Mentre l’attenzione internazionale è concentrata sulla possibile risposta di Netanyahu all’Iran. In questi giorni le atrocità nella striscia di Gaza da parte dell’IDF non si sono mai fermate. A nord della strisca, l’esercito israeliano sta portando avanti bombardamenti a tappeto e incursioni via terra per eliminare una volta per tutte la presenza palestinese sul territorio. Portando avanti il cosiddetto “Piano dei Generali”.
Nonostante dunque ad oggi Tel Aviv avrebbe fatto fuori i suoi principali nemici, come il capo di Hezbollah, Nasrallah, e la mente di Hamas, Sinwar. Non è ancora chiaro quale sia la fine delle operazioni di Netanyahu. Provocare una guerra contro l’Iran? Se così fosse ad oggi nonostante i numerosi attacchi alla sovranità nazionale di Teheran, la Repubblica islamica è riuscita a proporzionare ogni suo risposta militare alle provocazioni dello Stato ebraico. Con il risultato che Netanyahu rischia oggi di aver causato migliaia di morti, milioni di sfollati, senza un piano regionale concreto. Dove le ultime rivelazioni della testa israeliana Haaretz riguardo l’attentato del 7 Ottobre gettano un ulteriore ombra sulla reputazione del regime israeliano.
Il piano di Netanyahu a nord della striscia: “il Piano dei Generali”
Netanyahu non si ferma nella sua mattanza in Libano, in Cisgiordania e nella striscia di Gaza. Dove i morti sarebbero arrivati a quota 116mila. Con gli americani che prontamente in pubblico continuano a parlare di tregua umanitaria e di possibili accordi, ma che nei fatti armano ancora pesantemente Israele. Senza gli aiuti USA infatti, Tel Aviv non avrebbe potuto sperare di difendersi dagli attacchi dei razzi iraniani ne sostenere una guerra lunga 1 anno e aperta su 3 fronti. Dove la morte di Sinwar, confermata questi giorni dalle forze israeliane, teoricamente avrebbe dovuto e potuto segnare la fine della vendetta di Tel Aviv agli attacchi del 7 Ottobre. Ma è evidente che non è così. E che l’obbiettivo delle violenze dell’IDF non sia solo Hamas e forse non lo è mai stato. Netanyahu persegue uno scopo molto più ampio e agghiacciante, che punta a riscrivere gli equilibri dell’intera regione.
Il presidente israeliano vuole eliminare ogni sacca di resistenza palestinese rimasta al nord della striscia di Gaza. Dove senza un piano su dove spedire la popolazione palestinese però, Tel Aviv ha un grosso problema. E sta cercando dunque di “convincerli” a mollare ogni tipo di resistenza per migrare verso sud, rendendogli la permanenza al nord, un autentico suicidio. I soccorritori a Gaza parlano infatti di 600 morti a nord della striscia solo nelle ultime due settimane, e di camion con aiuti umanitari fermi da settimane. Oltre ai raid a tappeto le forze israeliane stanno avanzando anche via terra compiendo violente incursioni dentro i campi profughi degli sfollati. Questo brutale assedio di Tel Aviv a nord della striscia secondo numerose testate occidentali farebbe parte di un piano chiamato “Piano dei generali”. Che prevede la rimozione dell’intera popolazione civile palestinese verso il sud, oltre il corridoio di Netzarim.
Le ultime rivelazioni di Haaretz sul 7 Ottobre: la polizia era stata avvisata
Appare sempre più chiaro come il principale obbiettivo di Netanyahu non è la vendetta contro Hamas. Dove le ultime rivelazioni della testata israeliana Haaretz aprono profondi dubbi circa l’attacco del 7 Ottobre. La testata avrebbe infatti recentemente rivelato che “la notte prima dell’attacco del 7 Ottobre il servizio di sicurezza Shin Bet ha avvisato diverse agenzie di sicurezza, tra cui il Consiglio di Sicurezza nazionale israeliano e la polizia, di un’attività insolita da parte di Hamas a Gaza”. “Lo Shin Bet” si legge nell’articolo di Haaretz “aggiungeva che tale attività insolita poteva segnalare un possibile attacco”. Dunque come afferma anche Haaretz, non solo nessuno ha fatto nulla, ma ciò che c’è di più grave è che “la polizia non ha nemmeno modificato il suo schieramento nel Sud e ha persino permesso che si tenesse il rave party”.
Dinnanzi a questo scempio, le preoccupazioni dei governi europei e di quello statunitense, non sono altro che parole al vento. Visto che non si traducono in alcuna misura pratica ne di pressione contro Netanyahu. Dove Amnesty International, chiede da tempo l’embargo totale di armi a Israele ma i paesi occidentali alleati prontamente non rispondono. Il nostro ministro degli Esteri, Tajani, ha parlato recentemente dell’invio di altri 15 camion di aiuti a Gaza. Ma il problema non è mai stato la mancanza di aiuti, ma del governo israeliano che ne impedisce l’entrata. Le democrazie occidentali sono oggi complici di Netanyahu, che non ha niente di diverso sulla carta dall’identikit fornito dal mainstream, di Vladimir Putin. Ma nella propaganda occidentale non è più chiaro quale siano le basi per distinguere il bene e il male. Visto che il diritto internazionale è morto da tempo.