattito ha suscitato un’ampia eco anche a livello mediatico e nell’opinione pubblica, con commenti contrastanti. Alcuni sostengono la necessità di fare una riflessione profonda sulla questione del razzismo in Italia, soprattutto in un contesto globale in cui le discriminazioni razziali stanno diventando un tema sempre più centrale. Altri, invece, ritengono che le accuse siano esagerate e che danneggino l’immagine dell’Italia e delle sue istituzioni di sicurezza.

È importante ricordare che questo non è il primo caso in cui dall’estero si chiama in causa l’Italia per questioni di razzismo e discriminazione. Tuttavia, le recenti dichiarazioni del Consiglio d’Europa aggiungono un ulteriore livello di complessità a una questione che rimane profondamente divisiva e delicata nel panorama sociale e politico italiano.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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