Conto corrente: quasi nessuno sa cosa succede se si posseggono 5 mila euro o più
Cosa succede se sul conto avete più di 5.000 euro? Ecco una mini guida per orientarsi in un ambito complicato
Avere un conto corrente è una pratica comune e indispensabile per la gestione del denaro, ma non è esente da costi. Soprattutto avere in giacenza più di 5.000 euro comporta delle conseguenze. Analizziamo nel dettaglio la situazione.
Investire in strumenti finanziari che possono offrire rendimenti superiori al tasso di acquisto è una delle opzioni da prendere in considerazione. I conti deposito, ad esempio, consentono di ottenere un interesse sul denaro depositato, sebbene un tasso generalmente contenuto. I fondi comuni di investimento e le obbligazioni offrono un’opzione di investimento leggermente più rischiosa, ma con rendimenti potenzialmente più elevati, che possono aiutare a contrastare l’erosione del potere d’acquisto causata dalla svalutazione.
Per chi desidera rendimenti ancora maggiori, il mercato azionario può essere una valida alternativa. Investire in azioni comporta maggiori rischi rispetto ai conti depositi o alle obbligazioni, poiché il valore delle azioni può fluttuare notevolmente, ma a lungo termine potrebbe generare profitti più consistenti. Tuttavia, è sempre consigliabile rivolgersi a un consulente finanziario o a un esperto prima di intraprendere investimenti di questo tipo.
Quanti soldi tenere sul conto corrente?
In Italia, la normativa finanziaria non prevede un limite massimo di denaro che si può tenere in giacenza su un conto corrente. Tuttavia, superata una determinata soglia, è obbligatorio il pagamento di una specifica impostazione. Questo aspetto può risultare poco noto a molti risparmiatori, soprattutto a chi riesce a mettere da parte una somma consistente grazie a uno stipendio stabile o a una gestione oculata delle proprie entrate.
La soglia critica da considerare è quella dei 5.000 euro di giacenza media annua sul conto corrente. Quando questa viene superata, scatta l’obbligo di pagamento dell’imposta di bollo, il cui importo ammonta a 34,20 euro all’anno per le persone fisiche. Questa tassa viene addebitata automaticamente sul conto alla fine di ogni anno, generalmente il 31 dicembre, o in concomitanza con la chiusura del conto corrente. Alcuni istituti bancari possono applicare cadenze diverse, ma la regola di base è la stessa. Per le persone giuridiche, ovvero le aziende, l’imposta di bollo è più elevata, e raggiunge i 100 euro annuali.
Se il saldo medio annuale rimane inferiore ai 5.000 euro, invece, non si è tenuto a pagare questa tassa. Questa soglia può sembrare elevata, ma per molti lavoratori o risparmiatori accorti non è raro accumulare somme superiori nel tempo. Non spendere subito l’intero stipendio o depositare risparmi nel lungo periodo può far crescere rapidamente il saldo sul conto, portando a dover pagare l’imposta.
Tuttavia, accumulare grosse somme di denaro sul conto corrente non è sempre vantaggioso. Uno dei principali rischi legati a questa pratica è rappresentato dall’acquisto. La riduzione, ovvero l’aumento generale dei prezzi dei beni e dei servizi, riduce il potere d’acquisto del denaro nel tempo. Ciò significa che i soldi sono tenuti fermi su un conto corrente, senza generare alcun interesse significativo, perdendo gradualmente valore. Per questo motivo, è importante considerare soluzioni alternative per proteggere i propri risparmi.