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Rivalutazione delle pensioni INPS 2025: ecco cosa cambia

La percentuale prevista è di circa l'1,6%, ma varierà in base al livello di reddito

Nel 2025 l’INPS procederà con una rivalutazione delle pensioni per adeguare gli assegni all’aumento del costo della vita. Questo intervento si inserisce in una più ampia manovra economica che mira a mantenere stabile il potere d’acquisto dei pensionati, particolarmente colpiti dall’inflazione. La rivalutazione, però, non sarà uguale per tutti, poiché verrà applicata in base a diverse fasce di reddito.

Come funziona la rivalutazione

La rivalutazione delle pensioni è un meccanismo che tiene conto dell’aumento del costo della vita, misurato attraverso l’indice dei prezzi al consumo. L’obiettivo è mantenere il valore reale degli assegni pensionistici, adeguandoli ai rincari che si registrano ogni anno. Per il 2025, la percentuale di rivalutazione prevista è di circa l’1,6%, ma varia in base al livello di reddito del pensionato.

Rivalutazione pensione dal 2025
Foto X @scuolainforma

Gli assegni più bassi, ossia quelli al di sotto di determinate soglie, vedranno applicata la rivalutazione piena, mentre per gli importi più elevati si prevede una perequazione ridotta. Questo significa che chi percepisce pensioni superiori alla soglia stabilita dalla legge riceverà un aumento proporzionalmente inferiore.

Le fasce di reddito e gli aumenti previsti

La perequazione non si applica in maniera uniforme, ma segue uno schema a fasce. Nel dettaglio, gli aumenti per il 2025 si articolano come segue:

  • 100% di rivalutazione per le pensioni fino a 4 volte il minimo INPS (circa 2100 euro mensili). Questo significa che queste pensioni saranno interamente adeguate all’inflazione.
  • 75% per le pensioni comprese tra 4 e 5 volte il minimo INPS.
  • 50% per le pensioni superiori a 5 volte il minimo, fino a una certa soglia.

Questo sistema mira a garantire una maggiore protezione alle pensioni più basse, che subiscono un impatto maggiore dagli aumenti dei beni di prima necessità.

Le pensioni minime

Uno degli aspetti più discussi riguarda la pensione minima, che nel 2025 vedrà un incremento significativo. L’obiettivo del governo è portarla a circa 630 euro mensili. Tuttavia, questo intervento sarà legato alle risorse disponibili nella manovra finanziaria e potrebbe subire variazioni.

Per chi percepisce pensioni di invalidità o altri trattamenti assistenziali, come l’assegno sociale, è prevista una rivalutazione analoga a quella delle pensioni tradizionali, ma con percentuali di incremento più contenute. Anche in questo caso, gli importi definitivi dipenderanno dalle risorse stanziate dal governo nella Legge di Bilancio.

Pensioni, arriva la rivalutazione col nuovo anno
Foto X @SkyTG24

Rivalutazione: impatti e criticità

Nonostante la rivalutazione abbia lo scopo di proteggere i pensionati dall’inflazione, alcuni esperti hanno sollevato dubbi sull’efficacia del provvedimento. In particolare, le pensioni più alte subiranno un taglio significativo della rivalutazione, con aumenti che potrebbero risultare insufficienti a compensare il vero incremento del costo della vita.

Le associazioni di categoria hanno già espresso preoccupazioni riguardo a questa misura, sottolineando come l’inflazione incida in modo particolare sui consumi di beni e servizi essenziali, che rappresentano una voce di spesa importante per i pensionati. Inoltre, molti ritengono che gli aumenti previsti per le pensioni minime non siano sufficienti a garantire un adeguato tenore di vita, soprattutto in considerazione dei costi crescenti di affitti e bollette.

La rivalutazione delle pensioni INPS del 2025 è un passaggio cruciale per tutelare il potere d’acquisto dei pensionati italiani. Tuttavia la misura non sarà ugualmente vantaggiosa per tutti. Mentre le pensioni più basse beneficeranno di un adeguamento pieno, quelle più alte vedranno una rivalutazione ridotta, sollevando dubbi su quanto possa essere efficace nel lungo termine. Rimane, in ogni caso, un intervento importante per contrastare l’inflazione e garantire una maggiore stabilità economica ai pensionati.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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